(Sa.Mi.) La mattina dello scorso 19 aprile 2013, un ex tossicodipendente appena uscito da un periodo di riabilitazione presso una comunità terapeutica ubicata a Sant’Elpidio a Mare (Fermo), dopo una giornata trascorsa in famiglia nella quale si era allontanato da casa (in zona Ponte Valleceppi) solo per qualche ora, viene trovato morto nella sua stanza: la causa della morte, come sarà accertato, è arresto cardiocircolatorio a seguito di “overdose” di eroina.
Il quadro investigativo si allarga. Dall'’analisi capillare e minuziosa dei contatti della vittima gli investigatori arrivano a dipanare una fitta rete di relazioni. Inizialmente, le utenze di due soggetti in particolare: B.D., perugino del 1962 e residente in zona Ponte Valleceppi, e Gharbi Mehrez, tunisino, nato nel 1979 e residente a Perugia. Il primo avrebbe fatto da intermdiario con il secondo considerato il pusher di riferimento. Il Gharbi, secondo gli inquirenti avrebbe rifornito l'intermediario della dose poi ceduta alla vittima: e proprio l'assunzione di quella dose, secondo la polizia sarebbe stata fatale, nella notte del decesso.
La morte per overdose spalanca scenari su un vasto giro d'affari. L’attività della Sezione “Antidroga” non si è limitata a chiarire chi potesse essere legato al decesso, ma la morte del giovane è stato un tragico spunto per disvelare la sussistenza di un vastissimo giro d’affari in capo ad altri soggetti, tutti dediti a rifornire di “eroina” e “cocaina” un cospicuo gruppo di giovani tossicodipendenti perugini e delle zone contigue.
Gli indagati. E’ stata così monitorata, con servizi tecnici e di pedinamento ed appostamento, la “fiorente” attività di spaccio del Gharbi e, legati dalla collaborazione del medesimo “intermediario” d’affari B.D., anche una coppia di conviventi, S.N., tunisino del 1979 e M.M., perugina del 1969, anch’essi secondo l'accusa attivamente impegnati nella vendita di droga a clienti fidelizzati ed in virtù di una collaborazione costante e continua.
450 dosi vendute in 45 giorni. Per rendere l’idea dell’entità dell’attività, la questura ha reso noto che l'indagato, nell’arco temporale dei 45 giorni in cui è stato intercettato, avrebbe venduto circa 450 dosi di “eroina” e “cocaina” ai suoi più fidati clienti.
Gli arresti. Una volta ben delineate le condotte di tutti i soggetti in argomento, il gip di Perugia Luca Semeraro ha emesso un provvedimento di custodia cautelare in carcere a carico dei due tunisini GHARBI e S.N. e della donna, mentre il pm procedente, Gemma Miliani, ha disposto l’esecuzione di una perquisizione domiciliare a carico di B.D. All’alba di oggi, sono scattate le manette per Gharbi prelevato al’interno della sua abitazione in Via Dei Lillà a Perugia e per la coppia, già “ospiti” della stessa struttura carceraria in quanto recentemente tratti in arresto, sempre per spaccio di sostanze stupefacenti, dalla Sezione “Criminalità Diffusa” di questa Squadra Mobile. Contestualmente, è stata perquisita l’abitazione del B.D., nella quale è stato rinvenuto un involucro contenente Grammi 5,60 circa di “marijuana”.
Omicidio colposo. La posizione processuale del Gharbi è quella più delicata, è indagato, oltre che per lo spaccio di sostanze stupefacenti, per aver ceduto alla vittima la dose letale, anche per “omicidio colposo”. Gli altri arrestati ed il B.D., invece, sono indagati per il solo reato di spaccio.