A Perugia la coalizione di centrodestra mantiene la maggioranza assoluta anche nel voto per le regionali. E questo un buon segnale per il sindaco Andrea Romizi. Anche perché, visto comunque lo scarto tra il risultato alle amministrative e quello del 27 ottobre, a maggio evidentemente ci ha messo molto del suo.
Nel capoluogo la montefalchese Donatella Tesei raccoglie il 52,46% dei voti; la coalizione sfiora il 54%.
Vincenzo Bianconi ottiene invece più della sua coalizione (41,29% contro il 40,74% somma delle quattro liste). Ma sono ancora molto lontani dagli avversari.
Ricci arriva al 4,13%. Rossa Rubicondi vince di un soffio il derby antiproletario con Emiliano Camuzzi, ma nessuno dei due supera la soglia dell’1%. E il Pc (senza “i”) doppia la sfida comunista da prefisso telefonico.
A Perugia ci sono 153 sovranisti “veri”, per dirla con Martina Carletti e 149 persone che aspetteranno, invano di ricevere le mille lire umbre da Antonio Pappalardo. Così come resteranno delusi i 69 perugini che confidavano nell’apertura in città della fabbrica di preservativi promessa da Dr Seduction.
I voti di lista
La Lega a Perugia si conferma primo partito con il 27,92%. Nel centrodestra, doppia cifra per Fratelli d’Italia (13,11%), mentre Forza Italia ottiene il 5,45% in linea con il dato regionale. La lista Tesei Presidente (con molti ex esponenti azzurri) raccoglie il 4,83%. E poi ci sono i 2mila voti degli ex socialisti di Arcudi, che valgono il 2,58%.
A Palazzo dei Priori non serviranno particolari aggiustamenti.
Il Pd si ferma al 24,15%. E il Movimento 5 stelle, qui segnato dalla scissione dell’ex capogruppo Rosetti, crolla al 6,74%. I voti a Fora spingono la lista Bianconi per l’Umbria che sfiora il 6%. Europa verde si ferma appena sotto il 2%. Quanto raccolgono i partiti della sinistra che hanno scelto di restare nella coalizione con il centrosinistra.
I cannoni della Lega
La potenza di fuoco messa in campo da Paola Fioroni ha dato i suoi frutti. E’ lei la più votata in casa Lega nel capoluogo con 1.362 voti. Oltre mille voti raccoglie Valerio Mancini, che da vice presidente uscente del Consiglio regionale ha frequentato molto Perugia in questi quattro anni. Prendono 546 voti a testa Stefano Pastorelli e Pomanti Rossella: il primo entra in Consiglio, la seconda no.
Fratelli (coltelli) d’Italia
Marco Squarta ottiene 2.630 voti nella sua Perugia. Che lo riportano in Consiglio regionale, dove lo aspetta un ruolo di primo piano. In alternativa, c’è sempre Palazzo Donini.
Ancora una delusione per Michela Sciurpa. A dimostrazione che non sempre le armi pesanti fanno vincere la guerra. Ottiene 899 voti a Perugia, ma soprattutto non entra in Consiglio. Eppure, ha dato molto per la causa del partito. Che gliene sarà riconoscente, come non mancano mai di ricordare i vertici.
Fuori dal Consiglio regionale, così come era accaduto per Palazzo dei Priori, il battagliero Sergio De Vincenzi. Che dopo il flirt con la Lega aveva trovato l’amore con Fratelli d’Italia. Si è piazzato al quinto posto con 759 voti, dietro a Ginaluigi Rosi (809) ed Elena Proietti (768). Ma il progetto civico cattolico e di destra intorno a Umbria Next prosegue.
Azzurro (chiaro) Romizi
In casa Forza Italia ci si è affidati all’immagine di Andrea Romizi, portato in processione come la Madonna di Pompei. A dare un aiuto è arrivato anche il presidente Silvio Berlusconi, pur in veste di cioccolatiere pur di non rendere amaro questo voto per il suo partito. La parlamentare Fiammetta Modena era raggiante, domenica notte, mentre si aggirava per Palazzo Cesaroni: per lei che ha sempre visto la Regione da destra, è stato davvero un giorno di liberazione.
Quanto ai voti di lista, vince Edoardo gentili con 662 preferenze. Seguito da Laura Buco, coordinatrice provinciale, che arriva a 420, superando Annalisa Mierla (331). Il capolista Roberto Morroni sfiora quota 300. Sesto posto per Antonio Tracchegiani, che raccoglie 135 voti.
