di Francesca Benedetti
” Che il 15 maggio sia per gli eugubini un giorno speciale non è certo un fatto nuovo, visto che la festa dei Ceri si ripete con continuità da quasi 850 anni. Chi non vive a Gubbio e ne sente parlare spesso non riesce a vedervi altro che la corsa di Sant'Ubaldo, patrono della città, San Giorgio e Sant'Antonio, reiterarsi anno dopo anno sempre nel medesimo ordine, accompagnata da un'euforia nei cittadini tale da fare impallidire qualsiasi altro tipo di tifoseria campanilistica.
Ma non ci sono mezze misure: è una festa che nel racconto e nella sua definizione perde molta della sua bellezza e della sua forza; si provi ad esporre perplessità e possibili descrizioni a qualsiasi eugubino e questo vi risponderà che la corsa “va vissuta”.
Alle cinque del mattino, i tamburini passano suonando per le vie di Gubbio, per risvegliare la città a quei valori che nei secoli si sono mantenuti immutati, la devozione ai Santi, il rispetto per i ceraioli caduti, il senso di appartenenza a Gubbio.
La forza fisica e di carattere è elemento fondamentale per gli uomini e i ragazzi che alzano i Ceri, fino a tarda sera quando. E di forza ce ne vuole parecchia davvero; i Ceri sono costituiti da tre macchine di legno di circa 3,5m pesanti circa 4 quintali, fissati alle rispettive barelle da una caviglia di metallo su cui vengano poste le tre statue che rappresentanoi Santi.
Quest'anno c'è sicuramente da festeggiare: il fatto che nessuno dei tre “simboli” sia caduto durante la corsa è una grande vittoria. Le frequenti cadute dei Ceri accadono durante i cambi di coloro che li portano, che sono repentini affinché il Cero non rallenti ma proprio per questo anche pericolosi. E altrettanto pericolose possono anche essere le scaramucce tra i ceraioli: in una situazione così carica di emozione, sacralità, tensione, basta una parola per accendere focolai di rissa. I turisti, sempre ben accetti a Gubbio, se ne stanno in disparte per non essere di intralcio e non togliere tempo o spazio ai veri protagonisti della festa, gli eugubini.
Altri elementi di festa sono poi soggettivi: per i Santubaldari è una vittoria riuscire a chiudere il portone “in faccia” ai Sangiorgiari dopo aver introdotto il Cero di Sant'Ubaldo nella Basilica.
Per i Sangiorgiari è una vittoria invece tenersi più vicino possibile ai Santubaldari e riuscire a fare subito anche loro l'ingresso, senza dovere “bussare” fuori del portone in attesa che i Santubaldari lo riaprano.
Ovviamente come tutti gli anni anche stavolta al portone si sono verificati incidenti tra i gialli di Sant'Ubaldo e gli azzurri di San Giorgio.
Poi, una volta riportati i tre Ceri in Basilica, i ceraioli ringraziano il proprio Patrono e tornano a Gubbio con le tre statue dei santi, custodite nella chiesa di S.Francesco della Pace, più nota come “Chiesetta dei Muratori” e festeggiano in allegria il giorno che per loro è il più importante dell'anno consci del fatto che si dovranno attendere altri 365 giorni perché si ripetano la magia e le emozioni della festa.”