Covid, cacciatore italiano di varianti: "Così ho intercettato Nimbus" - Tuttoggi.info

Covid, cacciatore italiano di varianti: “Così ho intercettato Nimbus”

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Covid, cacciatore italiano di varianti: “Così ho intercettato Nimbus”

Gio, 29/05/2025 - 23:03

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(Adnkronos) – Ha dato il primo segno di sé il 22 gennaio 2025. A quella data risale infatti, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, il primo campione raccolto. Da allora la nuova variante di Sars-CoV-2 divenuta osservata speciale, NB.1.8.1, già battezzata ‘Nimbus’ dagli esperti sui social, è cresciuta nel silenzio. Il primo ad accorgersi di lei è stato il cacciatore italiano di varianti, Federico Gueli. Nel 2025, racconta all’Adnkronos Salute, “la Cina aveva caricato davvero poche sequenze”. Poi a un certo punto i numeri hanno cominciato a salire. “E quando un Paese comincia a caricare più sequenze noi aumentiamo il livello di attenzione. Adesso con la riduzione dell’attività di invio di sequenze possiamo esaminarle una ad una ed è più facile. Con un lavoro di routine che facciamo quotidianamente, monitoriamo a tappeto i lignaggi”. Ai tempi del boom del Covid “siamo arrivati anche a monitorarne 450 contemporaneamente. Controlliamo se crescono, che mutazioni e che vantaggi hanno”.  

In questo caso il progenitore della variante Nimbus, era già dominante in Cina “e io – prosegue la ricostruzione di Gueli – mi sono accorto di 3 o 4 sequenze con delle mutazioni, una di queste era già emersa e ritenuta vantaggiosa in altri lignaggi. L’ho quindi proposto al sistema Pango”, una piattaforma open access che tiene traccia di quello che è diventato ormai un enorme albero di sequenze pieno di ramificazioni che fotografa l’evoluzione di Covid.  

Tornando alla new entry NB.1.8.1 oggi è classificata come variante sotto monitoraggio dall’Oms. Nel report dell’agenzia Onu si spiega che è un lignaggio discendente di XDV.1.5.1, a sua volta discendente di JN.1. Rispetto alla variante Sars-CoV-2 attualmente dominante, cioè LP.8.1, Nimbus presenta delle mutazioni spike aggiuntive in una posizione in cui si ritiene possano aumentare la trasmissibilità. Fino al 18 maggio, risultavano 518 sequenze di NB.1.8.1 inviate alla banca dati Gisaid da 22 paesi (ma oggi “sono già più di mille”, precisa Gueli), il 10,7% delle sequenze disponibili a livello globale nella settimana epidemiologica 17 del 2025, che va dal 21 al 27 aprile. Sebbene la percentuale rimanga bassa – aveva avvertito l’Oms – si tratta di un aumento significativo rispetto al 2,5% registrato 4 settimane prima (dal 31 marzo al 6 aprile 2025). Di questa variante è stata rilevata una maggiore circolazione anche nella regione europea, dall’1% al 6%. 

La variante Nimbus “sicuramente ha un’origine in Cina”, spiega Gueli. E’ frutto di “più ricombinanti che hanno ricombinato a loro volta in un lungo lasso di tempo e hanno continuato a evolversi”. Il nickname individuato per lei “fa riferimento alla nube ed è stato scelto perché richiama Nb nel nome”, dice. “Ma non è la sola variante che stiamo tenendo d’occhio”. “Gli studi scientifici che abbiamo in questo momento, condotti tempestivamente anche su NB.1.8.1” dal team dello scienziato cinese “Yunlong Cao, anche grazie al lavoro della comunità” dei cacciatori di varianti, “hanno evidenziato un’altra variante di interesse, un altro ricombinante, XFG. Tutte le varianti che notiamo in questo momento sono ricombinanti. Probabilmente il virus in questa fase non riesce più a ottenere un vantaggio solo con un’evoluzione e gli conviene mischiare parti del genoma per mettere insieme le mutazioni più vantaggiose, un mix di maggiore capacità evasiva e migliore trasmissibilità”.  

Gueli spiega, poi, la storia di una variante indiana. “Questo Paese non sta sequenziando tanto in questo momento, ma noi guardiamo anche le sequenze negli aeroporti americani, i campioni sequenziati da viaggiatori in entrata in America. In alcuni è presente l’indicazione del Paese di provenienza. In circa il 50% delle sequenze provenienti da questo Paese si rileva una nuova variante. Sebbene su poche sequenze sia indicativo fino a un certo punto, è un segno che la prevalenza in India è piuttosto alta. Proprio nello stesso periodo, noi ci accorgiamo anche che ci sono dei report giornalistici proprio dal Paese in questione che segnalano un aumento di casi in un’area precisa. Questa variante sembra piuttosto veloce e sarebbe una terza tipologia di evoluzione, ha nello spike delle mutazioni trovate per la prima volta in Africa, che si sono ricombinate più volte, dando vita a diverse” discendenze. “Il lignaggio indiano – dice Gueli – è stato appena designato XFP”. E il lavoro dei cacciatori di varianti continua.  


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