Dermatologa Magnoni: "Chirurgia e farmaci biologici in idrosadenite suppurativa" - Tuttoggi.info

Dermatologa Magnoni: “Chirurgia e farmaci biologici in idrosadenite suppurativa”

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Dermatologa Magnoni: “Chirurgia e farmaci biologici in idrosadenite suppurativa”

Lun, 30/06/2025 - 16:03

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(Adnkronos) – “La terapia medica e la terapia chirurgica sono alleate in una gestione integrata dell’idrosadenite suppurativa (Hs), che richiede una elevatissima personalizzazione della cura”. Infatti “riusciamo ad affrontare questa malattia con successo grazie a terapie mediche, farmaci biologici e terapie chirurgiche, che possono essere somministrate singolarmente o in combinazione”. Così Cristina Magnoni, professore di Dermatologia all’università di Modena e Reggio Emilia e responsabile dell’Unità dipartimentale di Chirurgia dermatologica, commenta la rimborsabilità, da parte del Servizio sanitario nazionale, di secukinumab, un anticorpo monoclonale ricombinante interamente umano selettivo per l’interleuchina-17A, nel trattamento dell’idrosadenite suppurativa (acne inversa) attiva di grado da moderato a severo in adulti con una risposta inadeguata alla terapia sistemica convenzionale per l’Hs, patologia complessa e dal forte impatto psicologico.  

“Non dobbiamo più pensare che la terapia farmacologica e la terapia chirurgica siano in contrapposizione – chiarisce Magnoni – al contrario, si parla sempre più spesso di un’integrazione strategica tra farmaci biologici e chirurgia, aspetto sottolineato anche nelle nostre nuove Linee guida che suggeriscono di non interrompere i farmaci biologici in previsione della chirurgia, perché la terapia col farmaco biologico può contenere l’infiammazione, evitare delle riacutizzazioni prima dell’intervento e può prevenire le recidive delle lesioni, che possono rimanere dopo l’intervento chirurgico”. 

L’idrosadenite suppurativa è infatti “una malattia infiammatoria cronica dermatologica – spiega l’esperta – che colpisce le ghiandole apocrine e quindi tutte le regioni corporee dove sono presenti: ascellare, inguinale, perineale, mammaria e glutea. Ci sono vari gradi di gravità della malattia, che si manifesta con lesioni infiammatorie, ascessi, fistole drenanti e cicatrici invalidanti. Nelle forme lievi – precisa – le lesioni sono poche, nelle forme a media gravità le lesioni infiammatorie, come fistole e cicatrici, sono maggiori, ma colpiscono zone separate della cute e, poi, nelle forme più gravi, queste lesioni tendono a confluire in grandi aree infiammatorie molto debilitanti per la vita del paziente”. 

“Le nuove linee guida europee – continua Magnoni – ci indicano che la chirurgia gioca un ruolo molto importante all’interno delle terapie disponibili per l’idrosadenite suppurativa, un aspetto che la distingue da altre patologie infiammatorie croniche della cute, come la psoriasi o la dermatite atopica. In questa malattia il chirurgo dermatologo è fondamentale soprattutto nei casi avanzati, quando abbiamo bisogno di ampliare le sezioni chirurgiche per togliere i tessuti malati e nella successiva ricostruzione tissutale, che ridà funzione e una buona qualità di vita al paziente”.  

Sono diverse le tipologie di intervento “che si possono praticare per questa malattia: dalle procedure mini invasive – illustra la specialista – come ad esempio l’incisione, il drenaggio di un ascesso o il deroofing, fino a procedure chirurgiche maggiori come la wide local excision, che prevede l’ampia resezione delle aree interessate dalla malattia, che poi richiede una ricostruzione con innesti di cute autologa o con cute bioingegnerizzata o lembi”. Si tratta di “un approccio graduale”, come il farmacologico, che “si intensifica con l’aumentare della gravità della malattia e, ovviamente, della presenza di danni irreversibili come le fistole drenanti e multiple o le cicatrici”.  

L’idrosadenite suppurativa “è una malattia cronica con una importante base infiammatoria e che dunque richiede un approccio integrato – rimarca Magnoni – Il chirurgo dermatologo deve lavorare in un team multidisciplinare con internista, infettivologo, chirurgo proctologo, ginecologo, urologo e con lo psicologo per costruire un percorso personalizzato per il paziente. Questo percorso, infatti, prevede la somministrazione di terapie target biologiche, di terapie chirurgiche, ma anche il supporto nutrizionale e, quando necessario, un supporto per smettere di fumare. Solo così – conclude – possiamo offrire una presa in carico efficace al nostro paziente”. 

  

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