Il dibattito politico a Gubbio si accende attorno alla proposta di Luigi Girlanda (Rinascimento Eugubino) – ancora nemmeno approdata in aula – di affissione di un crocifisso nella Sala Consiliare, approvata in commissione grazie (anche) al voto favorevole e all’astensione di alcuni consiglieri di centrosinistra.
La decisione ha suscitato reazioni contrastanti tra le forze politiche locali, con una netta divisione tra chi la considera un atto legittimo e chi, invece, la ritiene una violazione del principio di laicità dello Stato. In particolare, i Socialisti Eugubini hanno espresso “profonda sorpresa” per il voto favorevole del consigliere del Partito Democratico Antonio Cardile. “Riteniamo che tale scelta costituisca una violazione del principio di laicità dello Stato, pilastro fondamentale della nostra Repubblica, che garantisce la neutralità delle istituzioni pubbliche rispetto a ogni credo religioso e preserva uno spazio comune e inclusivo per tutti i cittadini”.
Per i Socialisti “la laicità dello Stato è un valore politico essenziale che non può essere ricondotto a una libera espressione individuale, ma deve essere affermato con chiarezza e determinazione”. Anche il circolo di Sinistra Italiana di Gubbio ha manifestato sconcerto per la decisione, sottolineando come “questa scelta possa essere lesiva dei principi costituzionali“. Il partito ha richiamato anche la sentenza n. 203 dell’11 aprile 1989 della Corte Costituzionale, che definisce la laicità come un principio supremo dell’ordinamento giuridico italiano.
Di diversa opinione ovviamente il gruppo Rinascimento Eugubino, che difende l’esposizione del crocifisso come “simbolo della tradizione culturale e identitaria italiana“. Nella replica, il gruppo ha ricordato che la giurisprudenza italiana ed europea – dalla Corte di Cassazione al Consiglio di Stato fino alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo – ha stabilito come “il crocifisso non costituisca una violazione della laicità dello Stato“. In particolare, è stata citata la sentenza della CEDU del 2011 (Lautsi c. Italia), secondo cui la presenza del crocifisso nelle scuole non rappresenta un indottrinamento né una violazione dei diritti individuali.
La questione continua a dividere l’opinione pubblica e il dibattito politico locale. Il prossimo 1° aprile il tema sarà affrontato nuovamente in Consiglio Comunale, dove si attende un confronto tra le diverse forze politiche per decidere se confermare o meno l’affissione del crocifisso nella Sala Consiliare.