Come molte altre associazioni e cooperative anche “Il Cerchio” sta affrontando questo periodo di pandemia con un surplus di lavoro, impegno e necessità di materiale di protezione. A supporto del lavoro che quotidianamente continua a essere svolto nei confronti dei più fragili, nella nostra comunità pubblichiamo la nota con la quale la cooperativa chiede supporto per l’acquisto di presidi di sicurezza.
La pandemia di Covid-19 non si ferma, ma neanche i nostri operatori. Ogni giorno 104 uomini e donne affrontano la malattia e i suoi pericoli nelle 13 strutture gestite dalla Cooperativa Il Cerchio oppure a domicilio, assistendo quasi mille persone. Tutti i giorni siamo a contatto con i più fragili, con gli anelli deboli della nostra comunità. Il lavoro prosegue in maniera regolare, gli operatori della Cooperativa affrontano il proprio dovere con dedizione ma anche – è comprensibile – con paura, soprattutto per le proprie famiglie. Ma sulla paura prevale, ogni giorno, quel senso di responsabilità e di comunità che, da sempre, contraddistingue chi svolge questo lavoro non come un mestiere, ma come spirito di servizio.
Anziani, disabili, minori e soggetti in situazione di difficoltà possono contare sui nostri servizi, che non sono mai stati interrotti neanche per un solo giorno dall’inizio della pandemia. I nostri 104 operatori ogni giorno portano sollievo, assistenza e cure a chi, nella nostra comunità, è meno fortunato di noi.
Il tutto a fronte di una spesa supplementare di oltre 100 mila euro, necessaria per i presidi sanitari divenuti fondamentali per lavorare in piena pandemia. A partire dalla scorsa primavera, infatti, la spesa per l’acquisto di mascherine, camici, copriscarpe, visiere e vari dispositivi di protezione individuale ammonta a circa 2 mila e 300 euro a settimana.
Durante questa seconda ondata, inoltre, non abbiamo dovuto fronteggiare solamente la paura del contagio: il Covid-19 è entrato nelle nostre strutture, tra i nostri assistiti e operatori. A maggior ragione, quindi, abbiamo aumentato i nostri sforzi implementando i dispositivi di sicurezza, formando personale, organizzando nuovi servizi e riorganizzando i vecchi, tentando di combattere con tutte le nostre forze questo spaventoso virus.
La sicurezza degli utenti, dei nostri operatori, delle loro famiglie e quindi della comunità stessa è la nostra priorità. Ma come otto mesi fa, anche oggi abbiamo bisogno di aiuto: è per questo che abbiamo messo in campo una seconda raccolta fondi per l’acquisto di DPI. In queste settimane abbiamo inviato una richiesta di aiuto a banche, fondazioni, associazioni ed aziende certi che, come successo durante la prima ondata, riceveremo una buona risposta.
Ringraziamo fin d’ora chi deciderà di aiutarci e tutti coloro che lo hanno già fatto: Fondazione CaRiSpo, Fondazione Fendi, Istituzione Cesare e Mina Micheli, Banco Desio, Associazione mogli medici italiani, Rotary club Spoleto, l’azienda agricola San Giuseppe di Giorgio Pizzi, Meccanotecnica Umbra, Carrozzeria Piacenti, azienda Fabiana Filippi, Banca Intesa e la Senatrice Emma Pavanelli. È anche grazie a loro che possiamo continuare a svolgere il nostro lavoro in totale sicurezza.