Sembra frenare, anche in Umbria, la curva dei nuovi contagi Covid, relativa alla nuova ondata legata alla variante Omicron iniziata alla fine di novembre. La conferma di quanto si sta osservando anche a livello nazionale arriva dal Nucleo epidemiologico dell’Umbria. Regione dove l’incidenza è arrivata a 2151 casi per 100 mila abitanti nell’ultima settimana, ma con un indice Rt sotto a 1 (a 0,90), rispetto ad una media nazionale di 1,33.
L’indicazione è che si possa raggiungere il picco massimo nei prossimi giorni.
La variante Omicron è ormai prevalente in Umbria per oltre l’80%. Percentuale, si prevede, che tenderà a salire. E probabilmente questo è un bene, afferma il dottor Cristofori del Nucleo epidemiologico, in ragione, pur con una più elevata contagiosità, della minore gravità degli effetti, soprattutto tra coloro che sono stati vaccinati.
La conferma arriva dalla situazione attuale confrontata a quella di un anno fa: oggi, a fronte di 10 volte il numero dei positivi che si aveva lo scorso gennaio, si hanno 214 ricoverati in ospedale rispetto ai 277 che si avevano il 13 gennaio 2021. E i malati Covid in terapia intensiva sono 12 rispetto ai 51 di un anno fa.
Negli ultimi 12 giorni i ricoveri sono 21 volte in meno rispetto a quelli attesi in base al numero dei contagi e l’accesso alle terapie intensive 31 volte in meno. Con le incidenza attuali, se la mortalità fosse stata quella attesa dall’Istituto superiore di sanità (sulla base delle precedenti ondate) si avrebbero circa 50 decessi al giorno. La media attuale è di poco superiore a 4, quindi 11 volte in meno. A conferma, ancora una volta, delle caratteristiche di Omicron, della capacità di cura e della protezione dei vaccini.
Alle ore 10.21 di oggi, 14 gennaio, il bollettino della protezione civile regionale conta 2125 nuovi contagi (su circa 6800 tamponi molecolari e oltre 12mila antigenici processati), con il numero dei positivi che per effetto di coloro che sono stati dichiarati guariti scende a 34919. Ci sono 8 decessi.
Negli ospedali i pazienti ricoverati sono 216, di cui 12 in terapia intensiva.
In Umbria l’incidenza media è di 2151 casi settimanali per 100mila abitanti. La maggiore incidenza si è nel distretto di Terni (2746), la minore a Orvieto (1364). Così l’incidenza negli altri distretti: Narni – Amelia 2367; Spoleto 1964; Foligno 2117; Valnerina 1686; Alto Chiascio 1837; Perugino 2069; Trasimeno 2324; Assisi 2409; Media Valle 2090; Alto Tevere 1764.
Attualmente il maggior numero di nuovi contagi si ha tra bambini e giovani. La fascia di età più colpita è ora quella tra 14 e 18 anni.
Il picco di classi in isolamento si è avuto a Natale (quando le scuole erano naturalmente chiuse, ma per effetto dei contatti degli ultimi giorni) con 124 classi in quarantena. Attualmente ci sono 14 classi in isolamento e 37 attenzionate, soprattutto tra nidi, scuole d’infanzia ed elementari.
Dalla prossima settimana – spiegano dalla Regione – si potranno vedere gli effetti sugli spostamenti delle vacanze ed eventuali conseguenze sulla curva generale dei contagi.
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Il commissario Covid Massimo D’Angelo ha rivendicato il lavoro fatto in Umbria per le vaccinazioni, dando priorità alle persone fragili.
Attualmente in Umbria l’80,1% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale. A questa si aggiunge il 3,4% di coloro che ha ricevuto la prima dose. E l’Umbria è sopra la media nazionale per le terze dosi. Occorre invece accelerare, ha ammesso D’Angelo, sulla fascia 5-11 anni. Per questo saranno ampliate le agende per aumentare le prenotazioni delle vaccinazioni.
Gli over 50 che non hanno ricevuto il vaccino sono il 4,7% del totale. E’ la quarta percentuale più bassa in Italia, dopo Puglia, Molise e Lazio. Naturalmente in questa percentuale vanno inseriti anche coloro che sono esentati perché, per patologie certificate, non possono essere vaccinati.
Come ha spiegato la dottoressa Bietta del Nucleo epidemiologico, il confronto rapportato alla popolazione (ed anche al sesso e all’età) mostra che i non vaccinati finiscono in terapia intensiva o in subintensiva 47 volte in più rispetto a chi ha ricevuto la dose booster. E la terza dose protegge dai ricoveri più severi 7 volte in più rispetto a chi ne ha ricevute due.
Il rischio di ricovero ordinario tra i non vaccinati rispetto ai vaccinati con la dose booster è di circa 8 volte superiore. Quello di finire in terapia intensiva è 5 volte superiore.
Nel piano della Giunta regionale per l’aumento dei posti letto in base all’andamento dei contagi questa volta non si prevede l’attivazione di Covid Hospital. L’assessore Coletto ha ribadito la potenzialità di 600 posti letto da destinare ai pazienti Covid, in caso di emergenza.
La saturazione dei posti letto è attualmente del 32% in terapia ordinaria e del 9% in terapia intensiva. Il limite del 10% per quest’ultimo dato è quello fissato a livello ministeriale per il passaggio in zona gialla.
L’Umbria ha superato per alcuni giorni tale limite, anche se ora è al di sotto, pur di poco, questa soglia. Nella serata di venerdì è poi arrivata la conferma: l’Umbria resta in zona bianca, unica regione del centro nord (aggiornamento ore 22 del 14gennaio).
L’assessore Coletto aveva espresso fiducia circa questo esito. E comunque mostrato un cauto ottimismo sull’andamento dei contagi. Anche in ragione del contenimento della progressione della curva dei contagi: la Fondazione Gimbe calcola allo 0,5% l’incremento in questa settimana in Umbria, il più basso a livello nazionale.
Ma sulle strutture sanitarie pesa anche il numero del personale contagiati e quindi in quarantena, ancorché asintomatico o con lievi sintomi. Attualmente risultano 540 gli operatori sanitari umbri in quarantena perché contagiati dal virus.
Arrivata a tutte le Regioni la nuova indicazione del Ministero nel non conteggiare come pazienti Covid coloro che vengono ricoverati per altre patologie e che restano poi in ospedale, in isolamento, perché si scoprono positivi al Covid. “Una distinzione giusta, che noi già stavamo facendo, diversificando tra sintomatici e non” ha detto Coletto.
Ovviamente la presenza in ospedale di pazienti ricoverati per altre tipologie e risultati positivi al Covid crea comunque delle problematiche da gestire per il sistema sanitario.
Attualmente, secondo quanto comunicato dal commissario D’Angelo, a seconda degli ospedali umbri si trovano in questa condizione tra il 30 e il 40% di coloro che risultano positivi al Covid.