Cento milioni di euro da spendere, sui quali la Regione ha un margine di discrezionalità, e non sempre molto ampio. Queste le risorse autonome su cui Palazzo Donini è chiamata a decidere. Su un totale di risorse di 2 miliardi e mezzo, al netto delle partite di giro, che compongono la manovra della Regione. Le cui scelte sono contenute nel Defr (Documento di economia e finanza regionale) approvato dalla Giunta regionale.
Una flessibilità che si riduce al 3,94%, considerando anche quelle voci di spesa (per 69 milioni) in cui la discrezionalità viene considerata bassa. Tra queste vengono inserite le spese per enti società, quest’anno preventivate in 28,25 mln ma che il prossimo anno saliranno a 29,71 e nel 2023 a 31,26. Le spese per il federalismo amministrativo (10,62 mln), quelle settoriali con mutuo (19,85), e le spese per il trasporto pubblico locale, che passeranno da 25,30 a 8,73 mln, per attestarsi a 11,19 nel 2023.
Più margini di manovra nella gestione delle risorse proprie per la sanità (in aggiunta a quelle statali) per poco più di un milione. E quelle settoriali: 30,21 mln da investire, secondo quanto fissato dalle leggi regionali, per specifici interventi settoriali relativi a commercio, agricoltura, turismo, sociale, scuola, sport.
Quasi 202 mln di risorse proprie (a fronte dei 196,82 dell’anno corrente) serviranno per far fronte alle spese obbligatorie: personale (56,38 mln), funzionamento 14,53 mln (quasi 2 mln in meno rispetto al 2021, compensati però da un pari incremento per il personale), rimborso prestiti 65 mln fiscalità (5,59). Restano invariate le spese per la Giunta (1 mln) e pe ril Consiglio (18,13).
Sul versante delle entrate proprie, la scelta è quella di non aumentare la pressione fiscale per non creare zavorra a freno della ripresa. Che si viole anzi stimolare con misure che mettano al centro l’impresa. Che saranno sempre meno a pioggia e più legate ad azioni e obiettivi mirati.
All’interno degli obiettivi prefissati, in ambito comunitario e nazionale, ci sono poi le risorse dei fondi europei e dei trasferimenti statali. Queste le priorità della manovra di bilancio triennale:
rafforzamento degli interventi a sostegno della crescita per assicurare che l’Umbria benefici pienamente della ripresa in atto a livello nazionale ed europeo, accompagnando le opportunità di sviluppo delle imprese; sostegno alla completa fuoriuscita dalla crisi di tutte le attività economiche che maggiormente sono state esposte alle conseguenze negative della pandemia Covid-19 compatibilmente con l’evoluzione della pandemia; promozione delle azioni per l’innovazione tecnologica e la ricerca, necessarie ad assicurare un contesto favorevole all’aumento della produttività e al perseguimento degli obiettivi del Green Deal europeo; sviluppo degli investimenti infrastrutturali, con un maggiore utilizzo delle risorse nazionali, essenziali per riposizionare la Regione al centro dei flussi economici e turistici nazionali, per evitare lo spopolamento delle aree interne, in particolare di quelle che hanno subito il sisma 2016, e determinati per l’uscita dalla crisi e lo sviluppo economico; implementazione delle politiche per il lavoro, con l’obiettivo di accrescere l’occupazione e innalzare la qualità del capitale umano; interventi per il sostegno economico alle famiglie e alle persone che possono essere soggette a rischio di esclusione sociale o già nella trappola della povertà.
L’obiettivo è quello di consolidare la ripresa in atto e di far fronte alle nuove situazioni di disagio a seguito dell’emergenza sanitaria.
L’inversione di rotta del Pil dopo la grande crisi innescata dall’emergenza Covid dovrebbe consentire di recuperare, sempre che non ci siano nuove strette legate all’emergenza sanitaria, le entrate perse con le chiusure delle attività e i cali di fatturato. La Regione ha accertato nel 2020 minori entrate rispetto al 2019 per 20 milioni di euro. E per il 2021 si stima un calo di 14 milioni, sempre rapportato all’anno pre Covid.
L’Umbria ha avuto dallo Stato un ristoro per il 2020 di 33,3 mln (di cui 19 mln per sopperire alle minori entrate della tassa auto, Irap, addizionale Irpef). Fondi che l’Umbria deve restituire per 18,7 mln, con un importo annuo di circa un milione di euro. Una partita, quella tra Stato e Regioni, che per il prossimo futuro è ancora in gran parte da giocare.
“L’obiettivo fondamentale – si legge nella nota della Regione – è quello di creare un sistema regionale solido, che permetta di riportare l’Umbria ad essere nuovamente competitiva e attrattiva, riconosciuta come cerniera e cuore attrattore del Centro Italia, terra di sostenibilità e innovazione, luogo ideale non solo per essere visitato, ma anche per vivere, formarsi, trovare occupazione (anche in smart working), fare impresa, investire, curarsi e godere della propria pensione”.
Per raggiungere tali obiettivi “prosegue un programma strategico completo, in grado di affrontare con decisione alcune problematiche della nostra Regione come la denatalità, la spinta centrifuga dei nostri giovani, la partecipazione femminile al mondo del lavoro, la lotta alla povertà”.
Uno dei nodi cruciali della manovra è la ridefinizione della sanità. Per le esigenze emerse anche durante la pandemia e per la parte consistente del bilancio regionale che questa voce assorbe.
E, sul piano della competitività territoriale, dotare l’Umbria delle necessarie infrastrutture materiali (lavorando anche anche sui collegamenti aerei e di alta velocità) e immateriali (digitale).
“Obiettivo della Regione – si legge nel Defr – è l’attuazione delle politiche di sviluppo in una logica integrata e sinergica finalizzata alla ottimizzazione di tutte le risorse disponibili o che potranno essere dirottate sul territorio regionale (Fondi strutturali, FSC, Recovery Fund), con una programmazione rigorosa e puntuale nei tempi di realizzazione, A tale fine è stata promossa nel corso del 2021 una riorganizzazione della struttura interna regionale e nel 2022 si prevede un progressivo rafforzamento delle funzioni di programmazione”.
Perché sulle risorse complessivamente disponibili fondamentale saranno le partite della programmazione europea e del Pnrr.