Non è morta tra i pazienti Covid nella sua Spoleto, ma ad oltre 100 km di distanza, nell’ospedale di Città di Castello. Una notizia, quella del decesso della donna spoletina di 88 anni che era stata colpita dal Corovirus, che aveva suscitato alcune perplessità in una città dove ancora si discute sull’opportunità di destinare praticamente l’intera struttura ospedaliera all’emergenza Covid.
“In Umbria – spiega il direttore sanitario della Usl Umbria 1, Massimo D’Angelo – c’è una rete ospedaliera. Che è a sua volta collegata, in caso di necessità, con la rete ospedaliera nazionale. E c’è un nucleo centrale che destina i pazienti Covid attraverso questa rete, secondo la gravità del caso e la disponibilità dei posti”.
Nel caso della paziente spoletina, afferma D’Angelo, era necessario intervenire in maniera tempestiva. E vista la mancanza di disponibilità di posti letto a Spoleto, era stato deciso il suo ricovero a Città di Castello, dove le cure non sono purtroppo bastate.
I pazienti in condizioni meno critiche, se c’è disponibilità, vengono fatti curare nella strutture più vicine alla propria abitazione. Anche se, ovviamente, in ogni caso sono vietate visite da parte dei parenti.
A Spoleto negli ultimi giorni il numero dei pazienti Covid è stato sempre sopra i 40, di cui 10 in terapia intensiva. Ad oggi sono ricoverati 43 pazienti, 13 dei quali in terapia intensiva.