di Mirko Menicacci (*)
La crisi politico-istituzionale che sta interessando il comune di Foligno non ha eguali. Intanto il bilancio è il documento più importante per la vita di una pubblica amministrazione e la sua ritardata approvazione, seppur non generi cambiamenti radicali a livello di giunta e consiglio, comporta un ritardo nell’applicazione delle scelte che inevitabilmente si riverbera nella vita di tutti i giorni e quindi di tutti i cittadini. Per assurdo è meglio non approvarlo e mettere la città in mano ad un commissario prefettizio che sicuramente ha una preparazione amministrativa maggiore di qualche assessore o qualche consigliere, piuttosto che continuare a giocare a melina. Il prendere continuamente tempo, fa solo perdere tempo!
Il sindaco Mismetti, nel 2014, è stato legittimamente eletto e quindi ha l’obbligo politico, istituzionale e direi morale di amministrare la città. Questo atteggiamento politico-amministrativo che punta a rallentare i tempi delle scelte che puntualmente si ripropone ad ogni scadenza amministrativa importante, deve far riflettere il primo cittadino circa la reale possibilità che ha di amministrare. Foligno ed il suo territorio, al di là del “Giro d’Italia” che ha fatto felici tutti noi, sta impoverendosi.
Sindaco e consiglieri di maggioranza dissidenti si facciano un’esame di coscienza e riflettano sulle reali probabilità che ci sono di chiudere la crisi ed amministrare la città, oppure onestamente e dignitosamente ammettano che non ci sono più gli spazi ed i tempi per proseguire. L’accanimento terapeutico non serve a nessuno; non ai cittadini che non capiscono, né condividono certi balletti, ma neanche a loro. Dal punto di vista del sindaco e dal punto di vista del pezzo di PD che lo puntella, è comprensibile la blindatura, anche e soprattutto perché, perdendo Foligno, si scatenerebbe un effetto domino che porterebbe subito la provincia a passare dal centrosinistra al centrodestra ed altri esiti sarebbero imprevedibili. Ma queste non possono essere motivazioni rispettose per i 60.000 folignati.
Ci troviamo di fronte ad una città che si avvicina paurosamente al degrado( anzi in qualche caso vi è proprio immersa), sia dal punto di vista sociale, che economico. I lavori pubblici languono, la cultura è assonnata, i servizi poco efficaci ed efficienti, alcuni sport vanno scomparendo, grosse spade di Damocle pendono sulla testa dei cittadini, tipo i bilanci di alcune partecipate che, se dovranno essere ripianati dalle tasse dei folignati, rischiano di mettere in ginocchio famiglie ed imprese.
Serve un sussulto di dignità politica e spirito di servizio: o si va avanti o si va casa, per il bene dei folignati.
(*) Vice coordinatore provinciale AREA POPOLARE(NCD-UDC)