Passare in una manciata di settimane da città della Quintana a capitale della grande musica elettronica internazionale. È questo che Foligno è riuscita a diventare, almeno per due giorni, col Dancity Festival 2011, un “Back to the future” che, da venerdì 1 luglio a sabato 2 luglio, ha ospitato presso gli Auditorium Santa Caterina e San Domenico dj set, performance, concerti, A/V live e live set di Germania, Spagna, Romania, Gran Bretagna, Stati Uniti, Paesi Bassi, Austria, Bulgaria, Svezia, Francia e Giappone, solo per citarne alcune. Se il paese del sol levante è stato il grande protagonista della giornata inaugurale, con un Focus a lui dedicato, l’Italia non è stata di certo a guardare, ma ha avuto la sua grande passerella in quella conclusiva del Festival.
Dopo l’inaugurazione musicale di venerdì affidata al live set degli Apes on Tapes, la collaborazione, nello stesso giorno, del coro dell’Oratorio di Bevagna con Oorutaichi, ed essere stato costretto a lasciare in panchina Luminodisco, Populous e Ad Bourke a causa del nubifragio che si è abbattuto nel primo pomeriggio sulla città – le loro performance erano infatti in programma nel Giardino dell’Auditorium Santa Caterina – l’associazione culturale Dancity ha calato gli assi che aveva nella manica con i live set di Furtherset e Giuseppe Ielasi al Santa Caterina e il concerto di Arandel & Dancity Ensemble al San Domenico.
Furtherset è il progetto musicale solista di Tommaso Pandolfi, umbro di Perugia, classe 1995. Nonostante la sua giovane età, già da due anni lavora a questo suo progetto votato alla sperimentazione, in cui padroneggiano in modo disinvolto gli strumenti più sofisticati dell’elettronica. Tramite l’improvvisazione con macchine e sintetizzatori, Pandolfi porta l’ascoltatore in un viaggio sonoro dal sapore ambient e vintage. Scalzo, concentrato e trascinato dall’elettronica, il giovane artista ha soddisfatto la curiosità degli spettatori, prima di lasciare la scena a Giuseppe Ielasi, uno tra gli artisti italiani più conosciuti al mondo nel campo delle composizioni elettroniche e della sperimentazione: un “big”. Negli ultimi anni, Ielasi ha utilizzato la chitarra come fonte sonora originaria che si integra con l’uso di microfoni a diffusione multi-canale in relazione allo spazio, creando ambienti sonori complessi. Collabora stabilmente con Teatro Aperto e dal 1998 segue l’etichetta Fringes Recordings, da lui fondata. Il suo album “August” è stato descritto tra le migliori uscite del 2007 per The Wire. E infine Arandel (saxophone, hapidrum, stylophone, melodica, flutes, percussions, theremin) e il Dancity Ensemble: Andrea Cortesi (violin), Elga Ciancaleoni (viola), Marco Becchetti (cello), Ermanno Vallini (cello), Mauro Ottolini (trombone), Mario De Santis (trombone) e Maurizio Marrani (piano).
Nonostante la sua identità rimanga finora segreta, le caratteristiche musicali di Arandel non potrebbero essere meglio distinte: l'ispirazione è la musica contemporanea, l'obiettivo la musica techno minimal con il linguaggio del minimalismo del XX secolo. Il risultato è avanguardia da dancefloor. E’ un tipo preciso e metodico Arandel, segue una serie di restrizioni auto-imposte, basate sul metodo Dogma 95 del cineasta Lars Von Trier: il “sound dogma” esige che tutti i suoni vengano infatti suonati e registrati dall'artista stesso, senza MIDI, sampler o suoni digitali di alcun genere. Oltre a tastiere e batteria, “In D”, il suo primo ed unico album – per il momento – è stato composto con una gamma di strumenti acustici, dal flauto allo xilofono, dal tamburo hapi al contrabbasso passando per il violino, il trombone e il sassofono. “In D” è un'opera di spazio, colma di dettagli e 'micro-incidenti' che danno il tocco finale alla sua superficie low-fi.
Per la prima volta in Italia, Arandel ha presentato il suo album, suonato dal vivo insieme alla sua band e al contributo del Dancity Ensemble, un'orchestra composta da musicisti professionisti provenienti dalla classica e dal jazz.
(Elisa Panetto)
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