Umbria | Italia | Mondo

Cultura e Creatività, Umbria fanalino di coda e poca crescita

L’Umbria, con i suoi numeri importanti, rappresenta un forte Sistema Produttivo Culturale e Creativo (SPCC). Tuttavia, secondo il rapporto annuale “Io sono Cultura” il progetto di ricerca annuale realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere che dal 2011 racconta il valore economico e sociale delle imprese che operano nel settore culturale e creativo, i risultati regionali nel 2022 sono stati al di sotto della media nazionale. Il valore aggiunto dell’Umbria risulta infatti in difetto del 16,1% rispetto alla media italiana e addirittura del 27,7% rispetto all’area del Centro. Per quanto riguarda l’occupazione, il divario è invece minore, con un distacco dell’8% rispetto alla media nazionale e del 18,6% rispetto al Centro.

Crescita dell’Umbria nel 2022

Nel 2022, l’Umbria ha avuto la crescita più bassa tra tutte le regioni italiane per quanto riguarda sia il valore aggiunto dell’SPCC che l’occupazione (la Liguria presenta i risultati migliori: +10,8% la crescita della ricchezza prodotta e +4,9% l’incremento dei posti di lavoro).Nella regione del Centro Italia si è registrato solo il +4,1% di crescita del valore aggiunto e una contrazione della base occupazionale del -0,4% (unico valore negativo insieme a quello della Basilicata, con -0,1%).

Dichiarazione di Giorgio Mencaroni

Giorgio Mencaroni, Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, ha sottolineato l’importanza del SPCC come catalizzatore di altre attività economiche. Mencaroni ha evidenziato il ruolo significativo che le industrie culturali e creative giocano nella ripresa economica e sociale italiana, sottolineando il potenziale delle stesse per attirare visitatori e promuovere la spesa turistica.

C’è innanzitutto un elemento che emerge dal tredicesimo Rapporto ‘Io sono Cultura’, curato da Fondazione Symbola e Unioncamere in collaborazione con Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, Istituto per il Credito Sportivo, Fondazione Fitzcarraldo e Fornasetti, con il patrocinio del Ministero della Cultura.

Si tratta del fatto che il sistema produttivo culturale e creativo si configura sempre più come un conglomerato di attività capace di attivare in misura consistente il resto dell’economia. Oggi, a tre anni dallo scoppio della pandemia e in piena fase di ricostruzione e ripartenza, le industrie culturali e creative sono tra i settori più strategici per facilitare la ripresa economica e sociale italiana. Non solo perché i numeri dell’ultimo decennio dimostrano che parliamo di una fonte significativa di posti di lavoro e ricchezza. Ma anche perché sono un motore di innovazione per l’intera economia e agiscono come un attivatore della crescita di altri settori, dal turismo alla manifattura creative-driven.

Ossia quella manifattura che ha saputo incorporare professionisti e competenze culturali e creative nei processi produttivi spesso orientati alla sostenibilità, traducendo la bellezza in oggetti e portando il made in Italy nel mondo. Questo sistema costituisce un elemento cardine di attrattività per i visitatori in arrivo nel nostro Paese: la spesa complessiva sostenuta da turisti con consumi culturali – ovvero che hanno speso in spettacoli teatrali, concerti, folklore, visite guidate, musei, mostre, e così via – ha sfiorato i 35 miliardi di euro nel 2022, pari al 44,9% della spesa turistica complessiva. Cultura e creatività, oltre ad arricchire la nostra identità e alimentare la domanda di Italia e di Umbria nel mondo, possono aiutarci ad affrontare insieme le difficili sfide che abbiamo davanti.

Per quanto riguarda l’Umbria, i 1,017 miliardi di euro di valore aggiunto realizzati da Sistema Produttivo Culturale e Creativo della regione, e le 19mila 600 unità di lavoro impegnate nel 2022 sono numeri importanti, ma non siamo ancora riusciti a recuperare il gap con la media nazionale e con quella del Centro Italia. Si tratta, attraverso un aumento della produttività delle imprese del Sistema Produttivo Culturale e Creativo, di accrescere la capacità competitiva delSistema Produttivo Culturale e Creativo dell’Umbria, che diventa aumento della capacità competitiva dell’intero sistema economico regionale. E su questo la Camera di Commercio è fortemente impegnata sia sul fronte delle numerose iniziative di valorizzazione del territorio, sia su quello della transizione digitale ed ecologica delle nostre imprese, collaborando a larghissimo raggio con tutte le Istituzioni e le forze economiche e sociali della nostra regione e non solo”.

Produttività dell’Umbria

Nonostante il ritardo rispetto alla media nazionale, ci sono segnali di miglioramento della produttività in Umbria. Le imprese che svolgono attività “core” sono quasi in linea con la media nazionale, sebbene il valore aggiunto sia inferiore. La distribuzione delle imprese delle attività “core” del Sistema Produttivo Culturale e Creativo della regione mostra un trend di miglioramento nel 2022.

Rapporto tra attività “Core” e “Creative-Driven”

Il rapporto tra attività “core” e “creative-driven” in Umbria mostra una distribuzione più bilanciata rispetto alla media italiana e a quella del Centro. Nel 2022, il 48,3% del valore aggiunto dell’SPCC derivava dalle attività “core” e il 51,7% da quelle “creative-driven”.

Distribuzione delle imprese delle attività SPCC

La distribuzione delle imprese delle attività “core” Produttivo Culturale e Creativo vede in Umbria qualche importante diversità rispetto alla media nazionale.

Le attività sopra alla media nazionale:

  • Editoria e Stampa” (29,4% in Umbria con 1.116 aziende, 22,8% la media italiana),
  • Patrimonio artistico e storico” (0,7% in Umbria con 26 aziende, 0,4% la media nazionale).
  • Performing arts e arti visive” (Umbria 13,6% con 515 aziende, media italiana 11,2%) e
  • Videogiochi e software” (13% con 492 aziende, dato nazionale 12,4%).

Al di sotto rispetto alla media ci sono invece:

  • Architettura e design” (24,5% con 931 aziende, contro 31,9% del dato nazionale),
  • Comunicazione” (Umbria 13,7% con 520 imprese, Italia 15,5%) e“
  • Audiovisivo e Musica” (Umbria 5,2% con197 aziende, Italia 5,8%).