Perugia

Dal gioco “innocente” ai ricatti sessuali

La mamma le aveva lasciato quel cellulare, privo di scheda sim, per divertirsi con quel giochino che le sembrava innocuo. Lei, che così poca dimestichezza ha con la tecnologia, non poteva immaginare che quel mondo virtuale in 3D sullo smartphone avrebbe condotto sua figlia, di appena 9 anni, in un mondo infernale, fatto di inganni, di minacce e di sessualità malata.

Perché quel gioco, molto in voga anche tra gli adolescenti, una volta che ci si collega alla rete, può far entrare in contatto con chiunque si nasconda dietro un simpatico avatar.

La mamma ha scoperto la terribile verità un giorno, trovando la figlioletta in bagno, mezza denudata, che armeggiava con il cellulare. La ragazzina non ha dato spiegazioni e se n’è andata, imbarazzata, in un’altra stanza. La mamma, insospettita, ha controllato quel cellulare che, privato della scheda telefonica, riteneva fosse innocuo. E invece lì dentro ha trovato altri programmi oltre a quel gioco che aveva fatto scaricare alla figlia. E soprattutto foto e video che la ritraevano nuda, intenta a compiere “giochi” che solo un adulto poteva averle insegnato.

La ragazzina, dietro alle domande della madre, ha raccontato di quel “coetaneo” (perché tale riteneva fosse) che dietro l’anonimato di un avatar l’aveva contattata in quel mondo virtuale. Un “ragazzino” simpatico, con cui era entrata presto in confidenza. Era stato lui, non potendola contattare telefonicamente, ad insegnarle a scaricare una applicazione da utilizzare col wi-fi, con cui scambiare foto. Le prime volte lusingandola. E poi, pretendendo sempre pose e pratiche più spinte, minacciandola di pubblicare tutto in rete se non gli avesse ubbidito.

In incubo proseguito sino alla scoperta, casuale, della madre. Che ha cancellato l’applicazione ed ha denunciato l’accaduto alla polizia postale. Il “coetaneo” della figlia, in realtà, sarebbe un uomo adulto, che opera da una città del Sud.

Una storia terribile, che testimonia ancora una volta l’attenzione con cui i genitori devono consentire ai loro figli di utilizzare la rete, anche solo per divertirsi con giochi apparentemente innocenti.