Sulla crisi di governo cittadina si apre da oggi la settimana forse più delicata della attuale legislatura con il Consiglio comunale chiamato a discutere e votare giovedì prossimo, 11 febbraio, la mozione di sfiducia del sindaco De Augustinis firmata da 10 consiglieri (Di Cintio, Polinori, Santirosi di Fd’I, Fedeli, Loretoni, Proietti della Lega, Morelli di F.I., Frascarelli di S.p., Profili e Settimi di A.c.).
Raggiunto il minimo previsto per depositare la mozione (10 firme), per ottenere la sfiducia occorrono almeno 13 voti ed è su questo che si giocano le prossime ore, con Pd in primis e Ora Spoleto al traino, che hanno fatto sapere di confermare la sfiducia ma “riservandosi un altro momento”.
Senza però specificare quando, dando così l’impressione che la “maggioranza” (composta ormai di soli 9 consiglieri su 25) potrebbe in ipotesi durare ancora diversi mesi.
Una tattica, quella del piddi del segretario camerlengo Stefano Lisci, che trova delle resistenze al proprio interno, tra dirigenti e iscritti che vorrebbero invece andare al voto immediatamente e chiudere l’agonia di una governance che da mesi non ha più numeri.
Il Pd locale, o almeno chi ne regge le redini, non vorrebbe andare alle urne previste dalla legge ordinaria per maggio-giugno, sperando che la pandemia in corso convinca il futuro probabile governo Draghi a procrastinarle a ottobre 2021.
Quattro mesi che possono fare la differenza per affrontare meglio la campagna elettorale, individuare candidato sindaco e squadra e, non di meno, cercare qualche spicciolo per le inevitabili spese che l’attuale bilancio del pd non può permettere.
È questa situazione, nonché alcune garanzie ottenute da qualche esponente dem, che portano il Sindaco a far la voce sicura, sfidando la sfiducia, sicuro del fatto che giovedì prossimo, al 99,9%, non si andrà da nessuna parte.
In una intervista alla collega Chiara Fabrizi del CorUmbria, il primo cittadino ha infatti escluso di “presentare le dimissioni prima del voto sulla sfiducia”. A casa non si va, almeno per ora.
Le prossime ore saranno comunque determinanti per capire le strategie messe in campo dai dem (a Camilla Laureti sarebbe stato dato l’incarico di scrivere la nuova mozione di sfiducia) con i 10 di liste civiche e partiti del centro-destra. Tre i possibili scenari.
Se i dem non dovessero svelare le proprie carte con i presunti ‘alleati’ – e con solo 4 firme è impossibile depositare una mozione di sfiducia -, i 10 andranno al voto di giovedì mettendo in conto la sconfitta ma anche la certezza di segnare due punti importanti: il definitivo distacco della spina alla Giunta (che potrebbe rilevarsi strategico per il voto di marzo sul bilancio 2021) e il lascito al centrosinistra della piena responsabilità del prosieguo dell’azione amministrativa di De Augustinis. Un ‘peso’ che per il partito di Zingaretti potrebbe trasformarsi in un boomerang.
Il secondo scenario è che nelle prossime ore invece il Pd si possa far vivo illustrando la propria mozione: i 10 dissidenti potrebbero a quel punto ritirare la propria e firmare quella dei democratici accettando di calendarizzarne il deposito almeno dopo il 25 febbraio, prima data utile per evitare il voto di maggio-giugno. Lasciando così al Pd la responsabilità di una chiamata al voto autunnale (che nel caso non si dovesse tenere, comporterebbe la permanenza di un commissario prefettizio fino a maggio 2022, con ogni conseguenza sul bilancio del prossimo esercizio finanziario).
Ciò presuppone che il nuovo atto dovrebbe essere discusso dall’assise non prima di 10 giorni (7-8 marzo) e non oltre i 30 dal deposito (25-26 marzo).
Chiaro che di fronte ad una ipotesi simile, con almeno 15 firmatari (se non 16, in attesa di capire la posizione della consigliera Bececco di Sp), il sindaco potrebbe pensare alle dimissioni, riservandosi così ulteriori 20 giorni per trovare una (poco probabile) nuova maggioranza.
Sulla carta, ma dalle probabilità pressoché vicino allo zero per quanto fin qui riportato, è possibile anche che queste prossime ore, tra pressing e colloqui incrociati, possano convincere Lisci & Co. a sostenere giovedì la mozione di sfiducia, accontentando quella parte della base che trova incoerente aver deciso e annunciato la sfiducia della governance continuando però a tenerle il cerino acceso.
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