Sulla crisi politica cittadina e sulla mozione di sfiducia al sindaco e magistrato di Cassazione Umberto De Augustinis l’opposizione (che di fatto è ormai da mesi maggioranza) si è riunita a conclave per decidere le regole di ingaggio da attuare giovedì prossimo, data in cui è stato convocato il consiglio comunale per discutere e votare la mozione firmata dai 15 che hanno detto ‘basta’ a questa consiliatura.
E’ stato un lunedì sera impegnativo, a quanto trapela in queste ore, che ha registrato due riunioni da remoto.
Da una parte il Partito democratico (una quarantina i partecipanti) convocato per fare un ultimo giro di tavolo; dall’altra FdI, Lega e liste civiche Spoleto popolare e Alleanza civica che hanno studiato le strategie da attuare per il prossimo consiglio.
Perché l’ultimo nodo da sciogliere, almeno teoricamente, è l’ipotesi che il sindaco si presenti all’assemblea dimissionario.
La base già due volte ha dato il mandato alla segreteria e ai 4 consiglieri (Erbaioli, Laureti, Lisci e Trippetti) di chiudere ogni eventuale trattativa con il sindacato che per due anni e mezzo ha governato con le forze del centrodestra. Ieri sera i dirigenti del partito hanno ascoltato i consiglieri che hanno confermato il loro impegno ad essere in aula e a votare la sfiducia.
Dunque nessun ribaltone dell’ultimo momento. Quello che però non sembra sia stato chiarito è come comportarsi nel caso in cui il sindaco dovesse presentarsi dimissionario all’appuntamento.
Una ipotesi, meglio, un coupe de theatre, da prendere comunque in considerazione, anche se a dir poco tardivo visto che da settembre il primo cittadino, rimasto senza maggioranza, non ha aperto alcuna crisi ufficiale e quindi un confronto con le forze che lo sorreggevano.
Solo nelle ultime settimane si è fatto vivo con l’opposizione del centrosinistra – probabilmente per smarcarsi dalla propria candidatura su cui pesano i simboli di Lega, FI e Fd’I – senza però recepire neanche una sola delle condizioni messe sul tavolo da Lisci & Co.
Che, in buona sostanza, erano quelle di dare le dimissioni, azzerare la giunta, discutere di pochi ma importanti punti strategici per il futuro della città e, solo alla fine, trovata la quadra, convolare a nozze. Un matrimonio dal sapore ambiguo – contrario ai principi delle elezioni amministrative – ma pur sempre una “unione” per tirare avanti la consiliatura in questo difficile momento per la città.
Ma De Augustinis, nonostante l’estremo sforzo del Pd che rischiava con ciò di pagare un prezzo altissimo in termini di credibilità politica, non ha voluto sentire ragioni: o si fa come dice lui o non se ne parla.
Anche se poi il suo entourage ne sta combinando di tutti i colori pur di cercare un accordo: i bene informati assicurano che anche nell’ultimo week end si è registrata una ridda di telefonate ai vertici romani dei dem per cercare di fare pressione sui colleghi spoletini. Dalla Capitale però gli appelli sarebbero stati rispediti al mittente: decide il piddì spoletino. Dunque, a bocce ferme, si va alla sfiducia.
Resta solo il dubbio circa le dimissioni, che potrebbero trovare ancora il favore di qualche esponente, anche se la maggioranza dei dem ieri sera si è espressa ritenendole comunque “tardive”.
Chi invece non ha dubbi sono gli altri 10 firmatari di Fd’I, Lega, FI, Sp e Ac che, al termine del conclave serale, hanno deciso all’unanimità per la linea dura così da porre fine a questa lunga crisi. Qualunque cosa accada rimarranno in aula per provare a votare la mozione di sfiducia che, vale ricordarlo, è stata scritta su input proprio del piddì (che non aveva voluto firmare la precedente stesura) e poi fatta propria da tutte le altre forze.
All’incontro hanno partecipato anche i due coordinatori regionali di Fd’I e Lega, il senatore Franco Zaffini e l’onorevole Virginio Caparvi, che hanno rinnovato il proprio placet all’operazione.
Nel corso della riunione si è parlato della situazione in cui si trova la città, del fallimento politico della Giunta De Augustinis. A cui si aggiunge, è notizia di queste ore rivelata dal gruppo consiliare di Fd’I, il fallimento anche nei rapporti con i sindacati atteso che Rsu, Cgil e Uil comunali hanno trascinato il Sindaco davanti al giudice del lavoro di Spoleto per comportamento antisindacale (l’udienza è fissata per il 18 marzo prossimo).
ASSEMBLEA DEL PARTITO DEMOCRATICO: LA POSIZIONE DI FRONTE ALLA CRISI
La linea del Partito Democratico non è mai cambiata sin dall’inizio di questa crisi: chiedevamo le dimissioni del Sindaco e l’apertura di consultazioni aperte a tutte le forze politiche, sociali ed economiche, le associazioni e i sindacati per costruire un governo di salvezza cittadina con l’obiettivo di portare la nostra città fuori dalla grave emergenza che i cittadini stanno vivendo sulla loro pelle.
Nulla è cambiato da allora. Il Partito Democratico, al termine di un’assemblea che si è tenuta ieri sera, ritiene, come ha ritenuto sin dall’inizio, che l’unica via per evitare la fine di questa amministrazione fosse nelle mani del Sindaco.
Le sue dimissioni sarebbero state un atto necessario per dare discontinuità ad un governo guidato dal centrodestra che è fallito miseramente. A 48 ore dall’inizio del Consiglio comunale prendiamo atto che non ci sono novità e che sul tavolo rimane solo la mozione di sfiducia calendarizzata per l’11 marzo.
A chi accusa il Pd di Spoleto di essere una stampella o di essersi impuntato sull’atto delle dimissioni del Sindaco rispondiamo che si tratta di una linea dettata dalla coerenza politica.
Gli irresponsabili o gli incompetenti forse sarebbe meglio cercarli nella maggioranza di centrodestra che ha prima scelto questo Sindaco e poi ha governato Spoleto negli ultimi due anni e mezzo con risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
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