Sono le famiglie umbre quelle che, dall’inizio della crisi nel 2007 ad oggi hanno stretto di più la cinghia, riducendo i consumi.
Lo rileva la Cgi di Mestre, che mostra le differenze dei consumi dal 2007 al 2018, regione per regione.
In Umbria nel 2007 una famiglia spendeva mediamente 2.726 euro al mese; cifra che si è ridotta a 2.283 nel 2018: 443 euro al mese in meno spesi, con una riduzione percentuale del 16,3%, il valore più negativo tra le regioni italiane.
Molto più della media nazionale, dove la riduzione è stata mediamente di 131 euro (-2,9%). Con realtà come la Liguria che in questi anni hanno visto incrementare la spesa delle famiglie di oltre il 15%.
L’Umbria ha fatto peggio della Sardegna (-13,1%), del Molise (-12,7%), della Calabria (-12,3%).
E se si guardano alle regioni limitrofe, nelle Marche i consumi si sono ridotti di quasi il 10% (-253 euro mensili), il Lazio ha visto sostanzialmente la propria spesa invariata. Ed anche l’Abruzzo, altra regione pesantemente segnata dal terremoto, ha segnato un arretramento del solo 1,1%. mentre in Toscana addirittura si è assistito ad un incremento di quasi il 4%, con la cifra media mensilmente sborsata dalle famiglie che è salita a 2.899 euro.
Imprese cessate
Consumi interni che colpiscono soprattutto le piccole e micro imprese, artigiane e commerciali. L’Umbria infatti risulta la terza regione per chiusura di attività artigiane (dal 2009 al 2019 quelle attive sono scese da 24.473 a 20.418, il 16,6% in meno). Poggio dell’Umbria hanno fatto soltanto Sardegna e Abruzzo.
Va meglio, si fa per dire, nel settore del commercio al dettaglio: in Umbria la moria di piccoli negozi è stata del 4,4% (dal 2009 al 2019 si è passati da 10.968 a 10.481), ma comunque peggio della media nazionale (-3,8%) e lontano della media del Centro Italia (-1,1%).
Modena: basta modelli astratti imposti dall’alto
Dati allarmanti, commentati dalla senatrice di Forza Italia, Fiammetta Modena: “L’Umbria è la Regione più colpita, secondo la Cgia di Mestre, nella riduzione dei consumi dall’inizio della crisi -2007- ad oggi: meno 443 euro al mese, in fondo alla classifica. Pessimo anche il dato della chiusura delle piccole imprese e dei negozi dì prossimità, -16,6%.Conosciamo i motivi e gli errori commessi dalla politica locale, ma conoscere, capire e denunciare non serve più. Non servono neppure gli strumenti tradizionali, il credito, i fondi strutturali, l’assistenza. Il tessuto economico umbro – osserva Modena – sta già cercando e trovando nuove strade, in sintonia con un mondo ormai tecnologico e connesso. Le istituzioni devono soccorrere poveri e anziani, lasciati per troppo tempo a loro stessi. Accompagnando le idee, i bisogni e non creando modelli astratti imposti dall’alto alla società, troveremo la strada per risollevarci“.