Il procuratore Francaviglia ricostruisce la storia di "Galileo": da drone tecnologico a barchetta costanta iniutilmente tanti denari pubblici
La barca degli sprechi, che avrebbe dovuto operare sulle acque del Trasimeno, è il primo tra gli esempi di cattiva gestione del denaro pubblico denunciati da procuratore regionale della Corte dei conti, Rosa Francaviglia.
“Galileo”: da drone a barca degli sprechi
La barca in questione è il drone acquatico di superficie denominato “Galileo” voluto dall’Arpa per il campionamento automatico delle acque del Lago Trasimeno. Un esborso a carico del pubblico erario dell’importo di 201.550,39 euro di 19.385,36 euro per servizi di progettazione – acquisto – custodia ed ammodernamento.
“L’Agenzia – scrive il procuratore – ha sostenuto una spesa non correlata ad alcuna utilità. Infatti, il drone acquatico è stato utilizzato per solo 19 uscite”.
Quindi, l’obiettivo del progetto è stato del tutto omesso: l’esborso finanziario subito dal pubblico erario avrebbe dovuto consentire “missioni periodiche e programmate, raccogliere informazioni ambientali sempre aggiornate permettendo il monitoraggio dei parametri ambientali del lago a fini istituzionali”.
Niente di tutto ciò è stato effettuato: il drone ha svolto solamente alcune uscite, sostanzialmente di prova, senza fornire alcun apporto conoscitivo, tanto meno aggiornato, sui dati delle acque.
Sempre più soldi
“A fronte di un mancato utilizzo dello strumento, nonché di un conclamato fallimento del progetto – rileva ancora Francaviglia – l’Agenzia ha, negli anni, continuato ad aggiungere finanziamenti al progetto senza neanche interrogarsi sulla utilità della spesa”.
Soltanto nel 2019, l’ente ha preso atto che gli importi corrisposti erano privi di giustificazione, proponendo di trasformare il drone in una semplice imbarcazione per due persone, deprivandola di tutta la strumentazione inutilmente acquistata.
Costi triplicati
“Risulta, parimenti, singolare – scrive il procuratore – anche la macroscopica superficialità in sede di programmazione degli stanziamenti necessari al progetto: a fronte di un esborso iniziale stimato in circa euro. 67.000,00 (il “quadro economico-finanziario del progetto” è stato rivisitato nel 2013 in euro 67.421,20), le spese effettivamente sostenute assommano ad oltre euro 200.000,00, così pervenendo a triplicare i costi. E’, inoltre, incomprensibile come il fallimentare progetto sia stato persino oggetto di finanziamento pubblicitario: quasi euro 7.500,00 spesi nel 2014 per divulgare un’iniziativa destinata a non decollare”.
Spese frazionate “ad arte”
Tra l’altro, tutte le spese sono state sostenute con affidamento diretto a privati, sul presupposto del “sottosoglia” comunitaria.
“Si è trattato – scrive il procuratore – di un artificioso frazionamento della spesa, in quanto i costi complessivamente sostenuti dal progetto ben integrano la soglia comunitaria minima che avrebbe imposto il ricorso a procedure comparative. Ne discende anche l’esistenza di danno da lesione alla concorrenza, atteso che una corretta programmazione della spesa e l’affidamento dei lavori mediante procedure comparative avrebbe consentito indubbiamente un risparmio di pubblico denaro”.
Quindi sono stati sottostimati platealmente i costi del progetto; non è stata correttamente valutata l’utilità del drone; non è stata utilizzata l’apparecchiatura; si è continuato a disporre spese sul progetto, ancorché obiettivamente privo di utilità.