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Così cambia la scuola a Spoleto. Via a “Comprensivi” e ad accorpamenti degli istituti sottodimensionati

Jacopo Brugalossi
Cambia la scuola a Spoleto. La Finanziaria dell’agosto 2011 e la successiva Legge di Stabilità hanno indicato nuovi parametri numerici per gli istituti primari e secondari, a cui l’amministrazione comunale, in collaborazione con dirigenti, organi collegiali delle scuole e provincia, si sta adeguando. Nonostante il piano sia triennale, la riorganizzazione è già entrata nel vivo. Esaminiamola nel dettaglio.

Materne, elementari e medie. La strada è quella degli Istituti Comprensivi, che accorpino i tre gradi di istruzione con l’obiettivo di raggiungere il numero minimo di 1000 alunni imposto dalla legge. Se il primo Istituto, composto dalla scuola media Dante Alighieri e dal 3° circolo didattico è già una realtà, l’amministrazione sta lavorando con gli strumenti a disposizione (primo fra tutti il “Tavolo dei Dirigenti”) per formarne altri tre, che andranno a coprire l’intera domanda del territorio comunale. “Quello numerico non è il solo parametro che stiamo seguendo nella riorganizzazione – spiega l’assessore all’istruzione Battistina Vargiu -. Vogliamo che ogni nuovo Istituto Comprensivo rispetti i criteri di contiguità territoriale e di equilibrio tra i vari gradi di istruzione”. In altre parole, plessi scolastici non troppo distanti e capacità di accoglienza tra materna, elementare e media più o meno similari. “La legge non ci impone la formazione di Istituti Comprensivi – prosegue la Vargiu – è una nostra scelta, che però non può prescindere dalla funzionalità didattica del progetto”.

Scuole superiori. La legge di stabilità del novembre scorso ha fissato a 600 il numero minimo di alunni per gli istituti superiori. A Spoleto, solo l’Alberghiero raggiunge questi numeri, poiché grazie al convitto ha un bacino d’utenza non limitato al solo territorio comunale. Pur non dipendendo direttamente dal Comune (le scuole superiori sono di competenza della Provincia), proprio dall’amministrazione è arrivato l’input ad accorpare i due Istituti Tecnici (ITCG “Spagna” e ITIS), e quello professionale (IPSIA); mentre i due Licei, seppur sottodimensionati, continueranno per il momento a “camminare ognuno con le proprie gambe”. “Non essendoci stato un obbligo perentorio da parte della provincia – afferma l’assessore Vargiu – abbiamo ritenuto opportuno operare in questo modo. Certo, da qui a tre anni le cose potranno cambiare”.

I ragazzi prima di tutto. “I numeri contano relativamente. La cosa più importante è che dirigenti e insegnanti continuino a mantenere altissima l’attenzione sui ragazzi”. Il pensiero dell’assessore è rivolto principalmente agli utenti della scuola, per cui nulla cambierà. “Nessuno spostamento di sede è previsto nella riorganizzazione didattica, e non sarà certo la possibilità di avere un nuovo dirigente a stravolgere la carriera scolastica di bambini e ragazzi. Ecco perché al centro di tutto deve esserci il loro percorso di crescita, specialmente in un momento storico così delicato dal punto di vista dell’inserimento nel mondo del lavoro”. Proprio tali problematiche hanno spinto l’amministrazione a chiedere aiuto alla provincia. “Le difficoltà in cui versano le scuole professionali è preoccupante – sostiene la Vargiu -, noi auspichiamo che un tavolo di dialogo con gli organi provinciali possa aiutarci a trovare delle soluzioni”. Una delle ipotesi è quella di una maggior “professionalizzazione” degli studenti del liceo artistico, che potrebbero essere meglio avvicinati ad una vera e propria attività lavorativa artigianale.