Continua la discesa della curva dei contagi di Covid in Umbria, con l’aumento costante però di ricoverati positivi. Ad oggi (5 aprile) negli ospedali della regione, infatti, si contano 281 con il virus (appena 3 in terapia intensiva). Ma circa il 60% di loro scoprono di avere il Covid dopo il ricovero per altri motivi (traumi, interventi chirurgici, etc).
C’è comunque una parte dei ricoverati, circa il 40%, che è in ospedale proprio a causa dell’infezione, che continua a provocare gravi sintomi e conseguenze in pazienti non vaccinati.
Il punto della situazione è stato fatto durante una conferenza stampa della Regione, a pochi giorni dalla fine dello stato di emergenza e quindi dall’avvio di questa fase di transizione. Dal 31 marzo, tra l’altro, la dashboard regionale sul Coronavirus non viene più aggiornata, visto che – come ha spiegato l’assessore regionale alla sanità Luca Coletto – tale strumento veniva gestito in buona parte della protezione civile e questo non è più possibile. Da Palazzo Donini, comunque, ci si sta attivando per una nuova modalità di diffusione dei dati, perlomeno quelli regionali totali e sui ricoverati positivi al Covid, mentre l’incidenza relativa ai comuni sarà resa nota in modo settimanale.
Coletto ha anche annunciato che “continueremo a spingere sulle vaccinazioni per chi non si è vaccinato: è vero che la variante Omicron 2 è meno aggressiva rispetto alla Delta, ma è vero anche che la prevenzione parte dalla vaccinazione”.
Su questo punto hanno insistito anche gli esperti. Come la professoressa Daniela Francisci, che ha illustrato il caso di una 92enne a cui era stata sconsigliata la vaccinazione per via di varie patologie ma che purtroppo è deceduta a causa del Covid. “Sui pazienti non vaccinati – ha spiegato la direttrice della Clinica di malattie infettive dell’Azienda ospedaliera di Perugia – la variante Omicron tende a presentare un quadro clinico grave simile a quello a cui siamo stati abituati con le ondate precedenti”.
“La percezione del rischio – le ha fatto eco il dottor Massimo D’Angelo, commissario straordinario regionale all’emergenza Covid – si è abbassata da parte della popolazione, ma è un problema di percezione ma non di rischio reale. Se non ci sono vaccinazioni, la patologia decorre in forma sintomatica, anche severa”.
Tra i dati emersi, il fatto che da gennaio a marzo ci sono state ben 17mila reinfezioni di persone che avevano già avuto il Covid. “Sia di Omicron su Omicron ma soprattutto di Omicron su Delta” ha sottolineato il dottor Marco Cristofori del Nucleo epidemiologico della Regione (organismo che rimarrà in attività nonostante la fine dello stato di emergenza al pari del Comitato tecnico scientifico umbro).
Importanti anche i dati relativi agli umbri che risultano non vaccinati ma che in realtà hanno contratto il virus. Ad esempio – ha spiegato Cristofori – per quanto riguarda i bambini di 6 – 10 anni, abbiamo il 34% di vaccinati, ma un altro 28% è guarito, per cui la copertura è del 62%. Mentre per la fascia d’età 0- 5 anni (dunque non vaccinabili) la copertura è intorno al 16 – 17%. Dati relativi a due settimane fa e dunque negli ultimi giorni sicuramente aumentati.
Come detto, negli ospedali si assiste ad un aumento dei pazienti positivi ricoverati per altri motivi. Ed è su questo fronte che si concentrerà l’attività del commissario straordinario regionale D’Angelo. “Guideremo questa fase di transizione – ha spiegato – che ci porterà all’ordinario, le nostre azioni saranno modulate per assicurare il trasferimento da un’attività emergenziale a una di tipo ordinaria”. C’è dunque una serie di interventi assistenziali che si stanno ponendo in essere: non c’è più la sorveglianza dei contatti stretti, ma solo l’individuazione dei casi di Covid e la loro conferma.
Sulla gestione dei posti letto, D’Angelo ha ricordato che “abbiamo un piano di intervento che ci consente di assicurare azioni modulate attraverso l’intensità di cura e la complessità di cura. Noi abbiamo più che altro – ha osservato – la pressione sugli ospedali di media – bassa complessità di cura. Cosa occorre fare? Sicuramente sensibilizzare la popolazione al rispetto delle misure di tipo preventivo: non possiamo permetterci di avere incrementi nel numero di soggetti positivi, dobbiamo tendere più possibile all’endemizzazione: questo consentirà di trattare questa patologia in modo sempre più routinario. Dovremmo avere dei reparti per l’isolamento dei casi in aree specifiche di degenza chirurgica e medica, ma evitare quanto più possibile il sovraccarico per gli ospedali, per consentire quanto più possibile di rientrare negli interventi assistenziali dovuti e ridurre il carico assistenziale sul Covid”. D’Angelo ha quindi annunciato che negli ospedali verranno dedicate “aree specifiche per l’isolamento dei casi”.