La concentrazione di cromo nelle acque sotterranee a Terni rientra nei limiti di legge, mentre per quanto riguarda l’aria, i valori spesso vengono sforati, soprattutto in abbinamento con altre sostanze. E’ quanto emerso durante il seminario scientifico che si è tenuto questa mattina a Terni, promosso dall’Arpa. Tema centrale, nello specifico, è stato il cromo esavalente (Cromo VI), ritenuto cancerogeno per l’uomo.
Ad aprire i lavori è stato Paolo Stranieri di Arpa Umbria, che ha fatto il punto sullo stato delle matrici ambientali nella Conca Ternana. Nello specifico nel corso dell’incontro i tecnici di Arpa Umbria hanno illustrato i dati della prima campagna sperimentale di monitoraggio per la misura del cromo esavalente in atmosfera che ha evidenziato come esso sia rilevabile nella Conca Ternana.
La presenza di cromo esavalente nell’aria è senza dubbio legato all’attività siderurgica, ma non è un problema isolato e da valutare a sé stante. Va infatti inserito in un contesto più ampio di polveri sottili e della presenza di metalli nella conca. In particolare, è emerso, lo sforamento viene registrato nella zona di Prisciano, dove viene riscontrata la presenza di cromo e nichel. Per quanto riguarda invece l’inquinamento dell’acqua, i dati di Arpa Umbria hanno evidenziato la presenza di Cromo VI nei corpi idrici sotterranei umbri, anche se in concentrazioni non superiori ai limiti normativi. Anche a Terni la situazione sembra essere piuttosto sotto controllo.
“Arpa Umbria – ha spiegato la dottoressa Donatella Bartolisi – è dotata di una strumentazione in grado di misurare concentrazioni di metalli anche al di sotto dei parametri previsti dalla normative europee. Questi strumenti ci permetteranno di implementare i nostri dati in questo campo”.
Un’analisi più tecnica sul cromo esavalente è stata fatta dal professor David Cappelletti, dell’Università degli Studi di Perugia, il quale ha evidenziato che il cromo esavalente è presente in natura soltanto in alcune zone d’Italia e che la sua formazione è soprattutto di origine industriale. Si tratta di una sostanza classificata come cancerogena per l’uomo dalla Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) sulla base di evidenze sperimentali ed epidemiologiche. “La tossicologia del cromo esavalente – ha detto Cappelletti – è abbastanza particolare: viene assorbito attraverso l’apparato respiratorio e attraverso la cute. Viene trasformato nelle cellule in ‘Cromo (IV)’ e quindi, in cromo trivalente, ‘Cr (III)’. Il cromo trivalente si può legare al Dnd creando degli addotti che possono creare problemi nel corso dei processi di replicazione e riparazione del Dna. Ma non solo, la presenza di cromo trivalente nelle cellule può provocare anche danni ossidativi, portando all’aumento dei radicali liberi che vanno a rompere le lipoproteine. Lo studio dei meccanismi di azione del cromo esavalente – ha ricordato – sono al centro del progetto europeo ‘Human Biomonitoring for Europe’ che cercherà di accrescere le conoscenze in questo campo”.