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Cucinelli racconta, “Ispirato dalle lacrime di mio padre, era umiliato sul lavoro” | L’intervista

Brunello Cucinelli e la sua filosofia. L’imprenditore del cachemire di Solomeo, famoso in tutto il mondo, spiega in una lunga intervista con Om Prakash Malik  (celebre scrittore di web e tecnologia americano) da dove ha tratto la sua fonte di ispirazione:

«Dagli occhi di mio padre lucidi di lacrime. Quando vivevamo in campagna l’atmosfera, l’ambiente, la vita – tutto era bello. Eravamo semplici agricoltori, niente di speciale. Poi mio padre andò a lavorare in fabbrica. Veniva umiliato e offeso, il suo lavoro era veramente pesante. Non si lamentava della durezza del lavoro o del basso salario che ne ricavava, ma diceva sempre: “Che male ho fatto a Dio per essere umiliato così?”. In pratica, che cos’è la dignità umana? Se lavoriamo insieme e anche con un solo sguardo ti faccio capire che non vali nulla, guardandoti dall’alto in basso, è come se ti stessi uccidendo. Al contrario, se ti rispetto, se ho stima di te, il risultato sarà una tua maggiore responsabilità. Il frutto di questa responsabilità è la creatività, perché qualunque essere umano è portatore di una parte di genio. L’uomo ha bisogno della dignità più di quanto non abbia bisogno del pane».

Nel 1978 ha creato un’azienda che oggi supera i 450 milioni di dollari ed esporta prodotti in tutto il mondo. Brunello Cucinelli, 63 anni, imprenditore, soprannominato il “Re del Cachemire”, stanzia il 20% degli utili della sua azienda alla sua fondazione non a scopo di lucro a nome della “dignità umana” e paga i suoi lavoratori salari del 20% superiori rispetto allo standard del settore, permettendo così alla sua impresa di promuovere la prosecuzione della tradizione artigianale italiana. Cucinelli finanzia anche la Scuola dei Mestieri di Solomeo, i giovani che la frequentano sono liberi di lavorare per la sua impresa o per altre imprese italiane. I suoi dipendenti lavorano dalle 9 alle 17:30 e non devono rinunciare al tempo libero: c’è un vero divieto di inviare e ricevere email dopo quell’orario.

Che cosa la attraeva nel cachemire?, chiede l’intervistatore. Brunello: «Avevo letto l’autore americano Theodore Levitt che affermava che i paesi industrializzati dovevano produrre beni artigianali speciali, perché un giorno sarebbero arrivati sul mercato nuovi attori che avrebbero prodotto gli stessi articoli ma a un prezzo più basso. L’idea di produrre beni di lusso, il “made in Italy”, ha sempre fatto parte di me. Perché il cachemire? Perché è un materiale che teoricamente non si getta mai. Un pullover di cachemire non si butta mai via. L’idea di produrre qualcosa che dura per sempre, che non getti mai mi piaceva moltissimo. Ovviamente all’epoca non avevo un soldo in tasca, assolutamente nulla. Avevo questa idea di costruire un’impresa con una o due persone e di restituire dignità al lavoro».

Come riconciliare tutto questo con un mondo in costante movimento, 24 ore su 24, 7 giorni su 7? Brunello: «Per fare un esempio, quando chiamiamo il nostro ufficio di New York nessuno ci chiede: “ciao, come stai? Come va la tua giornata?”. Non lo chiede nessuno. Se tutto deve essere così rapido e “sul pezzo”, quanto tempo rimane per la mente? Le cose dovrebbero essere fatte in modo che se per trattare in profondità una questione sono necessarie tre ore dovremmo dedicarle tre ore. Qui si comincia a lavorare alle otto di mattina e a partire dalle 17:30 c’è un vero proprio divieto di continuare a lavorare. La prima volta che sono andato a New York avevamo un piccolo ufficio e tutti si inviavano messaggi di posta elettronica fra di loro. Ho detto subito: “Così non va proprio. Ora vi alzate e andate dal vostro vicino di tavolo e gli chiedete quello che gli dovete chiedere, lo fate di persona, ci vuole un attimo”. Prima di tutto è importante guardarsi negli occhi, percepire la vicinanza, la presenza».