“Affrontare le questioni economiche e sociali, attraverso ogni iniziativa che sia in grado di aprire un confronto utile per guardare alle difficoltà dell’oggi con la prospettiva di costruire il futuro“. E’ quello che torna a chiedere la Cgil, attraverso Mario Bravi (responsabile di zona Foligno – Assisi – Spoleto – Valnerina) e Massimo Venturini (Camera del lavoro di Spoleto), ribadendo nuovamente la situazione critica in materia di lavoro in città.
“È evidente – evidenziano i due sindacalisti (nella foto insieme a Gianluca Menichini della Flai) – che le problematiche sono rilevanti e non possono essere sottovalutate. In questo contesto, l’Umbria e Spoleto risentono delle criticità nazionali ed anche Europee. Le politiche dell’austerity e del liberismo a senso unico hanno duramente colpito i nostri territori, e se non si modificano è difficile ripartire. Ma per rimettersi in moto serve affrontare due questioni fondamentali: un’analisi spietata ma vera della situazione e politiche economiche alternative.
La situazione di Spoleto è perfettamente collocata nel contesto regionale, con alcune accentuazioni negative. Sull’Umbria i recenti rapporti AUR e IRES hanno confermato l’esistenza di una situazione che non è azzardato definire “declino”. Infatti, dopo 8 anni di accentuazioni progressive delle difficoltà parlare solo di “crisi” è limitante. Nella nostra regione dal 2008 ad oggi il tasso di occupazione è passato dal 65,2% al 61,3%, il PIL è diminuito del 16,5% e il prodotto pro capite è sceso a 22.400 euro annui con un -5mila euro. Ogni cittadino umbro ha perso quindi 617 euro l’anno. Come se non bastasse, si sono bruciati 35mila posti di lavoro, di cui 15mila solo nel 2016. Il welfare umbro, punto di forza fino al 2008, si sta indebolendo sempre di più: l’ISTAT ci dice che abbiamo 240mila umbri già poveri o che rischiano di diventarlo. In questo quadro, le politiche economiche nazionali e quelle del lavoro, a partire dal Jobs act, hanno ottenuto come unico risultato concreto solo la riduzione dei salari e dei diritti, senza riuscire minimamente a contrastare il ciclo, dimostrando tra l’altro che ridurre i diritti non solo è iniquo ma risulta anche inefficace. L’Umbria, infatti, ha salari del 9,5% più bassi della media nazionale.
Se la nostra regione, come abbiamo sottolineato, è stata duramente colpita dalla crisi, Spoleto sta vivendo un impoverimento consistente, superiore alla media regionale. Continua anche in questi giorni la crisi devastante dell’apparato manifatturiero di questa città, da sempre anche grande realtà industriale e produttiva. Non si creda che basta il rilancio del turismo e la valorizzazione dell’ambiente per uscire dalla crisi. È fondamentale mantenere ed innovare l’industria, come insegna la Germania e la stessa esperienza degli USA. Spoleto su questo versante ha subito colpi rilevanti, dalla ex-Pozzi, ora Ims-Isotta Fraschini, alla necessità di dare prospettive certe sul futuro della Cementir, per non dire della scomparsa di importanti realtà industriali che hanno fatto la storia di questa città, dalla Minerva al Cotonificio alla Panetto e Petrelli. Serve ed è urgente mettere in campo tutte le iniziative necessarie a salvaguardare le prospettive e i livelli occupazionali della ex Pozzi e delle altre aziende, e costruire un ulteriore progetto di sviluppo industriale, che valorizzi la produzione dell’olio d’oliva e la sua commercializzazione.
Spoleto oggi vive un processo di difficoltà enorme, testimoniato da questi dati:
- Occupati 17.500, di cui maschi 10.100, femmine 7.400
- Dipendenti 12.500
- Autonomi 5mila circa
- Disoccupati 2mila
Da questa situazione se ne esce prendendo le distanze dalle politiche economiche portate avanti in questi anni e avviando politiche pubbliche basate su un Piano Regionale del Lavoro che rilanci la domanda, che finalizzi le risorse dei fondi europei (1500 milioni di euro in Umbria) e che faccia della ricostruzione delle zone terremotate un’occasione per la messa in sicurezza del territorio e per la creazione di buona occupazione. Questo, insieme al rilancio di nuovi investimenti industriali, è il tema su cui dovrebbe svilupparsi il confronto in Umbria e anche a Spoleto. Questa città, in questioni relative alla messa in sicurezza dei beni architettonici e monumentali, ha grandi riferimenti e capacità, come le cooperative del restauro (Coobec). La difesa e valorizzazione del territorio può far emergere grandi professionalità e può far valorizzare altre esperienze soggettive ed imprenditoriali rilevanti. In questo senso, la difesa della fascia appenninica della nostra dorsale, con gli elementi unici che la caratterizzano, è una delle risorse del futuro su cui la città di Spoleto può e deve svolgere un ruolo primario.
Da questa città, nel contesto regionale, può nascere un contributo originale che, superando anche i ritardi infrastrutturali, rilanci attraverso il confronto tra tutte le forze sociali, l’idea di UN PROGETTO SPOLETO, che a partire dalla qualità, punti sul rilancio di INDUSTRIA, TURISMO E CULTURA. Un circuito virtuoso, che si può e si deve reinnescare per guardare e costruire il futuro, contrastando le difficoltà e le precarietà dilaganti. Le vertenze Novelli e Maran da questo punto di vista costituiscono passaggi centrali.
Riteniamo che queste siano le condizioni fondamentali per uscire dalle passività, per sconfiggere il pessimismo e la retorica fine a se stessa!
Le condizioni per ripartire richiedono un progetto condiviso, un quadro economico nuovo, e soprattutto la consapevolezza che occorre ridare dignità al lavoro, come dice anche Papa Francesco. Questi 9 anni ci hanno insegnato, infatti, che sulla riduzione del lavoro a merce, sulla sua precarizzazione non si costruisce. Si lacera invece il tessuto sociale, lasciando i giovani senza speranza. Serve invece un nuovo inizio. Da qui, da Spoleto può e deve partire un messaggio importante! Per questo proponiamo a tutte le forze sindacali e sociali una manifestazione cittadina per il futuro di Spoleto, con l‘obiettivo di costruire un piano del lavoro del territorio spoletino”.