C’è una svolta clamorosa nella difficile crisi che da mesi attanaglia la Giunta De Augustinis: in queste ore, infatti, a quanto può anticipare Tuttoggi, una nuova mozione di sfiducia è stata elaborata, condivisa e sottoscritta da ben 15 consiglieri comunali, 2 in più del minimo necessario per staccare la spina alla governance.
L’atto di indirizzo politico, quello che mette in discussione il rapporto fiduciario tra il parlamento cittadino e il capo dell’esecutivo – il sindaco e magistrato di Cassazione Umberto De Augustinis – potrebbe essere depositato già nelle prossime ore, anche se resta fermo il paletto chiesto dal centrosinistra di non votarlo pima del 24 febbraio prossimo.
Così da evitare le eventuali elezioni di maggio-giugno per quelle auspicate di settembre-ottobre e dare un po’ di respiro ad una campagna elettorale che si preannuncia difficile e complicata.
Di questi giorni le dichiarazioni del presidente dell’Anci, Antonio Decaro (sindaco di Bari in quota Pd) che ha commentato all’Adnkronos che “le elezioni sono sempre il massimo esercizio di democrazia, ma se si spostano di qualche mese non succede niente, non si provoca alcun vulnus alla democrazia italiana. Se si rinvia, ovviamente, non si voterà più a maggio ma si potrebbe votare già a settembre. Ma l’ipotesi al momento mi appare lontana“.
I partiti nazionali stanno invece facendo pressing su uno spostamento in autunno per consentire ai candidati sindaci, specie quelli che già guidano le aree metropolitane e le principali città, di affrontare meglio la campagna elettorale tenendo conto dei difficili impegni dovuti dalla terza ondata della pandemia da covid19.
Dunque, come avevamo anticipato su queste colonne, è stata predisposta la mozione di sfiducia che trova d’accordo tutte le forze politiche, del centro sinistra, liste civiche e del centro destra.
De Augustinis quindi incassa la sfiducia di tutto l’arco politico, una sorte di triste primato: dalla sinistra-civica di Ora Spoleto (Luigina Renzi), al centrosinistra del Pd (Stefano Lisci, Camilla Laureti, Marco Trippetti e Carla Erbaioli), alla destra della Lega (Riccardo Fedeli, Cesare Loretoni e Stefano Proietti) e di Fd’I (Antonio Di Cintio, Stefano Polinori e Paola Vittoria Santirosi), al centrodestra di FI (Marina Morelli) per finire con i civici di Alleanza civica (Gianmarco Profili e Roberto Settimi) e di Spoleto Popolare (Ilaria Frascarelli).
Questi ultimi 10, giovedì prossimo, probabilmente ritireranno la loro mozione di fiducia decretando il via libera per quella dei “15”: se depositata domani, questa dovrà essere calendarizzata tra il 20 febbraio (che però cade di sabato) e il 14 marzo prossimo.
Bisogna tornar indietro con la memoria di oltre 50 anni per trovare un precedente del Comune di Spoleto amministrato da un Commissario prefettizio. Precedente che combacia con la pagina buia della politica locale che interessò la città tra il 1967 (quando il Commissari Martissa e poi Vaccaro si insediarono al posto dell’uscente sindaco Aldo Manna per oltre due anni) e il periodo a cavallo tra il 1969 e il 1970 quando il sindaco Ercole Rossi, insediatosi il 16 marzo ’69, 7 mesi dopo dovette lasciare il posto al Commissario Jannone (fino al 22 luglio 1970).
Sette giorni dopo si insediò il sindaco Giancarlo Mercatelli e da allora di crisi politiche se ne sono registrate, ma mai più sfiducie.
Chissà se a questo punto il sindaco De Augustinis valuterà la possibilità di dimettersi: opzione che gli consentirebbe di avere 20 giorni di tempo per cercare una poco probabile, praticamente nulla, alternativa di maggioranza.
