Continua a far discutere il convegno su caccia e biodiversità (denominato “I custodi della biodiversità”) organizzato a Roma da Coldiretti. Incontro che ha visto anche la partecipazione del ministro Lollobrigida.
Sul tema, ampiamente discusso nel mondo venatorio, riceviamo e pubblichiamo la riflessione di Claudio Tortoioli, presidente dell’associazione ambientale venatoria Nata Libera Perugia.
Il titolo scelto per il convegno è molto ironico, e del tutto inopportuno: “I custodi della biodiversità”. Perché se pur vero che i cacciatori hanno a cuore e custodiscono ambiente e fauna, loro non hanno mai chiesto alle proprie associazioni più riserve private a pagamento, tra l’altro sostenute con fondi pubblici.
Inoltre, in verità i cacciatori svolgono volontariato e tutela dell’ambiente, ma nel territorio dove la caccia si può praticare liberamente. Quindi, è stato fatto un uso distorto e ingannevole del ruolo positivo ed attivo del cacciatore.
Ma in realtà tutti noi cacciatori siamo stati ripetutamente attaccati e accusati pesantemente, fino a mettere in discussione l’ingresso nei fondi privati, e non solo per cacciare , ma anche per la raccolta di frutti spontanei ed erbe selvatiche. Attenzione: questo accesso potrebbe essere concesso solo a pagamento.
Proprio così: alcuni dei relatori vorrebbe speculare anche sulle erbe selvatiche spontanee. Sentire certe cose, conferma la forte inadeguatezza di una larga parte di certi personaggi.
Ovviamente il nostro Codice civile garantisce invece l’accesso ai terreni, attraverso con l’articolo 842. Di cui una delle maggiori associazioni venatorie italiane, Libera caccia non presente al convegno, ha giustamente rimarcato con forza l’intoccabilità.
Contestiamo, inoltre, che istituire altre riserve private inflazionerebbe ulteriormente il comparto, collassandolo definitivamente.
Ritenendo il neo ministro Lollobrigida persona di grande e profonda conoscenza, le sue dichiarazioni sorprendono per competenza, concretezza e vicinanza e attenzione verso la ruralità italiana e dei comparti agricoltura, allevamento e caccia.
I primi provvedimenti assunti dal Governo lasciano pensare che abbiamo davanti a noi un futuro migliore. Crediamo che certe aspirazioni per ulteriori limitazioni e condizionamenti siano dello schieramento politico che oggi fortunatamente è minoranza e sta all’opposizione.
Noi che veramente “non vogliamo consegnare solo problemi al ministro Lollobrigida”, ma invece risolvere tantissime aspettative del mondo venatoria italiano, indichiamo un percorso completamente diverso.
In primis, tutelando tutti i dati che la caccia italiana ha. Numeri importantissimi: 900.000 addetti; 2.400 imprese, molte delle quali esportano in tutto il mondo, primeggiando per assoluta qualità.
Contestualmente, nel solco delle tradizioni rurali più autentiche – ambiente, fauna selvatica, agricoltura, allevamenti, sicurezza urbana e stradale – possono trovare nella caccia moderna lo snodo di una gestione al servizio delle comunità.
Dopo decenni di approcci ideologici, incoerenti e dannosi, che hanno portato al totale squilibrio faunistico, che parte incoscientemente da aree protette, parchi, are demaniali, e fondi privati riservati, (rifugio indisturbato di tantissime specie pericolose e dannose), ora che abbiamo finalmente un Governo attento a queste tematiche, nessuno può permettersi speculazioni.
Ma invece diamo concretamente sostegno e giuste indicazioni per migliorare ambiente agricoltura sicurezza e biodiversità.
Iniziando con il cambiare la 157, legge troppo protezionista, rispetto alle reali emergenze e limitazioni. Abolire i comitati di gestione, gli Atc, vere zone franche, caratterizzate da malgoverno e scarsa trasparenza.
Si adegui poi all’Europa il calendario alla selvaggina migratoria. Si rende necessario dare forza e competenza agli osservatori regionali. Scomporre totalmente l’Istituto superiore della protezione ambientale di Bologna, organo superato per moltissimi aspetti.
Il discusso convegno romano ha fatto emergere chiaramente alcune certezze. Le associazioni presenti al convegno – che, numeri alla mano, non rappresentano certo la maggioranza dei cacciatori – non raccolgono minimamente le istanze , i veri problemi della caccia italiana.
Il radicalismo animalista, e non solo, sa bene che la caccia si può fermare anche e soprattutto limitando tempi e specie cacciabili, riducendo territori e togliendo selvaggina nobile stanziale.
Soltanto l’introduzione della app per il conteggio dei prelievi ha fermato più del 50%dei cacciatori.
Altra certezza, di fondamentale importanza: il ministro Lollobrigida e tutto il Governo hanno dimostrato attenzione e disponibilità verso la ruralità. Un esecutivo che ha ottenuto milioni di voti per un vero cambiamento, per dare ascolto al popolo italiano. Non credo che ascoltando soltanto i vertici si confermino certi risultati.
Presto noi incontreremo direttamente il ministro Lollobrigida, che sta diventando un vero punto di riferimento apprezzato e stimato.
Claudio Tortoioli, presidente Nata Libera Perugia