Jacopo Brugalossi
“Lo stipendio dei lavoratori non è una priorità, è un’emergenza. E l’urgenza che abbiamo è quella di creare le condizioni per la ripartenza della Ims di Spoleto”. Parole del segretario regionale Fim-Cisl Adolfo Pierotti, che insieme ai colleghi Francesco Giannini (Fiom-Cgil) e Umbro Conti (Uilm) ha tenuto l'attesa conferenza stampa di oggi sulla “complicatissima situazione” delle Industrie Metallurgiche Spoleto e dei 300 lavoratori in cassa integrazione ordinaria ormai dall’estate del 2011.
Commesse in arrivo. Il quadro tracciato da Giannini non sembrerebbe così drammatico. “E’ chiaro che facendo parte di un gruppo, la sofferenza finanziaria è inevitabile – ha detto – ma negli incontri avuti con le istituzioni e con la dirigenza dell’azienda è stata sempre ribadita la funzione strategica del sito spoletino e l’intenzione di rilanciarlo tramite una diversificazione della produzione e la creazione di nuove partnership industriali”. La ripartenza della produzione, annunciata da parte dell’azienda due giorni fa, dovrebbe avvenire già entro la fine di febbraio – sarebbero rientrate alcune commesse su ghisa e acciaio da Fiat e Chrysler – mentre un nuovo incontro tra sindacati e proprietà è fissato per il 25 marzo.
Situazione complicatissima. Più realista è sembrato Pierotti, che com’è nel suo stile non ha usato giri di parole. “Il Gruppo Casti è in una situazione complicatissima – ha detto –, ora come ora non mi sentirei di escludere che si prospetti una scelta tra il pagamento degli stipendi e la ripartenza della produzione”. Secondo l’esponente della Fim “è necessario capire se la Cassa Integrazione ordinaria è un mezzo per accompagnare l’azienda verso la ripartenza, perché se così non fosse sarebbe solo il vizio di un sistema malato e bloccato”. Nel frattempo, la Cassa Integrazione è stata risottoscritta per altre 13 settimane. “Far ripartire la lavorazione della ghisa e dell’alluminio – ha proseguito Pierotti – non è solo una questione di volontà, ma dipende da una serie di condizioni indissolubilmente legata una all’altra. Ci sarebbe bisogno di un ‘business plan’ che porti le banche a condividere un percorso di rilancio e a sbloccare quindi la liquidità. La priorità è che l’azienda trovi le risorse economiche, come per esempio l’accesso ai fondi europei, per rimettersi in moto”.
Sale la tensione. Al di là dei progetti di rilancio industriale, di competenza delle “alte sfere”, i sindacati marciano uniti in aiuto dei lavoratori. “I siti spoletini devono rimanere a Spoleto”, è il motto rilanciato da Giannini, e i 300 posti di lavoro devono essere salvaguardati ad ogni costo. I continui rinnovi della cassa integrazione e le incertezze sui tempi della ripresa, unite alle voci sulla speculazione edilizia relativa all’area dello stabilimento, non fanno altro che alimentare il fuoco della paura dei lavoratori, tra i quali la tensione sembrerebbe aver raggiunto i massimi storici. Una settimana fa, infatti, un delegato della RSU di stabilimento ha ricevuto un attacco diretto da parte di ignoti che hanno inciso sulla fiancata della sua auto la frase “sei un venduto”. Un episodio grave che Fiom, Fim e Uilm hanno condannato “tout court”, e per il quale è stata sporta denuncia.
C.I. a rotazione. La cassa integrazione ordinaria fa si che nello stabilimento lavorino attualmente in media 50 persone a settimana. Sembrerebbe però che alcuni lavoratori vengano lasciati fuori dalle rotazioni dei turni, per decisione della dirigenza. “Ci siamo fatti sentire anche su questo punto – sostengono i sindacalisti – ribadendo con forza che la rotazione dovrebbe riguardare tutti. Purtroppo, la dirigenza ha escluso 4-5 lavoratori a causa di qualche intemperanza di troppo, e noi non abbiamo a disposizione gli strumenti per farli rientrare”.
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