Cassa di Risparmio di Orvieto, da Bari alla Rupe tutti pronti per il rilancio. Ma con quali costi? Se lo chiedono i circa 300 dipendenti di CariOrvieto. E i sottoscrittori delle obbligazioni della Banca Popolare di Bari. Il cui Consiglio di Amministrazione ha deliberato di mantenere inalterata la partecipazione detenuta nella Cassa di Risparmio di Orvieto, pari al 73,5% del capitale. Una decisione, è stato spiegato, “in coerenza con il Piano Industriale e con il progetto di rilancio che la Banca sta portando avanti nell’ambito del gruppo bancario Mediocredito Centrale”.
Il Cda ha quindi conferito mandato all’amministratore delegato, Giampiero Bergami, di intraprendere al più presto di concerto con la capogruppo iniziative nei confronti dell’azionista di minoranza Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, per concordare le leve di azione per il rilancio di Cariorvieto.
Da Orvieto la Fondazione si dice pronta a lavorare per il rilancio. In un nuovo rapporto con Bari, dopo che, negli ultimi anni, sulla Rupe si è cercata una via d’uscita per un matrimonio che non dava più soddisfazioni.
Il problema, ora, è capire come avverrà il rilancio. In una fase complessa per il settore finanziario, con la digitalizzazione di molti servizi e le concentrazioni che stanno portando su e giù per l’Italia a chiusura di filiali e razionalizzazioni. Tanto più che da Bari rimbalzano notizie di un sacrificio richiesto al personale della Cr Orvieto, con un taglio del 30 per cento.
Da qui le preoccupazioni della Cisl Umbria e della First Cisl Umbria per il destino della Cassa di Risparmio di Orvieto, denunciando “l’immobilismo con cui le istituzioni locali e regionali stanno affrontando la situazione”.
Da mesi, il segretario regionale Francesco Marini con a fianco la segreteria della Cisl Umbria, grazie al supporto e all’impegno dei lavoratori e dei rappresentanti sindacali della Cro, si batte per portare all’attenzione regionale ed istituzionale, il difficilissimo momento che sta attraversando l’ultima banca di territorio dell’Umbria e le possibili ricadute che da essa potrebbero derivare. La Cassa di Risparmio di Orvieto, legata al caso nazionale della Popolare di Bari, continua ad essere in balia di un destino del quale, le istituzioni e la politica, sembrano non interessarsi. Una situazione che abbiamo purtroppo già vissuto con la Banca Popolare di Spoleto e che, nonostante sia cambiato il governo regionale, sembra riproporsi nella medesima maniera.
“La Cro – ricordadno il segretario generale Cisl Umbria Angelo Manzotti e il segretario generale First Cisl Umbria Francesco Marini – ha rappresentato e rappresenta un punto di riferimento per il territorio, per migliaia di clienti, grazie al lavoro e all’impegno di cui, con serietà e professionalità, si sono fatti carico i lavoratori. Una banca che emetteva proprie obbligazioni, che aveva un portafoglio prodotti costruito sulla base delle esigenze del tessuto socio-economico del territorio, oggi rischia di perdere o non vedere valorizzato il now how e le professionalità che vanno dalla direzione generale agli sportelli di rete. L’incertezza in cui vivono e lavorano i dipendenti, le continue notizie più o meno veritiere su possibili cessioni, fusioni e operazioni varie, non favoriscono lo sviluppo e la crescita dell’istituto, nonostante la forte volontà del personale dipendente”.
La Cisl e la First Cisl Umbria hanno rivolto un appello alla presidente Tesei, all’assessore regionale allo sviluppo Economico e al Consiglio regionale tutto, affinché si apra un tavolo urgente, che le forze sindacali chiedono da mesi senza risposta, per affrontare questa situazione. “Comprendiamo bene la difficoltà generale del momento, data dalla pandemia – concludono i segretari- ma, a maggior ragione, riteniamo sia fondamentale ora più che mai tutelare e difendere una nostra eccellenza, il lavoro e l’economia del territorio”.
Un appello accolto intanto dal consigliere regionale Andrea Fora (Patto civico per l’Umbria) che sollecita ogni possibile intervento politico e istituzionale per scongiurare un ridimensionamento della Cassa di Risparmio di Orvieto. Alla luce di un Piano industriale che prevederebbe il taglio del persone del 30 per cento. Una questione “di natura privatistica”, ma che avrebbe pesanti ripercussioni sul sistema del credito locale e sull’economia regionale.
“La Cassa di Risparmio di Orvieto – ricorda Fora – conta circa 300
dipendenti, quasi 50 filiali, oltre 2,5 miliardi di euro tra raccolta e
impieghi, con un bilancio sano (CET1 al 12 per cento, in linea con importanti player nazionali) e rappresenta e sempre più potrebbe rappresentare nel futuro, con un corretto piano industriale, un supporto anche finanziario per le piccole e medie imprese del comprensorio dell’orvietano e non solo”.