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DANCITY SPECIAL EVENT, ALL'AUDITORIUM SANTA CATERINA DI FOLIGNO IL CONCERTO “THE BOOKS LIVE”

Lunedì 2 maggio, alle ore 22,00, Dancity torna con un evento speciale: il concerto di The Books, una delle band più innovative del panorama internazionale, che si terrà all’Auditorium S. Caterina di Foligno in occasione della sua inaugurazione.
Immaginatevi di stare in una stanza seduti per terra. Al posto delle pareti una miriade di schermi e su di loro proiettate tutte le esperienze della vostra vita virtuale e non solo. Suoni, colori, sensazioni, eroi, testimonianze, notiziari radiofonici. Gli schermi si spengono e si accendono. Nella confusione iniziate a capire la perfetta razionalità e armonia che c’è nella danza, fra le immagini e i suoni che vi circondano. Vi ritrovate inermi ascoltatori di un patchwork emozionale, di un mosaico multisensoriale e multimediale, in cui non solo la freddezza è ben presto schiacciata dalla solennità delle composizioni che ascoltate, ma ciò che vi viene raccontato è una storia ben precisa, con profonde radici e tradizioni, musicali e non. Un flusso di coscienza informatizzato e costantemente in divenire, una testimonianza epilettica della generazione dei videogames e delle flash news. Tutto questo è ascoltare i “The Books”.
Cultori del folk americano, infaticabili manipolatori di suoni e rumori in studio, Nick Zammuto (chitarra, voce) e Paul de Jong (violoncello), i Books sono tra i pionieri della folktronica.
La musica dei Books è un puzzle che si scompone e ricompone a ogni ascolto. Di certa vi è solo l'origine: la tradizione folk-country e bluegrass americana; il resto è la sua triturazione in un ammasso di frattaglie sonore, che solo a tratti lasciano balenare una parvenza di “forma-canzone”. I ferri del mestiere del duo americano-olandese formato da Nick “Zammuto” Willscher e Paul De Jong sono, da un lato, le forbici del taglia e cuci, che divorano i suoni facendoli a pezzetti, dall'altro, il “mastice”, ovvero la collezione di sample e found sound (la “libreria” da cui ironicamente prendono il nome), che va a integrare collage musicali del tutto inediti.
Oggi è possibile vedere ogni loro disco come una tappa di un instancabile percorso di ricerca. Un punto di raccolta e convergenza prima di ripartire con l'indagine. La missione di Nick Zammuto e Paul De Jong è di quelle ad ampio respiro, per molti versi precede e trascende sostanza e cronologia dei titoli. Vale più il metodo, la riproducibilità esperenziale come sostrato dell'acume intuitivo e della sensibilità espressiva.
Alla base di tutto c'è una magnifica ossessione: cogliere il senso della soundtrack di suoni naturali e artificiali che ci accompagna e contribuisce a definirci nel quotidiano. Il rumore di fondo della civiltà visto come impronta culturale dotata di estensione e profondità, su cui i Nostri musicisti/archeologi eseguono carotaggi sonici per estrapolarne la testimonianza – per così dire – organica. L'esigenza di rendere percorribile questa metodica ha portato i due statunitensi ad allestire una nutritissima libreria di documenti sonori della più varia natura, riconducibili a determinati periodi storici o a particolari settori del vivere quotidiano (jingle, spot commerciali, registratori giocattolo, dischi didattici, sermoni radiofonici, sedute di autoipnosi…). Tutto archiviato e catalogato. Un database dell'immaginario invisibile. Una coltura di germi, batteri e virus auditivi. Che, nelle mani giuste, diventa uno strumento potentissimo.
Il loro ultimo album “The Way Out” esce per la Temporary Residence Records, al contrario delle prime tre uscite, tutte sotto etichetta Tomlab. La cosa che maggiormente rompe con il passato è la campionatura di intere parti vocali, rispetto al 'sampled and looped' più frammentato degli album precedenti. Le parti vocali, in alcuni casi bambini, in altre registrazioni cliniche da sessioni di ipnoterapia, costituiscono l'ossatura di questo disco, ancora una volta sperimentale. Samples e citazioni tra le più varie, fino a Gandhi in “A Wonderful Phrase by Gandhi”. I Books firmano un lavoro al passo coi tempi, maturo e raffinato nella gestione dei mezzi espressivi tanto da garantire solidità e continuità ai vari momenti di un'opera da godersi in ogni suo dettaglio.
Imbattersi nella musica dei Books è come sprofondare in un lungo “stream of consciousness”, a tratti serio, altre volte puramente canzonatorio. Un esercizio di stimolazione intellettuale e intrigante. Come ogni rompicapo che si rispetti, richiede pazienza, curiosità, capacità d'osservazione, ma alla fine riesce a ripagare l'ascoltatore, lasciandogli anche il sorriso sulle labbra per via della loro sottile (auto)ironia.
Come si fa, d'altronde, a non simpatizzare con due provetti avanguardisti che dicono “chiamateci pure Simon and Glitchfunkle”? E poi in fondo è solo musica da ascoltare per sentirsi al sicuro quando ci si è perduti. O viceversa?