Luca Biribanti
Si è concluso da poco il tavolo di confronto, presso la chiesa del Carmine nel contesto della festa di 'Liberazione', sulla crisi generale e su quella industriale ternana, coordinato dal giornalista Rai Mino Lorusso, al quale hanno partecipato la Governatrice, Catiuscia Marini, il sindaco di Terni, Loeopoldo Di Girolamo, il capogruppo regionale Prc e Fds, Damiano Stufara e il segretario generale Cgil Umbria, Mario Bravi. Le questioni affrontate sono state di particolare rilevanza, soprattutto per la particolare situazione che la città sta affrontando da un punto di vista economico, con la vertenza Basell e le nuove politiche produttive adottate dalla Thyssen Krupp in primo piano. Sul tavolo del dibattito anche la manovra economica da circa 75 miliardi di euro, che domani dovrebbe essere approvata con la fiducia in Parlamento, e il futuro dell'università che, a Terni, sembra essere sempre di più un miraggio. Mino Lorusso ha rivolto la sua prima domanda alla Governatrice, Catiuscia Marini, chiedendole di illustrare la situazione generale della Regione: “Quello che sta accadendo in Italia non è casuale – ha detto la Marini – nel resto d'Europa si sono messe in atto politiche economiche di contrasto alla crisi, mentre in Italia abbiamo assistito a un balletto nel quale il Governo rassicurava sul fatto che l'Italia avrebbe risentito meno degli altri paesi europei della fase sfavorevole. Sono mancate le misure politiche moderne come quelle adottate dalla Francia che ha investito 6 milioni di euro in università e ricerca per sostenere l'innovazione e acquisire un vantaggio sulla competitività quando l'economia avrebbe ripreso un trend positivo. Nei periodi più bui del nostro Paese le Regioni hanno svolto un ruolo fondamentale nel sostenere le fasce più deboli della popolazione e con la manovra che prevede ingenti tagli all'istituzione non saremo più in grado di offrire i servizi di tutela che fin qui abbiamo garantito”. Anche Damiano Stufara, intervenuto dopo la Marini ha orientato le sue considerazioni sulla manovra finanziaria: “In questo Paese si sta approvando, in una settimana, una manovra da 75 miliardi di euro senza che il Parlamento abbia avuto il tempo di discuterla approfonditamente. Non ho ancora letto il testo completo del documento, ma stando a quello che si legge sui giornali da lunedì saranno introdotti i ticket sulla diagnostica e sul pronto soccorso, si andrà in pensione più tardi e aumenteranno le tasse per le famiglie meno benestanti. Con le privatizzazioni previste dalla nuova legge verrà inoltre violato il volere che i cittadini hanno espresso nello scorso referendum in cui si sono dichiarati beni come l'acqua non sottoponibili a speculazioni e logiche di mercato”. Mino Lorusso ha lasciato per ultimo il sindaco, Leopoldo Di Girolamo al quale ha chiesto di inserire la situazione di Terni nel contesto generale precedentemente delineato: “Terni in questo momento deve affrontare diverse situazioni critiche – ha detto Di Girolamo – l'università, la vertenza Basell e la crisi Thyssen. Per quanto riguarda il polo universitario credo che la chiusura dei corsi di laurea e dei dipartimenti ternani siano da mettere in relazione con quello che sta accadendo in tutta la nazione. Il Politecnico di Torino, per i tagli voluti dal governo Berlusconi, è stato costretto a chiudere le 6 strutture fuori sede che aveva e stessa sorte è toccata a università che non hanno più fondi per mantenere i vecchi corsi di laurea e istituirne di nuovi”. Il sindaco ha poi puntato l'attenzione sull'industria: “Credo che il problema dell'industria ternana sia invece più legato a scelte sbagliate delle multinazionali che avrebbero comunque preso le stesse decisioni indipendentemente dalla congiuntura economica internazionale sfavorevole. Anche a Ferrara sta succedendo, anche se in modo meno drammatico rispetto a Terni, quello che abbiamo visto nella nostra città nonostante fosse certo l'indirizzo dato dal tribunale fallimentare di New York alla multinazionale di razionalizzare le proprie produzioni. La Thyssen si è dovuta adeguare al mercato, non riuscendo più a sostenere gli ingenti investimenti che richiede la produzione dell'acciaio inox. L'azienda ha scelto altri settori come quello dell'ingegneristica, della mobilità, della componentistica per auto e dell'acciaio al carbonio che richiedono investimenti di gran lunga minori”.
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