Ha chiesto la condanna per 4 degli imputati e l’assoluzione per i restanti 2 il pm Gennaro Iannarone durante la requisitoria relativa al processo di primo grado per il crollo della chiesa di San Giacomo di Spoleto, avvenuto il 23 novembre 2010.
Questa mattina è iniziata la discussione delle parti davanti al giudice Delia Anibaldi, che proseguirà ad aprile, quando si terranno anche le repliche. Sei le persone finite sul banco degli imputati dopo il crollo avvenuto nella parrocchiale oltre 5 anni fa, accusate a vario titolo di disastro colposo e di non aver rispettato specifiche norme in materia di prevenzione di infortuni e di appalti. Si tratta di Daniele Felici e Manuel Peretti (difesi dall’avvocato Salvatore Finocchi), quali direttori dei lavori e responsabili dei lavori in fase di progettazione, di Fabrizio Menghini e Andrea Giannantoni (avvocati Massimo Marcucci e Massimiliano Oggiano), progettisti strutturali, Paolo Castellana (avvocati Carmelo Parente e Pinchi), coordinatore per la sicurezza, e Nicola Falcini (avvocato Antonino Belardo), legale rappresentante della ditta Cesa, incaricata dei lavori. In aula stamattina erano presenti Menghini, Giannantoni e Castellana.
La pubblica accusa, rifacendosi alla consulenza del professor Nicola Augenti, ha chiesto la condanna a 2 anni e 6 mesi di reclusione per Felici, Peretti e Falcini e a 2 anni per Castellana. Il pm ha chiesto invece l’assoluzione per Menghini e Giannantoni, progettisti strutturali che nelle loro mansioni avrebbero rispettato la normativa di riferimento. Richieste a cui si è associato l’avvocato La Spina, che in aula rappresentava la parte civile, la parrocchia di San Giacomo. “Le cose sono state fatte alla carlona – ha detto La Spina – senza prestare la minima attenzione”.
Le difese che hanno preso la parola oggi hanno chiesto invece l’assoluzione per i propri assistiti. In particolare gli avvocati Marcucci e Oggiano hanno accolto con favore la richiesta del pubblico ministero di assoluzione per Menghini e Giannantoni, a cui si sono associati, evidenziando come gli imputati abbiano in realtà svolto un’attività minuziosa e di indagine per comprendere come erano fatte le colonne (una delle quali crollò, ndr), rispettando la normativa. L’avvocato Finocchi, difensore di Felici e Peretti, ha invece osservato che “non c’erano indicazioni che avrebbero dovuto allarmare, non c’era nulla di anomalo. La perizia è una ipotesi su cosa è accaduto ed era impossibile prevedere”. Il difensore ha anche ricordato come la chiesa fu sequestrata solo successivamente al crollo e quindi l’ambiente al momento del sopralluogo dell’ingegner Augenti era stato ‘contaminato’. Non solo, quanto al coinvolgimento dei due imputati quali direttori dei lavori, l’avvocato ha osservato come in realtà non ci sia nessun atto di incarico in tal senso. Finocchi ha quindi chiesto per questo l’assoluzione dei suoi assistiti.
Forti critiche all’operato dell’ingegner Augenti sono arrivate dall’avvocato Belardo, difensore dell’ingegner Falcini. “Non è che quella perizia è Vangelo” ha spiegato, contestando in primis l’accusa ipotizzata di disastro, quando invece non ci sarebbe stato un reale pericolo per la pubblica incolumità. Il difensore ha quindi evidenziato anche lui la contaminazione e la pulizia dell’interno della chiesa al momento del sopralluogo del perito, autorizzata dalla polizia. “Questo processo – ha aggiunto – si basa su 4 foto, interpretate da Augenti che nel suo sopralluogo non è stato mai assistito da un geologo. Non è dimostrato che lo stato dei luoghi non fosse coerente con il progetto”.
L’udienza è stata rinviata ad aprile per la conclusione delle discussioni e le repliche, a cui seguirà la sentenza.