Cronaca

Detenuti in cella col telefonino e agenti senza camicie e stivali, “fotografia” dalle prigioni dell’Umbria

Detenuti che telefonano dalle loro celle, in grado di comunicare con l’esterno per chissà quali scopi. Accade nelle prigioni umbre e la denuncia arriva direttamente da chi dietro le sbarre ci sta per lavoro: gli operatori della polizia penitenziaria.

In cella col telefonino

Raccontano proprio loro che nella giornata di  mercoledì alle ore 19.00 circa, “altri due telefoni sono stati rinvenuti all’interno delle sezioni  detentive della media sicurezza nel carcere di Terni”. A darne la notizia è Giovanni Cesareo delegato provinciale Osapp Umbria, il sindacato della Penitenziaria. “Oramai non ci fa meraviglia più niente dagli istituti colabrodo. La carenza di personale a vario titolo e la disincentivazione fanno sì che i livelli di sicurezza negli istituti vengono spesso violati, ed episodi come questi sono la consegna”, spiega. E poche ore prima avevano spiegato come alla polizia della prigione “mancano le divise, le camicie, gli stivaletti operativi conosciuti come ‘anfibi’”.

Senza camicie e al freddo

Così hanno indirizzato una lettera al ministro della giustizia, Andrea Orlando, e al ministro della salute, Beatrice Lorenzin, esponendo il caso del personale di chi nel periodo invernale svolge servizi operativi indossando la tuta estiva perché “unica disponibile“. “Malgrado le numerose missive inoltrate da questa organizzazione sindacale agli organi centrali del Dap – scrive il segretario generale, Leo Beneduci – le gravi condizioni in essere rimangono del tutto inalterate e l’unico risultato è la completa negazione del disservizio“. Il sindacato lamenta gravi ritardi del rinnovo degli effetti di vestiario dell’uniforme di servizio (che in alcuni casi risalirebbero al 2003). “Al personale – scrive Beneduci – verrebbe suggerito di alleviare il freddo indossando biancheria intima o indumenti più pesanti al di sotto delle tute”.

Telefonare dalla prigione, sempre più facile

Beneduci si rivolge al ministero Lorenzin chiedendo che valuti accertamenti sulla capacità dell’amministrazione di garantire al personale “le migliori condizioni psicofisiche“. Dai dati del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia intanto scopriamo che il fenomeno delle “comunicazioni” dietro le sbarre è in crescita: In tutto il 2017 è di 337 il numero totale di cellulari e sim ritrovati nei 190 istituti italiani. Quasi due per ogni carcere. Con un aumento del 58,22 per cento rispetto al 2016 (quando i cellulari e/o sim rinvenuti furono 213). A questo dato il ritrovamento delle scorse ore a Terni apporta un notevole contributo statistico per l’Umbria.