Ennesimo scontro in Consiglio regionale sui dipendenti della sanità. Questa volta, in un momento in cui l’Umbria si è trovata costretta a chiedere aiuto alla Protezione civile nazionale ed alle altre Regioni per avere in prestito personale.
“Personale – ha attaccato il capogruppo Pd Tommaso Bori – che è stato formato nelle nostre strutture e che altrove, a differenza dell’Umbria, hanno assunto. Perché voi stata attuando il vostro programma: favorire la sanità privata”. Tanto che ci sono ancora notizie di medici che si licenziano dalle strutture pubbliche umbre per andare a lavorare in altre regioni o nel privato.
Bori ha poi rappresentato la situazione degli specializzandi, discriminati sul piano economico e su quello della sicurezza, non ricevendo in via prioritaria i vaccini. E quella delle “decine” di provvedimenti disciplinari avviati dalle Aziende sanitarie umbre nei confronti di dipendenti che hanno lamentato carenze e cattiva gestione.
Manca il personale perché mancava in Umbria un’adeguata rete ospedaliera, la replica dell’assessore Luca Coletto. Che ha ricordato come in avvio di questa consiliatura ci fossero soltanto 59 terapie intensive. Poi aumentate a 140 e a breve a circa 200 con l’attivazione dei moduli del Piano Arcuri. E, conseguentemente, in Umbria mancano i rianimatori, perché un anno fa non c’erano le strutture. Lo stesso per il personale dei 600 posti letto Covid allestiti.
Coletto ha puntato l’indice contro la rete ospedaliera ereditata, frutto di una programmazione del 2011. “Si sono creati ospedali di base senza terapie intensive, come a Pantalla”.
Anche sul mancato bonus agli specializzandi, Coletto ha accusato il precedente Governo di aver bloccato il procedimento per riconoscere a questi giovani medici, che rischiano al pari degli altri, ciò che spetta loro.