Giada Martinetti
La squadra mobile di Frosinone, diretta dal vicequestore Carlo Bianchi, insieme ai colleghi della mobile di Roma del dottor Renato Cortese, hanno eseguito 13 arresti e 2 obblighi di dimora fra Lazio, Umbria e Abruzzo nell’ambito di una operazione che ha permesso di sgominare una banda dedita a truffare alcune persone con una pesante posizione debitoria nei confronti di Equitalia.
Il blitz è scattato questa notte e ha visto impegnati decine di agenti che hanno eseguito gli arresti: 11 sono finiti in carcere e 2 invece quelli che hanno beneficiato degli arresti domiciliari.
“Paga il 20%” – il meccanismo utilizzato era abbastanza semplice. Una volta individuata la persona in difficoltà, gli veniva proposto il pagamento di una tangente, il 20% della cartella esattoriale. A ‘pulire’ la posizione del debitore pensava poi Giuseppe Crudo, funzionario presso la direzione regionale Lazio dell’Agenzia delle Entrate, e il suo collaboratore Raffaele Petrucci. Stando a quanto ricostruito dagli investigatori il funzionario, una volta che era stata pagata la mazzetta, cancellava dal sistema informatico il debito stampando la ricevuta su cui erano riportate varie motivazioni come, ad esempio, “errore sui dati inseriti”. Di più. Per far prima il funzionario spediva a casa dei procacciatori le ricevute in busta recante lo stemma dell’Agenzia.
La denuncia – gli accertamenti degli inquirenti hanno consentito di accertare che in realtà le “ricevute” fornite da Crudo erano false. Le indagini, a quanto si apprende, sono state avviate anche su segnalazione della stessa Agenzia delle Entrate che aveva registrato più anomalie nella gestione delle pratiche da parte dei suoi due dipendenti. Il funzionario, a quanto è dato sapere, sentiva di essere finito nel mirino dei poliziotti tanto da aver chiesto alla propria direzione di essere trasferito nella propria città natale in Calabria. Ma la polizia è arrivata prima ponendo fine all’illecita attività.
Gli arrestati – le ordinanze di custodia cautelare, oltre a Crudo e Petrucci, hanno interessato – come riporta Repubblica.it – Carlo e Orfeo Graziano, Angela Mastrantonio, Mirko Rossi, Remo Simeoni, Marco Esposto, Vittorio Console, Walter Blasi, William Cacciato, Antonino Patti e Carla Bargagli. Gli arresti sono stati effettuati a Roma, Valmontone, Fara Sabina, Frosinone, Teramo, Frascati e Zagarolo. 11 di loro sono finiti in carcere, due ai domiciliari. L’ipotesi di reato contestata a vario titolo è di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, concussione, falso in atto pubblico e accesso abusivo a sistema telematico.
Il ruolo degli spoletini – nel ruolo di ‘procacciatori’ ci sono anche due fratelli di Castel Ritaldi, comune poco distante da Spoleto, A.S. e S.S., molto conosciuti nel comprensorio per la loro passata attività nel settore edile. A loro il pm Amelio ha imposto il provvedimento dell’obbligo di dimora. Il loro ruolo, a quanto conferma a Tuttoggi.info il vicequestore Bianchi, era di minor rilievo rispetto a quello degli altri imputati, una sorta di ‘subprocacciatori’. Fra i loro ‘clienti’ uno studio dentistico e una attività commerciale specializzata nella vendita di legname i cui titolari, tutti spoletini, pagando la tangente speravano così di evitare il fisco. Insieme a loro sono finite indagate altre 42 persone.
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