I “crostini briachi” sbarcano in tv. Ribalta nazionale per un dolce della tradizione tifernate, tipico di carnevale da secoli ma ottimo in tutte le stagioni.
Se ne è occupata la rubrica “Mag” – nell’edizione di ieri sera (15 marzo) alle 18,30 – subito dopo il Tg di Studio Aperto su Italia Uno, con un servizio interamente dedicato e girato nella “Sala del gusto” del Centro di Formazione Asp “G.O. Bufalini” di Città di Castello. I crostini ubriachi – “briachi” nel dialetto tifernate – sono un simbolo dell’Altotevere, nella zona al confine tra Umbria, Toscana e Marche, e sono spesso serviti al termine di un pranzo o una cena, anche se solitamente sono protagonisti indiscussi del carnevale e della Pasqua.
La maestra “chef” Sandra Gaggioli, cuoca ed esperta di cucina popolare, li ha preparati raccontandone la storia. Dolce tipico dei quartieri popolari di Città di Castello, nasce cavallo tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso. I crostini erano spesso portati ai tradizionali “Vejoni” di Carnevale (feste danzanti molto popolari), che inizialmente si tenevano al Teatro degli Illuminati. Dopo la mezzanotte i balli si interrompevano per permettere ai presenti di fare uno “spuntino”, spesso portato da casa. Tra primi, panini e altre cibarie ecco che spuntavano sempre i crostini briachi – prodotto semplice e “povero” – che divennero un vero e proprio punto fermo delle feste tifernati.
La ricetta originale, che fa il paio con numerose varianti era infatti questa: pane sciapo umbro abbastanza raffermo, tagliato in formato crostini inzuppato in una miscela di alchermes ed un liquore a base di rum. Il crostino inzuppato doveva essere senza anima bianca, ”briaco” appunto. Sopra viene poi posto uno strato composto da cioccolato in polvere disciolto con aggiunta di rum e successivamente impastato con granella di mandorle tostate e sbriciolate grossolanamente. Come detto, questo dolce tipico è esclusivamente di produzione familiare (non risulta essere prodotto in alcuna pasticceria o ristorante locale).
Nel servizio in tv è poi stata intervista la sommelier Tiziana Croci, delegata di zona Ais (Associazione Italiana Sommelier) che ha illustrato l’abbinamento dei crostini “briachi” con Visciola e Visciolato, vino rosso scuro da sempre diffuso nelle aree territoriali pedemontane di Marche ed Umbria. Nella vicina Pietralunga ci si può imbattere in piccole produzioni familiari, che sopravvivono grazie alla capacità degli ostinati abitanti. Il visciolato oggi è un vino liquoroso, con un sapore profumato e complesso, adatto ad accompagnare il fine pasto, perfetto con i crostini briachi.
“Una bella vetrina per il nostro territorio – ha dichiarato l’assessore al Turismo Letizia Guerri – che accanto al re della tavola, il tartufo bianco, annovera prelibatezze come i crostini briachi, dolce tipico di Città di Castello che da generazioni si prepara con maestria solo qui. Grazie alle nostre due brave divulgatrici e appassionate protagoniste delle tradizioni locali, Sandra e Tiziana, abbiamo potuto offrire un’altra bella immagine della nostra vallata ricca di eccellenze eno-agro-alimentari”.