Il “Decreto Dignità”, varato nella seduta del 2 luglio dal Consiglio dei Ministri, pur non essendo ancora esecutivo – deve infatti percorrere l’ordinario iter parlamentare prima di poter essere convertito in legge – fa già discutere anche a Terni. Città che è ormai da qualche tempo classificata come “area di crisi industriale complessa” e in cui, vista anche la delicata situazione delle locali acciaierie, il principale distretto industriale cittadino e il terzo a livello nazionale, il lavoro è un tema particolarmente sentito, soprattutto dalle organizzazioni sindacali.
La Fiom Cgil di Terni in particolare, nel commentare il provvedimento governativo che interviene su aspetti importanti della normativa lavoristica come la disciplina dei contratti a tempo determinato, il lavoro in somministrazione (il vecchio lavoro interinale) e l’indennità economica risarcitoria in caso di licenziamento ingiustificato, definisce il decreto come un «primo segnale che, pur contenendo misure interessanti e condivisibili, da tempo richieste dalla Cgil, manca tuttavia di coraggio nell’affrontare, attraverso un intervento organico, un profondo ridisegno delle regole del mercato del lavoro».
«La priorità deve essere la dignità del mondo del lavoro e per combattere seriamente il problema del precariato – scrivono in una nota i metalmeccanici Cgil di Terni – occorre innanzitutto riscrivere da capo le troppe leggi errate approvate negli anni, prima, durante e dopo il Jobs Act, a partire dalla reintroduzione di una misura di civiltà come l’art. 18 dello Statuo dei Lavoratori. È inoltre necessario – si legge ancora – creare un sistema nuovo ed efficace di ammortizzatori sociali, in grado di rispondere alle esigenze di tutti i lavoratori affrontando l’enorme problema sociale determinato dalla crisi, e provvedere alla riforma di un sistema pensionistico iniquo che penalizza intere generazioni».
«Apprendiamo con un certo sgomento – prosegue la nota – che le associazioni datoriali, non gradendo particolarmente questo decreto, minacciano di ostacolarne i pochi effetti positivi facendo ricorso al ricatto della possibile “sostituzione dei lavoratori”. Un atteggiamento preoccupante, che qualifica il livello delle attuali rappresentanze imprenditoriali. Noi – continua la Fiom Cgil di Terni – pensiamo al contrario che i lavoratori vadano stabilizzati, non sostituiti. A partire da quelli in somministrazione (ex interinali) e in particolare in Ast, dove i tanti “somministrati” hanno avuto modo di svolgere un percorso di formazione e informazione sulla sicurezza, tema di scottante e tragica attualità anche nel nostro territorio, e hanno acquisito competenza e professionalità nel ciclo produttivo, dando un contributo fondamentale a riportare in utile il bilancio aziendale».