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Crisi Sangemini, sindacati alzano la voce / 4 novembre si rischia il fallimento

Lu. Bi.
Scade il 4 novembre la deroga concessa dal giudice fallimentare del tribunale di Terni per salvare la “Sangemini”, ma ancora non sembra ci siano spiragli positivi per una risoluzione positiva della vicenda che vede a rischio 136 lavoratori. I sindacati, Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil sono tornati a far sentire la loro voce per non far cadere l'attenzione mediatica sulla crisi degli stabilimenti sangeminesi. Domenica scorsa Roberta Angelilli, vicepresidente del Parlamento Europeo, è stata ospite della Giostra Dell'Arme dove i lavoratori dello stabilimento hanno manifestato davanti alla comunità del borgo. Nell'occasione l'Angelilli aveva usato parole non confortanti “La battaglia si può fare, ma è oggettivamente molto difficile – aveva detto l'onorevole – perchè c'è stata una conduzione assolutamente fallimentare dell'azienda. Temo che la “Sangemini” sia in ginocchio – aveva proseguito l'Angelilli – e che possa essere difficile un intervento delle autorità europee e internazionali. Cercheremo comunque di tenere sotto controllo la situazione”.
Sara Palazzoli, Dario Bruschi e Stefano Tedeschi, hanno ribadito quanto già espresso nei giorni passati “Chiediamo che venga garantita la continuità produttiva e quella occupazionale per i 136 lavoratori – dicono i rappresentanti sindacali – e rifiutiamo l'ipotesi del fallimento. Deve essere scelta la migliore offerta industriale – proseguono – ed è fondamentale che l'attuale proprietà, che molte responsabilità sulla situazione che si è venuta a creare, si metta definitivamente da parte. È necessario rilanciare il marchio Sangemini – concludono – per scongiurare un altro colpo mortale al sistema produttivo dell'Umbria”.
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