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Covid e lockdown, questo l’impatto su famiglie e imprese umbre

La prima ondata Covid, il lockdown e ora la seconda ondata: pesante l’impatto economico sulle imprese e sulle famiglie umbre. I dati della Banca d’Italia confermano la gravità della situazione economica legata alla pandemia. Con l’Umbria che, in base alle stime Svimez, vedrà nel 2020 ridursi dell’11% il proprio Pil (Prodotto interno lordo) a fronte di un calo stimato in Italia del 9,5%.

Industria, i settori più colpiti

Pesantemente colpiti tutti i settori della produzione (in particolare abbigliamento, metalli, meccanica) ad eccezione di quello alimentare. Con un calo dell’export nel secondo trimestre del 14,6%, con un aumento solo per i prodotti chimico-farmaceutici e cartari.

Edilizia e immobili

Bankitalia evidenzia come la situazione appaia peggiore per l’attività di costruzione di nuovi edifici, anche a motivo dell’accresciuta incertezza delle famiglie sulle proprie prospettive economiche. Il mercato immobiliare ha risentito pesantemente della crisi; nel primo semestre le compravendite di abitazioni sono diminuite del 18,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-21,8 in Italia); una flessione di analoga intensità è stata rilevata nel segmento non residenziale. In entrambi i settori si sono registrati cali nelle quotazioni di vendita.

Le prospettive per il prossimo anno sono molto incerte; quasi la metà delle imprese intervistate dalla Banca d’Italia prevede un modesto recupero dei livelli produttivi. Secondo gli operatori un impulso positivo potrebbe provenire dalla diffusione di lavori connessi con il cosiddetto superbonus introdotto con il decreto “rilancio” (DL 34/2020), i cui effetti sono attesi dall’inizio del 2021. Una ripresa appare più difficile per il segmento delle opere pubbliche i cui volumi sono previsti in ulteriore calo da una quota prevalente del campione

Servizi e turismo

Il comparto più penalizzato è stato quello dei servizi, in particolare il turismo, nei mesi del lockdown che solitamente garantiscono all’Umbria un terzo delle presenze annuali. Dalla metà di luglio e nel mese di agosto si è avuto un forte incremento delle presenze turistiche, soprattutto italiane (+32% rispetto ad agosto 2019). Nei primi otto mesi dall’anno, comunque, le presenze turistiche si sono dimezzate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Lavoro, penalizzati donne e giovani

Gli ammortizzatori hanno attenuto il calo nel mercato del lavoro, che ha comunque penalizzato soprattutto i giovani e le donne. Nei primi sei mesi dell’anno il numero degli occupati in Umbria è calato dell’1,4%. I lavoratori dipendenti si sono ridotti del 3,7%; il fenomeno è interamente riconducibile alla dinamica degli occupati a tempo determinato, diminuiti di quasi un quarto.

In base ai dati dell’Osservatorio sul precariato dell’INPS, nel primo semestre del 2020 il saldo tra assunzioni e cessazioni (assunzioni nette) nel settore privato non agricolo è risultato negativo per 3.700 unità. La dinamica sfavorevole ha riguardato le aziende dei servizi, i contratti a termine, di somministrazione e intermittenti; quella dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato è rimasta invece positiva per circa 2.200 unità.

Più soldi in banca

Il calo dei consumi (e conseguentemente del credito al consumo) e la maggior prudenza ha portato ad un ulteriore aumento dei risparmi da parte delle famiglie umbre. Con i depositi bancari che sono aumentati per le famiglie. Le famiglie umbre che nei primi nove mesi dell’anno hanno ricevuto la pensione o il reddito di cittadinanza erano oltre 14.000, corrispondenti al 3,8% del totale (5,5 in Italia); l’importo medio è stato di 489 euro al mese.

Ma anche le imprese umbre hanno visto incrementare i propri conti correnti (+29,2% a settembre), a seguito delle misure pubbliche, dopo che in una prima fase avevano visto erodere la loro liquidità. Dato non positivo, considerando perché indica che gli investimenti sono praticamente fermi.

Prestiti alle imprese

L’espansione dei prestiti, concentrata nella provincia di Perugia, è stata più intensa per le aziende di minori dimensioni, principali destinatarie dei provvedimenti di sostegno del credito. Dall’entrata in vigore del decreto “cura Italia” al 18 settembre il Fondo di garanzia per le PMI ha accolto quasi 18.000 richieste provenienti da imprese umbre (quasi 16 volte quelle registrate nello stesso periodo del 2019) a supporto di finanziamenti per un ammontare di 1,2 miliardi di euro. L’84% delle operazioni, cui è riconducibile circa un quarto dell’importo totale garantito, si riferisce a prestiti di piccola dimensione con copertura integrale (fino a 25.000 euro, aumentato a 30.000 euro in sede di conversione in legge del decreto). Alla crescita dei prestiti alle imprese hanno contribuito anche le moratorie, adottate sulla base sia di provvedimenti governativi sia di iniziative autonome degli intermediari, dalle quali è derivata la riduzione del flusso di rimborsi rateali e l’ampliamento dell’utilizzo dei margini sull’accordato a revoca.

Famiglie e imprese, cala la fiducia

Crollata la fiducia delle famiglie e delle imprese. In base all’indagine condotta dalla Banca d’Italia lo scorso settembre, 3 aziende su 10 avevano già rivisto al ribasso il proprio piano di investimenti a breve termine. Con solo il 10% delle imprese umbre che prevedeva un incremento degli investimenti.

Proprio il clima diffuso di incertezza e di forte sfiducia da parte di famiglie e imprese è il dato sottolineato dal direttore della Banca d’Italia di Perugia, Miriam Sartini.

Sartini: “Lavorare per aumentare la fiducia”

Sartini invita a guarda in un periodo di più lungo termine: “Per abbassare l’incertezza è molto importante anche guardare avanti, a ciò che succederà da qui a pochi mesi quando, grazie al vaccino speriamo, usciremo dall’emergenza sanitaria. Quando ci troveremo in un mondo diverso”. Importante, per non prolungare la crisi economica anche dopo la fine dell’emergenza sanitaria, sarà la progettualità che pubblico e privato riusciranno a mettere in campo. Il rischio, infatti, è che l’assenza di una decisa ripresa degli investimenti limiti la disponibilità finanziaria e quindi la propensione al consumo delle imprese. “Si tratta di lavorare – l’invito di Sartini – sull’aumento della fiducia”.