Crisi della Sanità in Umbria, Perugia cerca risposte nel Consiglio comunale grande

Crisi della Sanità in Umbria, Perugia cerca risposte nel Consiglio comunale grande

Davide Baccarini

Crisi della Sanità in Umbria, Perugia cerca risposte nel Consiglio comunale grande

Mer, 20/09/2023 - 08:02

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Oltre 50 interventi espongono le criticità del sistema sanitario regionale: uno “sfogo” corale di cittadini, associazioni e specialisti

Un Consiglio comunale grande, partecipato e “caldo”, quello che ha avuto luogo ieri (18 settembre) nella sala dei Notari di Perugia, dove la sanità umbra e del capoluogo è stata analizzata nelle sue molteplici criticità.

In quasi 6 ore di assise sono emerse tutte le ombre (e poche luci) del servizio sanitario regionale, in uno “sfogo” corale di cittadini, rappresentanti di associazioni, specialisti di settore e politici, per un totale di 34 interventi (da 5 minuti ciascuno): tra questi sono state citate con estrema costanza le ormai famose liste di attesa e il conseguente “pendolarismo” dei pazienti in strutture private, anche lontanissime da casa.

Testimonianze allarmanti

Significative ma allarmanti le testimonianze di due cittadine: Elisabetta ha confessato di dover “pagare sempre tutto per poter curare sua madre, perché non posso aspettare i tempi impossibili della sanità pubblica” mentre Tania, paziente dello Spdc (Servizio psichiatrico) all’ospedale di Perugia, ha descritto una “situazione disastrosa, un non luogo dove di curativo c’è ben poco oltre a sedazione e contenzione. Uomini e donne condividono i bagni e la stanza per fumatori è l’unico spazio di normalità. Non c’è dignità per questa patologia”.

Le provocazioni

Non sono mancate ovviamente nemmeno le provocazioni, a partire da Stefano Vinti (associazione culturale UmbriaLeft), che ha puntato il dito contro “il taglio annunciato alla sanità per altri 28 milioni (l’1,5% del budget sanitario pubblico), quando invece per mantenere un livello accettabile servirebbero miliardi in più”. L’ex assessore regionale ha poi chiesto le dimissioni di Luca Coletto. Altra proposta sopra le righe quella del giornalista Leonardo Caponi, che oltre a rimarcare “la chiusura di 125 ospedali in 10 anni a livello nazionale“, ha consigliato di “far venire in Umbria i medici cubani – come peraltro già avvenuto ai tempi del Covid – per contribuire alla diminuzione delle liste di attesa“.

Le parole dell’assessore Luca Coletto

Dopo aver incassato più di qualche fischio e critica è arrivato anche il turno dell’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto, che ha risposto ad ogni singolo tema con i dati del Ministero della Salute alla mano: “Per la Regione sono i numeri a parlare – ha detto – il Piano di efficientamento non prevede tagli ma investimenti. Per quanto riguarda il distretto di Perugia è passato dai 420 dipendenti pre-Covid ai 431 attuali, nessuno ha tagliato nulla. Noi laureiamo a abilitiamo 10mila medici ogni anno, comunque non sufficienti perché le borse di studio permettono solo a 6000 di questi di esercitare al pubblico, il che vuole dire 4000 disoccupati di lusso sulle spalle dei contribuenti”.

Si è parlato tanto di privatizzazione – ha aggiunto – ma al privato abbiamo tolto anche Prosperius, sfruttando il capitale pubblico per fare utili. Il rapporto pubblico privato all’interno dell’Umbria è di circa l’8%, cresciuto durante il Covid ma solo perché avevamo tutti gli ospedali pieni di persone infettate e per garantire determinati interventi abbiamo dovuto ovviamente usufruire di strutture private. L’Umbria è anche la regione più anziana d’Italia dopo la Liguria a livello nazionale, anche se a differenza di quest’ultima non ha ricevuto finanziamenti per 109 milioni. Gestire la sanità dopo una pandemia, credetemi, non è stato semplice e stiamo cercando di recuperare con tutte le forze. Abbiamo chiesto più soldi e personale e ci spettano ancora 5 miliardi che i precedenti governi ci avevano promesso”.

Le dichiarazioni del direttore D’Angelo

Dopo Coletto è stata la volta del direttore regionale Salute e Welfare Massimo D’Angelo. Anche in questo caso si parte dalle rassicurazioni “non vi è stato alcun ridimensionamento delle strutture previste dal Pnrr: avremo infatti 22 case di comunità, 17 ospedali di comunità (livello intermedio tra degenza al domicilio e l’ospedale per acuti) e 9 centrali operative territoriali (tre a Perugia). Secondo me l’Umbria può diventare un laboratorio di idee perché sicuramente l’elevata presenza di anziani significa anche una migliore qualità di vita”.

Le patologie croniche – ha aggiunto – vanno gestite sul territorio mentre l’ospedale va gestito con una rete che consenta per livelli di complessità di cura l’adozione di un’assistenza sulla base delle necessità di paziente e clinica. Ma se il territorio deve essere elemento fondamentale in virtù del numero di anziani e patologie sicuramente deve essere gestito organizzandolo attraverso sistemi normativi succeduti negli anni e che hanno dato vita a oggi al cosiddetto decreto ministeriale 77, che prevede alcune strutture e soggetti fondamentali (medico di medicina generale o di assistenza primaria) con cui condividere la cosiddetta presa in carico del paziente. Non dobbiamo formare liste di attesa ma dobbiamo essere proattivi attraverso un modello attraverso cui noi chiamiamo il paziente, non dobbiamo attendere che vada incontro a fenomeni di riacutizzazione delle malattie acute”.

L’affondo di Bori nell’ultimo intervento

L’ultimo intervento della lunga maratona di ieri pomeriggio è stato quello del vicepresidente della Commissione Sanità Tommaso Bori (Pd) che ha ribadito come il ‘Piano di efficientamento e riqualificazione del sistema sanitario regionale 2022-2024’, approvato dalla Giunta regionale lo scorso 13 settembre, sia “un vero e proprio progetto di smantellamento della sanità pubblica. Attraverso un atto di programmazione, e non una mera deliberazione, la Giunta Tesei decide di tagliare circa 30 milioni alla spesa sanitaria, riduce da 12 a 4 i distretti sanitari e impone d’ufficio il ridimensionamento di servizi territoriali, reparti e addirittura di interi ospedali. Oggi c’è ancora chi rinuncia a curarsi, le liste di attesa si allungano e le vite si accorciano. Il diritto alla salute non è solo negato ma compromesso“.

Alla fine di questa intensa giornata, sicuramente servita ad analizzare in tutte le sue sfaccettature un problema centrale della regione, rimane la sensazione di dover fare ancora tanto lavoro. La credibilità della sanità, da parte dei cittadini, a quanto pare sembrerebbe già compromessa e a testimoniarlo sono stati proprio i 34 interventi di ieri, solo uno dei quali ha invitato la platea e tutti gli umbri “ad avere speranza e pensare positivo…”

Ha collaborato Riccardo Mancini

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