Detenuto aggredisce violentemente il compagno di cella, poi getta olio bollente contro gli agenti - Tuttoggi.info

Detenuto aggredisce violentemente il compagno di cella, poi getta olio bollente contro gli agenti

Redazione

Detenuto aggredisce violentemente il compagno di cella, poi getta olio bollente contro gli agenti

Mer, 17/01/2024 - 11:48

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Solo l'immediato intervento dei pochi poliziotti in servizio e di alcuni che stavano dormendo in caserma è riuscito a salvare il detenuto

Ennesimo grave episodio al carcere di Terni, dove un detenuto ha aggredito violentemente un compagno di cella, fino a farlo cadere a terra privo di sensi dopo averlo colpito con la gamba del tavolo, e poi assalendo gli agenti intervenuti, gettando contro di loro perfino olio bollente e tentando di dar fuoco alla cella.

A raccontare l’episodio avvenuto nella notte è il Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe). “Verso le ore 3.30, – spiega il segretario per l’Umbria Fabrizio Bonino – due detenuti nordafricana ubicati alla Media Sicurezza, Sezione L, hanno fatto a pugni all’interno della cella: uno di loro ha avuto la peggio. essendo stato colpito ripetutamente con la gamba del tavolo. Solamente l’immediato intervento dei pochi poliziotti che erano in servizio e di alcuni che stavano dormendo in Caserma e sono stati richiamati in servizio sono riusciti a salvare il detenuto che, privo di sensi, era inerme a terra. All’ingresso in cella, gli agenti sono stati aggrediti con violenza dal detenuto aggressore, riportando ferite poi refertate presso la locale infermeria. I poliziotti penitenziari sono stati eroici perché, con grande professionalità, sono riusciti ad evitare il peggio in quanto il detenuto violento stava tentando di incendiare la cella e gettare olio bollente contro i colleghi intervenuti”.

Bonino, che esprime vicinanza al personale del Reparto di Polizia del carcere di Terni e solidarietà ai due feriti, ribadisce ancora una volta che “il Sappe denuncia ormai da tempo la situazione insostenibile delle carceri umbre, ma chi dovrebbe intervenire e tutelare continua a tacere ed a restare inerme. Mai udito un silenzio così assordante da parte di questa Amministrazione Penitenziaria!”

La grave vicenda porta alla luce, ancora una volta, le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria, specie rispetto a soggetti con evidenti problemi psichiatrici”. Così Donato Capece, segretario generale del Sappe, che rivolge “solidarietà e vicinanza al Personale di Polizia Penitenziaria del Sabbioneche ancora una volta ha risolto in maniera professionale ed impeccabile un grave evento critico” e giudica la condotta del detenuto “irresponsabile e gravissima”. 

Capece, che ricorda il recente impegno assunto dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio e il suo omologo albanese Ulsi Manja di firmare un accordo rivoluzionario che consentirà il trasferimento, presso gli istituti di pena del Paese d’origine, dei detenuti albanesi oggi ristretti nelle carceri italiane, sottolinea il fallimento delle espulsioni di detenuti stranieri: sono state solamente 848 nel 2022 a fronte di circa 20.000 presenti tra i 60mila ristretti in Italia. “Da tempo il SAPPE denuncia la correlazione tra aumento degli eventi critici nelle carceri e presenza di detenuti stranieri. E’ sintomatico che negli ultimi vent’anni ci sia stata un’impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni ’90 sono passati oggi ad essere quasi 19.000 rispetto alle circa 60mila presenze. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d’origine, come da tempo denuncia il SAPPE, può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia. Il dato oggettivo è peròun altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili. Nel 2022 i detenuti stranieri espulsi a titolo di sanzione alternativa alla detenzione sono stati solamente 848 (285 albanesi, 114 marocchini, 96 tunisini e 353 di altri Paesi). Questo, oltre a decretare il fallimento degli Accordi bilaterali tra l’Italia ed i Paesi con la più alta presenza di connazionali tra i detenuti ristretti in Italia sembrava dimostrare che questi Paesi non volevano il rientro in patria di migliaia e migliaia di loro connazionali con gravi precedenti penali e con pene che potrebbero essere scontate in carceri del Paese di provenienza. Auspichiamo che analoghi accordi vengano assunti con i Paesi che hanno un alto numero di loro connazionali tra i detenuti in Italia, ovvero Marocco, Romania, Nigeria e Tunisia”.

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