Ancora una serata di tensione nella Casa Circondariale di Terni, ancora lo stesso detenuto italiano di origini toscane, sempre lui, che da Firenze Sollicciano era stato trasferito a Terni per i continui disordini creati. Lo stesso che circa un mese fa nell’istituto di Sabbione aveva distrutto la cella per futili motivi, sradicando perfino sanitari e termosifone per poi allagare l’intera sezione, minacciando chiunque provava ad intervenire.
A raccontare l’accaduto sono i rappresentanti dei vari sindacati di polizia: Romina Raggi per il Sappe, Francesco Petrelli per Ugl Umbria – Sippe, Roberto Poli per il Sinappe e Roberto Caggianese per la Uilpa.
“Questa volta – evidenziano in merito al detenuto in questione – si è procurato tagli autolesivi perché, dopo le otto martedì sera voleva parlare col Magistrato di sorveglianza e con il comandante. Naturalmente avendo palesi problemi psichiatrici non può essere spostato alla sezione isolamento, ma non è nemmeno possibile trattarlo in un istituto non idoneo. Serata dura per la Polizia Penitenziaria che, col personale ridotto, un agente doveva gestire due sezioni detentive, un solo sottufficiale di Sorveglianza per tutto l’istituto, si è trovato di nuovo in emergenza.
E il peggio lo si è sfiorato quando, all’intervenuto del personale sanitario, il detenuto ha sputato in faccia ad un’infermiera saliva e sangue dei tagli che si era procurato. Piena solidarietà all’infermiera che, accompagnata al pronto soccorso ternano, è stata sottoposta a screening. Per il detenuto è stato chiesto già il trasferimento un mese fa per gli altri fatti, trasferimento che non si sa perché non avviene. Come tutti i trasferimenti chiesti, all’esito dell’incontro col Signor prefetto e che dovevano riguardare solo gli ordine e sicurezza più violenti, ma non è quello che sta avvenendo.
Una visita del Capo del Dipartimento due volte annunciata e per due volte rinviata e intanto nell’istituto ternano la Polizia Penitenziaria ed il Personale Sanitario sono messi ogni giorno a dura prova. Proprio un mese fa il Sappe chiedeva con forza che, al verificarsi di episodi gravi, il detenuto fosse trasferito nel giro di pochi giorni, come avviene per gli altri istituti del provveditorato. Invece? Dopo un mese è ancora qui, creando continua tensione nel Personale che non ha protezione alcuna, abbandonato da chi dovrebbe tutelarlo”.