Eccolo l’ospedale da campo della Regione Umbria, allestito nel parcheggio dell’ospedale di Perugia, accanto a quello militare. Progetto finanziato dalla Banca d’Italia ed avviato la scorsa primavera, in piena prima fase della pandemia Covid. Ma che, tra richieste di intervento della Procura, aggiustamenti normativi e finanziari, lungaggini burocratiche e intoppi nella gara (l’incarico all’azienda inizialmente aggiudicatrice è stato revocato perché non avrebbe garantito i tempi di fornitura) si è concretizzato solo a fine anno. Utile per l’eventuale terza ondata, sperando che, anche grazie alla campa di vaccinazione, si possa evitare. O magari per accelerare il ritorno alle normali funzioni degli ospedali umbri che sono state modificate per far fronte all’emergenza Covid.
Comunque, secondo le valutazioni della Giunta regionale e in particolare della presidente Tesei che per prima ha creduto in questo progetto, l’ospedale da campo potrà essere utilizzato in Umbria nel caso di malaugurate emergenze, ad esempio legate ad eventi sismici.
Un progetto che però è stato ed è tutt’ora contestato dalle opposizioni in Consiglio regionale, per le quali quei soldi potevano essere investiti per l’adeguamento o la riconversione di altre strutture già presenti, a Terni e a Perugia.
“In Umbria – attacca il capogruppo del Pd, Tommaso Bori – è arrivato prima il vaccino che la piena operatività dell’ospedale da campo. Una questione davvero surreale, sulla quale vogliamo vederci chiaro. Per questo ho presentato una richiesta di accesso agli atti, al fine di conoscere se la struttura è dotata delle adeguate caratteristiche, fondamentali vista l’importanza rivestita”.
“Occorre fare chiarezza sulla struttura – prosegue Bori – che risulta
essere non priva di criticità anche rilevanti. In primo luogo sembra essere
più piccola di quella che era stata concordata, con costi invece lievitati
da 3 milioni a 4,5 milioni di euro, e forniture che non corrispondono a
quelle ordinate. Il tutto, inoltre, si somma a ritardi e difformità
stranamente sottaciute. Accendiamo un faro e facciamo la definitiva chiarezza sulla vicenda. In gioco c’è la salute dei nostri concittadini e l’etica
delle istituzioni”.
La presidente Tesei, accolta tra gli altri dal Commissario dell’Azienda Ospedaliera perugina Marcello Giannico, ha visitato questa mattina l’ospedale da campo di proprietà della Regione, collaudato in questi giorni nei pressi dell’Ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Perugia. “L’ospedale – ha detto – non è solo l’ennesimo e basilare tassello del piano di salvaguardia regionale, ma rappresenta anche un valore aggiunto per l’Umbria anche in chiave non Covid. Si tratta, infatti, di una struttura che arricchisce qualitativamente la dotazione della Protezione Civile umbra, che potrà essere utilizzata in futuro in caso di eventuali situazioni emergenziali potendo essere collocata dove ve ne sarà necessità. L’ospedale può contare su 38 posti letto di cui 12 di terapia intensiva, 16 sub intensiva e 10 di degenze ordinaria. Ringrazio – ha concluso la Presidente – la Banca d’Italia per aver creduto ed investito in questo progetto e tutte le strutture regionali impegnate nella sua progettazione e nella realizzazione”.
Un sopralluogo al quale ha partecipato anche il sindaco di Perugia, Andrea Romizi.
L’appalto ha riguardato la fornitura “chiavi in mano” di tutte le attrezzature e i dispositivi sanitari per l’allestimento dell’ospedale da campo di proprietà regionale idoneo a gestire sia emergenze di tipo sanitario che di protezione civile in genere.
L’appalto ha compreso l’individuazione, la fornitura e l’istallazione delle apparecchiature, delle attrezzature, dei dispositivi e degli accessori e quanto altro necessario per il corretto e razionale funzionamento della struttura ospedaliera da campo, completa di quanto necessario al regolare, sicuro e immediato funzionamento, inclusa la messa in funzione e l’assistenza tecnica e formativa finalizzata all’apprendimento tempestivo delle modalità di installazione, smontaggio, stivaggio e di riutilizzo di tutte le apparecchiature e dei dispositivi accessori.
La formula di fornitura “chiavi in mano”, adottata per questo appalto, ha avuto lo scopo di pervenire ad un progetto di fornitura unitario complessivo che integrasse la scelta dei singoli elementi, tenendo conto delle dotazioni esistenti, massimizzando l’efficacia e l’affidabilità della soluzione proposta, pronta all’uso, anche nell’ottica della sicura, funzionale e agevole trasportabilità, stivaggio, conservazione e riutilizzo dell’intero blocco ospedaliero o in moduli, affinché potesse essere tempestivamente messo a disposizione nelle situazioni di emergenze di immediato soccorso, eventualmente, in affiancamento alla rete ospedaliera istituzionale.
Come sottolineato dalla presidente Tesei, il cuore del progetto ha riguardato la messa a disposizione di un totale di 38 posti letto per degenze di vario tipo: 12 posti letto di terapia intensiva, 16 posti letto di sub intensiva/infettivologia, 10 posti letto degenze ordinarie Stante la particolare dotazione di attrezzature sanitarie, per le terapie intensive si è scelto la soluzione di “shelter” mobili (container) precostituiti dotati di tutto punto, più semplici da gestire, facendo riferimento a standard dimensionali già adottati per gli ospedali militari campali.
Un padiglione può essere utilizzato per poliambulatori, sala infermieri e in caso di disastro aumentare di ulteriori 10 posti letto le degenze.
Parte della struttura dell’ospedale da campo non è ricompresa nella fornitura, in quanto si prevede il riutilizzo di strutture campali già esistenti e di proprietà della Regione. L’ulteriore materiale sanitario, oggetto di fornitura, al fine di garantire l’efficienza delle prestazioni mediche, riguarda:
– Attrezzature sanitarie per allestimento terapie sub-intensive
– Attrezzature sanitarie per allestimento poliambulatorio
– Attrezzature e materiale sanitario per il funzionamento in prima emergenza dell’intero complesso da campo.
In origine, la fornitura doveva esser montata in una area idonea ai fini del collaudo e poi successivamente smontata.
La situazione emergenziale in cui si è trovata la Regione al momento dell’aggiudicazione ha reso necessario modificare tale procedura ed è stata individuata un’area prospiciente l’Ospedale di Perugia, dove non solo collaudare la fornitura ma anche metterla immediatamente in servizio. Pertanto il layout della struttura campale è stato parzialmente modificato per adattarlo all’area specifica di messa in opera e sono state predisposte lavorazioni aggiuntive per i necessari allacci alle utenze di fornitura ed agli scarichi.
Analogamente sono state richieste ulteriori forniture per ottimizzare la gestione infermieristica (sistemi di controllo e chiamata) richieste dagli operatori sanitari del nosocomio perugino. Alla data del 23 dicembre 2020 la fornitura è stata completata da parte della ditta Althea e sono state eseguite le procedure di verifiche di conformità della fornitura per quanto riguarda gli apparati elettromedicali e le forniture sanitarie in genere.