Dopo il cinghiale, l’emergenza lupo per gli agricoltori e gli allevatori, anche in Umbria. Un fenomeno di fronte al quale i consiglieri della Lega, Emanuela Puletti e Valerio Mancini, interrogano la Giunta regionale per capire quali misure si intenda concretamente mettere in campo, “sia per censire la popolazione della specie lupo in Umbria, che per prevenirne e contrastarne l’azione predatoria in atto nelle campagne della regione, a scapito delle greggi e degli allevamenti delle aziende zootecniche, operanti nelle aree rurali del territorio umbro”.
Per la Direttiva habitat del Consiglio Europeo il lupo è tra le specie cui prestare attenzione per lo stato di mantenimento e conservazione dell’ambiente di vita. Gli Stati sono chiamati a un regime di rigorosa tutela e salvaguardia della specie, che può essere derogato nel momento in cui non vi siano altre
soluzioni. La Direttiva habitat affida alle Regioni il compito di monitorare le catture o le uccisioni accidentali dei lupi. E prevede delle deroghe al sistema di protezione del lupo, relative alla prevenzione dei danni gravi alle colture e agli allevamenti, oltre che alla pubblica incolumità.
La Legge di Bilancio 2023 ha ancor più responsabilizzato le Regioni, chiamate a risposte rapide nei Piani di controllo numerico mediante abbattimento e cattura per quelle specie fortemente invasive, che stanno imperversando nei centri urbani come i cinghiali o nelle campagne come i lupi, dove vengono
segnalati con sempre maggior frequenza, continui attacchi alle greggi o agli allevamenti, delle aziende zootecniche del territorio regionale.
“Gli allevatori, specialmente quelli ovino-caprini – hanno ricordato Puletti e Mancini – segnalano perdite di capi consistenti tra i loro greggi, vittime di attacchi di branchi di lupi che, senza alcun timore, uccidono pecore e agnelli, provocando altresì aborti spontanei o stress da latte, dovuto allo spavento che gli animali subiscono. Gli indennizzi agli allevatori colpiti sono irrisori rispetto alla reale perdita che queste imprese subiscono sia nell’immediato che nel prosieguo della loro attività, già messa a dura prova da crescenti costi di produzione, magari non adeguatamente remunerati dal mercato”.
L’assessore Roberto Morroni ha risposto che “la Regione sta mostrando la necessaria e doverosa attenzione per la gestione del lupo sia per il monitoraggio che per la prevenzione e l’indennizzo danni”.
L’Assessorato segue la discussione in corso nella Conferenza Stato Regioni per il nuovo piano nazionale di gestione del lupo, in assenza del quale la Regione non può procedere con interventi di controllo.
Con l’esigenza di uniformare la raccolta dati a livello nazionale, nell’ottobre 2020 è stato avviato il primo piano di monitoraggio nazionale per la presenza del lupo. Nel giugno 2022 con un progetto della Regione è stato avviato un monitoraggio del lupo in Umbria. “Combinando questi dati – ha detto Morroni – sarà possibile delineare un piano di azione, definendo anche il grado di ibridazione”.
Analizzando l’andamento dei danni dal 2003 al 2022 sulla base delle denunce emerge un evidente picco nel 2014 con 401 denunce e 351mila euro di danno accertato rispetto all’andamento medio dell’intero periodo con 176 denunce per un danno accertato di 177mila euro. Nell’ultimo quinquennio le medie annue sono di 113 e 157mila euro, con dati nuovamente in crescita nel 2022.
Negli anni la Regione ha partecipato al progetto europeo per la coesistenza tra grandi carnivori e attività umane, grazie al quale sono stati consegnati 66 kit per la protezione degli ovini, 12 per i bovini e 36
cani. Con il Psr è stato attivato più volte l’intervento per la prevenzione dei danni con la copertura del 100% dei sistemi di protezione: con il primo bando del 2019 sono state presentate 126 domande e ammesso a finanziamento un importo di 8 milioni 394mila euro, con il secondo bando del marzo 2022 sono state presentate 38 domande e ammesso a finanziamento un importo di 3 milioni 589mila euro”.
Nella sua replica Puletti ha ringraziato l’assessore per la risposta “all’ennesima emergenza per l’agricoltura, dopo quella dei piccioni e dei cinghiali. Capisco l’esigenza di attendere un piano nazionale, ma ricordo che alcune regioni, come la Toscana e la Lombardia hanno espresso una linea di indirizzo che ha rivendicato una certa autonomia. Anche perché le associazioni di categoria parlano di situazione fuori controllo. Invito ad avere un occhio di riguardo per le spese di smaltimento delle carcasse”.