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Diabete, le associazioni: “Screening non può essere fatto in smart working”

Non c’è solo il Covid e le patologie croniche non possono essere trascurate. E’ l’appello rivolto alla Regione Umbria dal Coordinamento delle associazioni per il diabete (Corediab), che in una lettera evidenziano le difficoltà dei diabetici umbri.

Di seguito il testo integrale.

“Cari Signori, sappiamo tutti che questo virus ha colpito il mondo intero, ha fatto e continua a fare danni con ripercussioni gravi privando della vita migliaia di persone, danneggiando la salute di tantissimi, compromettendo seriamente l’economia e condizionando i comportamenti della società tutta ma, prima o poi, ne usciremo, questo è certo. Cari Signori, avete però trascurato, se non dimenticato, le patologie che non “passano”, dalle quali non si guarisce, sono quelle croniche. Le accomuna un’unica certezza: la loro permanenza per tutta la vita.

Il diabete, come altre patologie croniche, non è scomparso da quando c’è il Covid. La gestione di questa condizione necessita di attenzioni costanti e di un duro lavoro di continuo monitoraggio. Oltre allo screening e ai necessari aggiustamenti del piano farmacologico, la terapia più importante rimane l’incontro, la condivisione e lo scambio con il proprio diabetologo. Non è possibile gestirla in smart working! Nella situazione che si è venuta a creare ci sentiamo “orfani”, soli e dimenticati!

E’ risaputo ormai che chi convive con il diabete “rischia di più” e a quasi un anno dall’inizio della pandemia non c’è ancora traccia di misure che tutelino i soggetti più esposti a rischio di nuovi contagi. Segnaliamo che in tanti casi la persona con diabete deve recarsi in ambulatori lontani dalla propria residenza per i controlli periodici con conseguenti disagi non evitabili; ed ancora, a causa delle lunghe liste di attesa per la diagnostica di routine alcuni ricorrono, a pagamento, alle strutture private e sono i più fortunati perché in tanti non possono permettersi questa spesa e si sottraggono ai protocolli per la prevenzione delle complicanze. Tutti sono scontenti!

Segnaliamo, inoltre, i notevoli disagi delle famiglie di bambini, o ragazzi, con diabete che con difficoltà hanno potuto accedere alla necessaria educazione terapeutica, soprattutto, nel momento dell’esordio della malattia che nel 2020 si è registrato in numerosi casi. La lista potrebbe continuare …

Cari Signori, in questo periodo, però, una cosa l’avete portata a termine: la gara per l’acquisto dei presidi. Non certo pensando alle persone (più di 35.000 dovranno cambiare il kit, l’onere dell’istruzione all’uso sarà a totale carico delle strutture diabetologiche già affannate, ecc.) ma solo nella visione del risparmio. Cari Signori, per esempio, potreste porre l’attenzione sullo sviluppo della telemedicina, intesa non come “teleassistenza” ma come attività integrativa a quella ambulatoriale, assicurando ai pazienti e loro famiglie, grazie ad un adeguato team (diabetologo, psicologo, dietista), il corretto supporto medico-specialistico, la guida e il monitoraggio della gestione della patologia. Non è ammissibile che i pazienti e le loro famiglie possano da soli affrontare sia il duro aspetto psicologico sia quello puramente sanitario della patologia.

Cari Signori, sarebbe anche opportuno riprendere un rapporto di fattiva collaborazione (prevista dal Piano Nazionale per il Diabete e dal PDTA della Regione Umbria) tra le Istituzioni e le nostre Associazioni da tempo cessata, ancor prima della pandemia. Cari Signori, con questa lettera aperta, desideriamo semplicemente invitarvi ad avere una visuale più ampia che vi permetta di guardare oltre la pandemia Covid 19 e a voi, che gestite l’intera struttura sanitaria della nostra Regione, chiediamo di pensare un po’ più a noi. Siamo tanti, purtroppo, e in tanti vi ringraziamo anticipatamente per quello che farete. Cari Signori, siamo quelli di COREDIAB“.