Morroni: insufficiente capacità di controllo della specie ottenibile con l’attività venatoria, più risarcimenti a causa dei prezzi aumentati
Danni dei cinghiali, possibile una revisione dei fondi agli Atc. L’assessore regionale Roberto Morroni, rispondendo a una interrogazione dei consiglieri della Lega Manuela Puletti e Valerio Mancini, che evidenziavano il rischio finanziario per gli Atc a seguito di un aumento delle spese per i risarcimenti stimate per il 2022, ha risposto di voler attendere la fine dell’anno per avere dati certi e su quali assumere poi delle scelte. Tra le quali, appunto, non si esclude una diversa redistribuzione dei fondi ai tre Atc umbri.
L’aumento dei cinghiali
Ricordo però – ha evidenziato Morroni – che nell’ambito dei piani di gestione della specie cinghiale, in parecchi distretti degli Atc non sono stati raggiunti i capi previsti dal piano di abbattimento e questo comporta un aumento dei cinghiali. Ciò nonostante gli stessi Ambiti – ha aggiunto l’assessore – sono stati in grado per il 2021 di risarcire il 100% dei danni con i propri bilanci: per gli Atc 2 e 3 i fondi erogati dalla Regione sono risultati più che sufficienti, con indennizzi poco più della metà di quanto ricevuto dalla Regione. Mentre per l’Atc1 si è dovuto integrare l’assegnazione regionale con fondi propri dell’Atc. Non sono bastati. La quantità di prodotto agricolo oggetto di indennizzo risulta in linea con gli anni precedenti. Quindi l’aumento dei costi è dovuto all’impennata dei prezzi dei prodotti agricoli. Eventuali integrazioni alla somma complessiva data agli Atc possono essere effettuate solo con una variazione di bilancio”.
“Insufficiente attività di controllo con l’attività venatoria”
L’aumento dei cinghiali, per Morroni, è collegato “all’insufficiente capacità di controllo della specie ottenibile con l’attività venatoria. È fondamentale che gli Atc attuino in maniera più incisiva l’attività di
controllo della specie. Chiederemo ancora al Governo di rafforzare la pressione venatoria sulla specie. Fino a che non si riesce a diminuire l’impatto economico per le compensazioni, rimane solo un maggior ricorso ai fondi regionali o l’incremento degli incassi degli Atc mediante l’adeguamento delle quote di iscrizione, che oggi in Umbria sono tra le più basse d’Italia. Vedremo a fine anno se l’importo complessivo di un milione e 300mila euro della Regione sarà sufficiente e se ci saranno differenze tra i vari Atc. A quel punto decideremo come intervenire”.
Puletti: c’è volontà di risolvere il problema cinghiali
“Ho visto una visione futura di una risoluzione del problema – ha detto Puletti dicendosi soddisfatta della risposta dell’assessore – con la volontà politica di risolverla. Magari proprio puntando sulle diverse caratteristiche degli Atc che hanno una morfologia e un’estensione diversa, con danni provocati di entità diversa. Potremmo pensare ad una ridistribuzione diversa delle risorse, premiando quegli Atc che hanno chiuso con un bilancio positivo nonostante le difficoltà. Resta però il problema del numero esorbitante di cinghiali che creano problemi alla sicurezza cittadina e stradale. Se non riusciamo a fronteggiare il problema del numero eccessivo, i comuni si trovano costretti a dover far fronte al problema con ordinanze comunali, come a Todi”.
I numeri
Nel triennio 2019-2021, in Umbria – avevano ricordato Puletti e Mancini nella loro interrogazione – sono stati abbattuti oltre 60mila cinghiali adoperando tutte le azioni di contenimento e prelievo venatorio. Uno sforzo reso possibile grazie alla collaborazione tra gli Atc ed i cacciatori umbri che, nonostante le difficoltà dovute alla pandemia, al caro vita e all’eccessiva burocrazia a al loro costante decremento numerico, hanno fronteggiato una piaga sociale per la cittadinanza.
Nel 2022 sembra che ci sia stato un aumento rilevante delle domande di risarcimento danni pervenute agli Atc. Una situazione che starebbe mettendo in seria difficoltà la loro tenuta finanziaria rispetto alle risorse stanziate dalla Regione. Un quadro che sembra mettere a rischio la gestione corrente degli Atc, non più in grado di poter svolgere le altre attività loro assegnate. Questo porterebbe dunque ad un aumento delle tariffe annuali che colpirebbero, loro malgrado, i cacciatori umbri.