Amministrative Spoleto

Cristina Bonucci, candidata con Fratelli d’Italia

LA CULTURA PIENA. Quando FRATELLI D’ITALIA mi ha contattata per
correre con loro in questa tornata elettorale, mi sono presentata nella nuova sede del Partito adiacente al Conad con molte perplessità: non sono una politica, e non vengo dalla politica; non ho mai avuto tessere di partito; la precedente esperienza amministrativa ha sicuramente alimentato nelle persone, me compresa, un profondo senso di sfiducia e amarezza verso ogni futuro governo cittadino; non appartengo a club, a gruppi o ad ambienti ricchi di voti possibili.

Così mi sono chiesta, e ho chiesto loro, perchè proprio io e in che modo potessi apportare un valore aggiunto ad una squadra già così forte e ricca, con una presenza femminile del cinquanta per cento. Mi hanno risposto in maniera disarmante: “Non vogliamo chi ha tanti voti e basta, vogliamo te, per l’apporto che potrai dare a noi e alla Città in ambito culturale”.

Davanti a queste parole, non ho potuto che rimboccarmi le maniche, certa che non si ha il diritto di lamentarsi se prima non si è fatto tutto quello che si può in termini personali.

Così mi sono all’istante venute in mente le parole di Pier Paolo Pasolini, che
risuonano in me da molto tempo: “Il contadino che parla il suo dialetto è
padrone di tutta la sua realtà”
. (Pier Paolo Pasolini, Dialetto e poesia popolare, 14 aprile 1951). Ecco, io credo che a partire da questa felice espressione, si possa sintetizzare perfettamente ciò che per me è la cultura, “LE RADICI DI UN POPOLO CHE DIVENGONO CONSAPEVOLEZZA SOVRANA”.

In quest’ottica, dunque, mi preme sottolineare che per Fratelli d’Italia, le periferie, tanto quanto il centro storico, non sono i mantra della campagna elettorale, che si inceppano ad urne chiuse, bensì i luoghi delle nostre radici, dentro i quali, e intorno ai quali, siamo tutti cresciuti, dove viviamo, lavoriamo e ci relazioniamo. Dunque non c’è pienezza di cultura dove ci sono caste elitarie – magari mascherate ad hoc dietro sigle ormai vuote di ogni contenuto – e il resto del popolo lasciato al suo destino a pochi chilometri dal centro (tanto è grande la nostra Spoleto).

E vorrei citare anche un altro artista, dopo Pasolini, a noi molto più vicino e caro: Gian Carlo Menotti. Egli scriveva, nel 1998 (anno peraltro in cui volle invitarmi ufficialmente al suo Festival): “Per me è sempre stato penoso sentirmi ai margini della società, e ho sentito il bisogno di convincere almeno una piccola comunità come Spoleto che l’artista è altrettanto utile e necessario quanto il medico, l’avvocato o l’ingegnere. Ci vuol pazienza per dimostrare ai concittadini che l’uomo civile vive d’arte senza neppure accorgersene”. (Gian Carlo Menotti, Spoleto Festival, 1998).

Quindi le periferie ci offriranno i luoghi della pienezza culturale di Spoleto, ove appositi centri, resi vivaci dagli Autori, spazieranno dalla performance teatrale a quella cinematografica, dalla danza alle arti figurative.

Cristina Bonucci.

“Messaggio politico elettorale”