Il 57enne finito in carcere avrebbe scambiato il 24enne per un cinghiale. Ma dopo la tragedia avrebbe ritardato i soccorsi
Si chiama Piero Fabbri, 56 anni, conosciuto nel comprensorio come “Il Biondo”, per i folti capelli biondi che gli incorniciano il viso; assisano, muratore, sposato, appassionato di caccia come il giovane che è accusato di aver ucciso, viene descritto come “una persona semplice”. Ma sarebbe lui secondo le indagini dei carabinieri guidati dal capitano Vittorio Jervolino, la persona che avrebbe tragicamente sparato al 24enne Davide Piampiano con un fucile, perforandogli il fegato. L’uomo è stato arrestato venerdì sera dai carabinieri con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, un’accusa che mette in secondo piano l’accusa di bracconaggio già mossa, visto che in quella zona, Parco del Monte Subasio, non sarebbe neanche possibile cacciare.
L’ipotesi dell’incidente
L’ipotesi è che Fabbri abbia sparato al giovane 24enne scambiandolo per un cinghiale. Ma, una volta resosi conto del tragico errore, invece di chiamare i soccorsi avrebbe poi tentato di depistare le indagini, mentito sulla ricostruzione dei fatti (alle forze dell’ordine, ma anche e soprattutto agli amici e alla famiglia, che tra l’altro lo considerava come un secondo padre per Davide), e alterato la scena del crimine, scaricando l’arma della vittima, disfacendosi del proprio fucile e della giacca da caccia.
Soprattutto, nonostante le rassicurazioni che avrebbe dato a Davide Piampiano che gli chiedeva aiuto e che si sentirebbero anche in un tragico video di 17 minuti registrato dalla GoPro del 24enne, avrebbe omesso di chiamare tempestivamente i soccorsi, avvisati solo dopo vari minuti da un altro giovane che si trovava a caccia e che nel frattempo era sopraggiunto sul luogo dove il giovane centrocampista del Viole, deejay e tamburino della Nobilissima Parte de Sopra, ha perso la vita.
Il video della Go Pro
A incastrare il 57enne, ora carcerato a Capanne, sono state proprio le immagini della telecamerina del giovane deceduto: “i filmati in essa contenuti all’interno, particolarmente crudi e drammatici, hanno permesso di stabilire che il colpo fatale certamente non è stato esploso dal fucile della vittima a seguito di una caduta, ma da quello di un terzo presumibilmente anche lui nella battuta di caccia”, si legge nella nota diffusa dalla Procura.
La ricostruzione che la morte di Davide Piampiano potesse essere un incidente aveva cominciato a traballare già dopo l’esame autoptico: dall’esame sembrava da escludersi che il colpo potesse essere partito a bruciapelo, portando quindi gli inquirenti a svolgere accertamenti più approfonditi, che hanno portato all’arresto di Piero Fabbri, una delle tre persone presenti sul luogo della tragedia.
Un città sconvolta due volte
Quando la notizia dell’arresto è arrivata, venerdì sera, in un orario di aperitivi e cene che aprono la due giorni di ferie del weekend, la notizia è diventata in breve l’argomento di conversazione principale. E la città è rimasta sgomenta e incredula: se la tesi di un colpo sparato da terzi sembrava già un’ipotesi lunare, figurarsi che qualcuno che si frequenta al bar e si conosce, anche se solo di vista, potesse per quindici giorni tenersi un segreto così indicibile.
“Davide per lui era come un figlio, abbiamo paura che possa farsi qualcosa”, la paura dei familiari di Fabbri. In attesa dell’interrogatorio che dovrebbe tenersi a inizio settimana continuano ora le indagini, che dovranno anche rispondere a un interrogativo ancora più inquietante: se i soccorsi fossero stati più tempestivi, Davide Piampiano avrebbe potuto salvarsi? A inizio settimana, martedì o mercoledì, Fabbri verrà interrogato dal giudice per le indagini preliminari Piercarlo Frabotta; considerato che la mamma del giovane deceduto è un giudice onorario, c’è anche l’ipotesi che l’indagine possa passare dalla magistratura di Perugia alla magistratura di Firenze.