Un contributo di Paolo Sciamanna
Un successo anche quest’anno per la manifestazione Dancity a Foligno, 3 notti di grande musica elettronica che in questa edizione ha dato spazio anche ad un nome del pop internazionale Nene Cherry. Proprio da lei iniziamo, uno straordinario concerto nel quale abbiamo visto fondere la musica elettronica e il calore del soul e del blues. La cantante pop ha infatti realizzato quest’anno un album di musica elettronica, ma il suo cuore nero è emerso continuamente in una performance dove gli spettatori hanno fatto grande fatica a rimanere seduti, tanta era la voglia di mettersi a ballare. Stessa fatica al concerto di sabato di Leo Parrish esibizione questa molto più funky, con una formazione in un certo senso tradizionale, vista la tipologia di artisti che si esibisce al Dancity. C’erano chitarra, basso, tastiere, batteria e addirittura 4 ballerini che per tutto il concerto hanno accompagnato la coinvolgente musica del gruppo.
E questa è stata l’esibizione più tradizionale perché il resto del Festival è rimasto nello spirito sperimentale che lo contraddistingue. Così abbiamo visto Jesse Lanza una musicista canadese che da sola ci ha trasportati in un mondo di tappeti sonori elettronici uniti alla sua voce a tratti veramente pop e molto sensuale una sorta di Eurythmics dei nostri giorni, apprezzatissima dal pubblico. Grande potenza anche per l’esibizione di Caribou formazione che ha unito l’uso di strumenti tradizionali alla scelta di creare con questi qualcosa che andasse oltre e che fosse completamente altro, techno, trance, uso di voci per ripetitivi ritornelli, anche qui sperimentazione e coinvolgimento fisico.
Nella serata di sabato altre due perle. Il duo Felix Kubin & James Pants (Germania-USA) ci ha ricordato prepotentemente alcune formazioni degli anni 70-80 e mi riferisco ai Suicide e ai tedeschi DAF. Uso di sequencer e arpeggiatori insieme ad una batteria tradizionale filtrata, per costruire una struttura sonora sulla quale le voci dei due artisti producevano dei ripetitivi motivi a volte bambineschi e surreali.
E per finire duo italiano Ninos do Brasil, una vera tempesta di percussioni suonate dal vivo sopra delle basi elettroniche fortemente ispirate alla musica brasiliana. Durante tutta l’esibizione i due hanno incitato, esortato e coinvolto il pubblico in quello che voleva essere una spinta a perdere qualsiasi inibizione. Sembravano due sciamani che tentavano di trasportare il pubblico in un altra dimensione spazio temporale. Riuscendoci!
Insomma, Dancity anche quest’anno è stato lo scrigno di sorprese, rare e preziose al quale ci ha abituati in questi anni.