Sul fronte delle dimissioni volontarie invece la storia di Spoleto ne ha segnate alcune. L’ultima risale a Aldo Mattioli nel 1987 (sostituito da Pietro Conti). Prima di lui solo Enrico Roscini nel 1982 (venne nominato Leopoldo Corinti) e lo stesso Pietro Conti che nel 1980 fu costretto alle dimissioni per ‘sanare’ l’incompatibilità con la carica di deputato (sostituito da Roscini).
In attesa di una nota ufficiale, annunciata ad ore e firmata da tutte le forze, la protagonista della giornata è stata però la consigliera Maria Elena Bececco, la quale, a dispetto del lento declino di fiducia sia da parte dei suoi ex supporters (dalla collega Frascarelli agli alleati Profili e Settimi), sia della base della lista civica, mantiene stretta la carica di capogruppo.
E’ stata lei, infatti, a far fare un salto sulla sedia delle redazioni con un comunicato stampa che sembra più un atto di stizza che un documento politico. In poche righe, infatti, la consigliera ha dapprima svelato la mozione di sfiducia che i colleghi le avevano sottoposto in via riservata sperando la condividesse, e poi bacchettato, con tanto di morale, quasi tutta l’opposizione (che di fatto ora è la maggioranza).
Una piroetta, stile bizantino, che di fatto, al di là degli annunci, la porta ad essere sempre più vicina alle posizioni del sindaco. La Bececco non cita mai De Augustinis, ma genericamente “l’esecutivo”, “l’amministrazione”.
E giustifica la sua scelta di non votare nessuna sfiducia appellandosi ai soliti temi che non prendono più neanche la pancia degli spoletini come l’emergenza covid, l’ospedale, il piano sanitario regionale. C’è un Paese con la crisi di governo che spera di farcela appellandosi alla figura di Mario Draghi, praticamente un commissario quirinalizio, figurarsi se non può cavarsela una città di 38mila abitanti con un Commissario prefettizio, specie se le forze politiche vorranno sostenerlo nel suo mandato. Sperando che sia il più breve possibile.
C’è chi giura che la Bececco sarebbe stata pronta anche ad entrare in Giunta se il piddì avesse aperto le porte al primo cittadino: operazione fallita grazie anche al segretario camerlengo dem Stefano Lisci che con la Bececco sembra quasi aver giocato il ruolo che Renzi ebbe con Salvini durante le vacanze al Papeete.
Da Viale Trento e Trieste fanno trapelare che il ‘colpo basso’ odierno della Bececco le ha chiuso definitivamente ogni porta con il centrosinistra. E di non affannarsi più di tanto perché, quando arriverà il Commissario, “ci saranno i nostri consiglieri regionali a difendere le ragioni di Spoleto, del ritorno di tutti i servizi del nostro nosocomio a cominciare da ostetricia”.
E siccome la partecipazione sul nuovo Psr è appena partita e dovrà essere allargata anche all’associazionismo, Lisci & Co. stanno valutando se inaugurare una Associazione ad hoc (che si aggiunge a City Forum e simili) per sedere al tavolo delle trattative entrando dalla porta ufficiale di Palazzo Donini. Come dire, “il terrorismo che prova a fare la Bececco non ci impressiona proprio”.
Stessa linea tenuta dai leghisti ( i 3 riconosciuti dalla segreteria regionale) e da Fd’I che, in caso di commissariamento, affideranno ai loro consiglieri e deputati la partita di Spoleto. E anche in questo caso, porte chiuse alla Bececco.
Che quest’ultima avesse cominciato ad invertire la propria marcia lo dimostra la sua stessa comunicazione politica, cambiata nel giro di pochi mesi. Dai messaggi di rottura netta fino alla scorsa estate a quelli più tiepidi e distensivi dell’autunno scorso per finire con la dichiarazione di oggi con cui la Bececco si dichiara “convinta che non sia questa (di De Augustinis, n.d.r.) la migliore amministrazione comunale possibile”, come a dire che tutto sommato anche questa può andar bene.
