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Crollo San Giacomo, Curia chiede risarcimento da 1 milione

Un cavillo burocratico fa slittare al prossimo 19 dicembre l’udienza del processo per il crollo della chiesa di San Giacomo. Un’udienza fondamentale, in cui il consulente tecnico incaricato dalla Procura, il professor Nicola Augenti, avrebbe dovuto rendere noti in aula i risultati della sua perizia sul crollo. E invece tutto rimandato, perché il legale difensore di uno degli imputati ha rinunciato all’incarico e il difensore d’ufficio ha chiesto i termini a difesa per studiare le carte. Il giudice Delia Anibaldi ha comunque calendarizzato ben otto udienze, da dicembre a luglio 2015, con l’obiettivo di arrivare alla sentenza di primo grado prima della pausa estiva del 2015.

Maxirisarcimento – E’ però sul fronte civilistico che si registrano le novità più sostanziose. La Curia Arcivescolvile avrebbe infatti chiesto alla ditta che nel 2010 stava eseguendo i lavori di consolidamento all’interno della chiesa un maxirisarcimento da 1 milione di euro. La notizia è trapelata a margine dell’udienza odierna, anche se per la verità la volontà della Curia di arrivare ad un accordo era nell’aria da un po’. La ditta avrebbe già spedito al mittente una controproposta: quella di eseguire gratuitamente i lavori di consolidamento. Offerta che, a quanto trapela, la Diocesi non gradirebbe molto.

Lavori bloccati – Il mancato accordo blocca di fatto la ripresa dei lavori e aumenta il malcontento dei residenti di San Giacomo, orfani della loro chiesa da quasi quattro anni. Dalla Curia fanno sapere che il nuovo progetto di recupero sarebbe già pronto e che si aspetta solo di risolvere tutti i cavilli burocratici legati al contenzioso con la ditta prima di indire una nuova gara d’appalto

Gli imputati – Prossimo step sarà comunque l’udienza del 19 dicembre, dove oltre al professor Augenti e alla sua perizia verranno ascoltati tre testimoni della pubblica accusa, gli inquirenti che condussero le indagini. A processo sono finite sei persone tra direttori dei lavori, progettisti, addetto alla sicurezza e legale rappresentante della ditta. L’accusa per loro è quella di disastro colposo, ma dovranno rispondere anche della presunta violazione di alcune norme edilizie e di sicurezza sul lavoro.

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