Spoleto

Debutta la 78^ stagione del Lirico Sperimentale | “Anita” la garibaldina e la rivoluzione delle parole fuggite

Se i protagonisti di un opera lirica moderna sono Anita e, solo in parte, Giuseppe Garibaldi il primo pensiero che i due soggetti suggeriscono allo spettatore è associato alla loro più che avventurosa vita di rivoluzionari, la visionarietà di una società migliore e la coraggiosa, al limite dell’irresponsabilità, mancanza di prudenza nel loro progetto di cambiamento.

La scelta

La scelta del Lirico Sperimentale di Spoleto, che commissiona a Gilberto CappelliPremio Abbiati nel 2001- l’opera Anita, è come sempre invece coraggiosa e genuinamente garibaldina, come si conviene in omaggio ai due protagonisti. E’ pur vero che l’intento di Cappelli è quello di esaltare la figura di Ana Maria Ribeiro (1821-1849), detta Anita, ma ciò che va in scena è la rivoluzione della composizione che in 55 minuti vince ogni battaglia e forse anche la guerra, sulla parola di un libretto oggettivamente rarefatto.

Come indica anche il programma di sala, la scrittura musicale di Cappelli e genuinamente espressionista, molto prossima a compositori come Mahler, Schoenberg o Berg. La cifra stilistica dell’uso del timpano che segna ogni passaggio di temperie musicale è quasi preponderante su fiati e archi. E in Anita lo schema è anche più marcato, tanto che una amplificazione del Caio Melisso, forse non necessaria, rende il tutto drammaticamente potente, quasi gridato.

Va in scena un atto unico, in 8 quadri, per soprano, baritono e coro con un esemble di 18 strumentisti che materializzano il personaggio di Anita, solo apparentemente la donna del “capo”, ma nei fatti colei che ispira buona parte delle azioni di Giuseppe, sostenendolo sempre e comunque-letteralmente anche in scena- nei suoi sconforti e nelle sue istintive azioni di rivoluzionario armato.

Come sottolinea il condirettore Artistico del Lirico Sperimentale, Enrico Girardi, “l’opera mette in luce la vita dell’eroina moglie di Giuseppe Garibaldi e, più ancora, il riflesso emotivo suscitato dalle sue gesta politiche-militari attraverso una scrittura musicale estremamente densa, intensa”.

Ed in effetti tutti i 55 minuti della composizione di Cappelli sono emotivamente coinvolgenti al punto che il libretto di Raffaella Sintoni e Andrea Cappelli, sparisce nel vortice della partitura. Il rischio più marcato è che lo scopo per cui il Lirico da decenni opera e costruisce, ovvero quello di mettere alla prova i propri cantanti vincitori del concorso, possa diluirsi in un solo esercizio di capacità vocale.

Il vero garibaldino e le sue “Camicie Rosse”

Chi fatica le proverbiali sette camicie (rosse ovviamente) da autentico garibaldino, nella serata del debutto della 78^ Stagione del Lirico Sperimentale, è l’impagabile Andrea Stanisci, talentuoso scenografo e nel caso di Anita anche regista. Stanisci, di cui conosciamo la verve e l’inventiva quando si dedica a regia e scene degli Intermezzi settecenteschi del Lirico, si ritrova a dover costruire una drammaturgia da zero, senza l’aiuto del proverbiale libretto, che ahinoi latita in maniera evidente.

Ed è così che Stanisci si inventa una sorta di Oratorio sacro, con il coro in scena dall’inizio alla fine, sorta di esercito, ma senza camicie rosse, silenzioso, che attrezza i pochi frammenti decisivi di una vita eroica e sciamannata che il regista appositamente riduce a pochi gesti dal sapore classicheggiante, lasciando tutto lo spazio all’evocazione musicale.

Aiuta il pubblico anche una scenografia che si arricchisce di una gioco di luci (Eva Bruno riconferma la sua bravura), proiezioni e movimenti che allontanano lo spettro della staticità o dell’immobilità pensosa.

Compie l’opera finale il sapiente direttore d’Orchestra Marco Angius, autorità indiscussa quando si parla di esecuzioni moderne o contemporanee. Nelle preziose note di direzione, Angius spiega, “la scrittura musicale di Cappelli, ossessiva allo spasimo, usa principi di reiterazione variata di alcuni gesti che travolgono lo spettatore con ondate sonore parossistiche e che interessano sia le parti vocali che quelle strumentali, distribuite tra buca e palcoscenico in questa specifica occasione. Nella sua prima esperienza di Teatro Musicale, questi principi sono estesi alla grande forma e il connotato sperimentale investe in modo particolare la tessitura delle voci solistiche, Anita e Garibaldi, portando agli estremi questa poetica del Continuum fluttuante“.

Al debutto anche il nuovissimo Ensemble Calamani del Teatro Lirico Sperimentale che, amplificazione non necessaria a parte, fa la sua bella figura.

Encomiabili e dalle capacità vocali indiscutibili sono anche Chiara GuerraAnita e la vecchia conoscenza Sperimentale, Alberto PetriccaGaribaldi. Peccato solo non poterne saggiare a pieno in questa occasione anche le doti attoriali e della dizione, elementi che per un cantante lirico fanno molto spesso la differenza.

Efficaci e adatti i costumi di Clelia De Angelis.

Il pubblico applaude convintamente e a lungo, apprezzando la scelta- non facile- per l’apertura della 78^ Stagione. Ma il Lirico è da sempre luogo di sperimentazione e “il rischio” è sempre stato il suo mestiere. Noi lo desideriamo!