Ma alla nuova comunicazione politica della consigliera si aggiunge, più concretamente, un misto di interessi che la riguardano direttamente: come la nomina del proprio babbo, Diamante Bececco, chiamato a novembre dal sindaco nel Comitato di vigilanza sulla salute (organismo su cui restano diversi dubbi di legittimità ma che, soprattutto, da novembre scorso non si sa cosa di concreto ha partorito) e la candidatura, dello stesso genitore, al Consiglio di indirizzo della potente Fondazione CaRiSpo.
Ecco di seguito il comunicato della capogruppo Bececco delle 10.28 di questa mattina che ha svelato la mozione dei 15 che sarebbe dovuta rimanere riservata fino al deposito: “Questa nuova mozione di sfiducia” scrive la Bececco “predisposta a pochi giorni dalla precedente, è uno schiaffo alla nostra Città. L’unico scopo di questo nuovo documento è quello di allungare per chissà quanto i tempi di commissariamento del Comune, che resterà senza un Sindaco e soprattutto senza un Consiglio Comunale forse per più di un anno, in un periodo così delicato a causa della pandemia, mentre la nostra intera Provincia è in zona rossa con l’Ospedale in bilico e il piano sanitario regionale tutto da discutere (la cui presentazione è prevista entro il prossimo mese di settembre 2021, mentre la revisione definitiva dei distretti sanitari e la nuova rete ospedaliera regionale entro dicembre 2021). Ma perché tutto questo?
E’ fin troppo facile immaginare le segreterie perugine dei vari partiti che stappano alla notizia del commissariamento del Comune di Spoleto. Si sa, quando il Sindaco non c’è i partiti ballano! Specialmente se questo commissariamento dovesse durare lunghi mesi e non, come si credeva, poche settimane. La Regione avrebbe il via libera nel fare il bello e il cattivo tempo con la nostra Città in mano ad un commissario prefettizio che, per quanto serio e preparato, non potrebbe mai rappresentare Spoleto e lottare per la nostra Città a quei tavoli fondamentali per il suo futuro, ma che non hanno nulla dell’ordinaria amministrazione cui lui è chiamato a lavorare. Comprendono, i rappresentanti locali dei partiti di destra e del Pd, la sottile linea che distingue il gravissimo errore che stanno commettendo loro e la cinica pianificazione di chi, da Perugia, dirige le operazioni? Chi ci guadagna da questo ping-pong con Spoleto che fa da pallina? Tutti, fuorché la nostra Città ed il suo territorio. Chi segue la politica locale sa perfettamente quanto io sia sempre stata oppositiva rispetto all’attuale amministrazione comunale.
La mia condotta parla per me: il mio operato, le mie votazioni a tutti gli atti principali proposti dall’esecutivo de Augustinis non lasciano spazio a dubbi. Anch’io sono convinta che non sia questa la migliore amministrazione comunale possibile, fra le proposte votate dai cittadini a giugno 2018. Tuttavia, durante la mia esperienza politica non ho mai smesso, neanche per un istante, di tenere il bene di Spoleto al primissimo posto fra le priorità dell’agenda politica. Non l’ho mai fatto né intendo cominciare ora. Non intendo rendermi partecipe di un atto scellerato come la seconda mozione di sfiducia che, di fatto, allungando i tempi del commissariamento per la nostra Città le farà perdere tutti gli appuntamenti più importanti. In un momento in cui servirebbero unità e civismo vero, a Spoleto ci si lascia accecare dall’odio ideologico e dalla bramosia di potere, dimenticandosi della Città. Chi vuole sfiduciare l’amministrazione de Augustinis lo faccia giovedì, votando la mozione già depositata dai 10, con una prospettiva di commissariamento relativamente breve per Spoleto e senza infantili prove di paternità politica di un disastro che, in caso di approvazione della sfiducia, farebbe partire la Città in posizione arretrata di diversi mesi nella gara che, a breve, avrà inizio per dare nuovamente dignità ai territori umbri. Una gara in cui non sono previsti premi di consolazione”.
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