La sfida tra ex assessori
Tanti ex assessori ed amministratori già azzurri nella lista della presidente Tesei. Una sfida a Perugia vinta da Cristiana Casaioli, che raccoglie 863 voti. davanti a Francesco Vignaroli (830). Quasi metà raccolto per un’altra donna che si è seduta in Giunta con Romizi, Maria Teresa Severini: 446 le preferenze, bel lontane da quel 1416 che lei ha portato a Perugia sul cavallo di Braccio.
Assessore, ma con la Giunta Boccali di centrosinistra, lo era stato anche Giuseppe Peppino Lomurno. Che nel centrodestra civico raccoglie 245 voti. Dieci in più di Paola Agabiti, giunta dalla Valnerina per pescare voti utili per entrare a Palazzo Cesaroni.
Arcudi mister mille
Non sfigura, neanche in una competizione dal forte sapore politico, il presidente del Consigli regionale, Nilo Arcudi. Il suo bottino stavolta è di 1.052 voti, la metà di quelli raccolti da Umbria Civica. Tanto doveva alla causa del centrodestra dove ha trovato asilo.
L’ammucchiata dem
Molto attesa era la sfida nel Pd. Verini dal capoluogo aveva mandato ben cinque perugini nell’arena. Scartando, tra gli uscenti, solo Carla Casciari.
Sfida stravinta da Tommaso Bori, che nella sua città ha raccolto 3.250 voti. Che gli hanno spiano la strada verso Palazzo Cesaroni, dove entra da primo degli eletti tra i dem. Una vittoria, col senno di poi, sul velluto per il giovane esponente dem che ha usato “Tutta un’altra storia” come slogan per la sua campagna elettorale, nel segno della discontinuità con il recente passato del suo partito. Anzi, sul cashmere.
Non sono bastati all’ex senatrice Valeria Cardinali i 1.700 dei suoi concittadini per entrare a Palazzo Cesaroni. E neanche la riserva “rosa” che le aveva creato intorno Verini, escludendo la Casciari.
Scaricato dal partito anche Giacomo Leonelli. Che a Perugia ha preso 1.438 voti, meno della metà dell’inviso rivale Bori. E dire che a maggio la Sala dei Notari, al cospetto del segretario Zingaretti, lo aveva salutato come un eroe per il voto espresso in Consiglio regionale sull’affaire Marini.
Non è stata aiutata dal partito neanche Donatella Porzi, presidente uscente dell’Assemblea legislativa umbra. Quattro anni fa prese tanti più voti, sotto la spinta dell’allora potente Bocci. Oggi ha dovuto fare da sé. E quei 734 voti pescati a Perugia l’hanno quasi compensata dei mille che ad Assisi sono andati sulla Fiumi.
Altro bocciano, Sauro Cristofani. Entrato in lista dopo il braccio di ferro estivo con il commissario Verini per impedire che a gestire la campagna elettorale fosse un uomo solo al comando. A Perugia Cristofani ha preso 615 voti. Più di un altro esponente dell’ala cattolica del Pd, l’uscente Marco Vinicio Guasticchi, già assessore perugino e presidente della Provincia, stavolta rimasto fuori dal Palazzo. I 493 voti raccolti a Perugia non lo hanno aiutato.
Le (5) stelle non brillano
Tra i grillini Cristian Brutti ottiene 373 voti nel capoluogo, la consigliera uscente Maria Grazia Carbonari 276 e la corcianese Simonetta Checcobelli 122. Ma il consigliere pentastellato a Palazzo Cesaroni lo porta Terni, con Thomas De Luca, che a Perugia ha ricevuto 65 voti.
Dentro… Fora
Quando è stato per settimane candidato in pectore per il centrosinistra, si diceva che Andrea Fora avesse la benedizione della Curia. Da capolista di Bianconi per l’Umbria ha ottenuto 1.052 voti, buoni comunque per superare l’eugubino Leonardo Nafissi e varcare la soglia di Palazzo Cesaroni. Lo stesso risultato, alla fine, ottenuto da Vincenzo Bianconi che gli ha soffiato il posto di alfiere della coalizione. Ma che notte di passione…
Dietro di lui due donne: Giuliana Astarita (373 voti) e Vittoria Garibaldi (346).
Rossi, verdi e… rosa
Nella candidatura di Fora aveva sperato anche Lorena Pesaresi. L’ex assessore a Palazzo dei Priori ha poi guidato la lista verde. Ottenendo 220 voti.
Nome noto della politica anche in testa alla lista Sinistra civica verde. Con Tiziana Capaldini, che raccoglie 250 preferenze.