Nel 2009 finì in manette l’ex direttore sanitario del carcere di Spoleto e con lui furono emessi numerosi ordini di custodia cautelare nei confronti di alcuni detenuti, mentre alcuni familiari di questi ultimi finirono indagati a piede libero. Ora si è conclusa, almeno in primo grado, la vicenda giudiziaria per tutti, con le sentenze emesse nei giorni scorsi dal collegio penale del Tribunale di Spoleto.
Le accuse – Al centro dell’indagine, aperta all’epoca dalla Procura della Repubblica di Spoleto e che era nata casualmente dalle intercettazioni relative ad un’altra inchiesta, c’era un giro di falsi certificati medici per far ottenere ai carcerati – tutti appartenenti al circuito della “alta sicurezza”, un gradino sotto al “41 bis” – permessi premio ma anche benefici pensionistici e previdenziali. Tutto sarebbe ruotato attorno al dirigente sanitario della struttura detentiva che in cambio si sarebbe fatto consegnare denaro (dai 20 ai 30mila euro a certificato) o oggetti di valore, che gli sarebbero stati recapitati all’esterno del penitenziario dai familiari dei detenuti, per un totale di circa 100mila euro. Per questo l’accusa per tutti era quella di corruzione continuata per atti d’ufficio e contrari ai doveri d’ufficio.
Le prime sentenze – Nel 2010, in sede di udienza preliminare, c’erano stati i primi pronunciamenti: 7 condanne, 1 assoluzione e 15 rinvii a giudizio. L’ex dirigente medico della casa di reclusione, il dottor Silvio Fiorani, era stato condannato in primo grado a 3 anni e 10 mesi, oltre all’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici e per 1 anno dalla professione medica. Oltre a lui erano stati condannati con rito abbreviato in 6: Giuseppe Strangio, condannato a 3 anni; Alessandro Strano, 2 anni; Michele Piarulli, 2 anni; Giovanni Sorrentino, 1 anno e 4 mesi; Francesco Mannarà, 1 anno e 6 mesi; Cosimo Commisso, 8 mesi. Prosciolta dalle accuse, invece, Angela La Rosa. Per altri 15, invece, era stato disposto il rinvio a giudizio.
Il processo collegiale – Davanti al collegio penale del Tribunale di Spoleto, quindi, si è tenuto in questi anni il processo di primo grado a carico degli altri 15 imputati, difesi per lo più da avvocati di altri fori. Processo penale che si è concluso in questi giorni, a 6 anni e mezzo di distanza con 13 condanne e 2 assoluzioni. Queste le sentenze: Santo Salvatore Paviglianiti condannato a 4 anni di reclusione ed alla interdizione dai pubblici uffici per 5 anni; Antonino Paviglianiti 2 anni e 6 mesi; Giuseppe Crea 2 anni 9 mesi; Laezza Mauro, a cui è stata contestata la recidiva, 3 anni e 4 mesi, oltre alla interdizione dai pubblici uffici per 5 anni; Lidia Zuccarello, 1 anno e 8 mesi, con la pena che però è stata sospesa; Annunziata Sterpino 2 anni e 3 mesi; Francesco Sorrentino 3 anni e 4 mesi, con la interdizione dai pubblici uffici per 5 anni; Mario Santoro 3 anni e 4 mesi; Lucia Della Martora, a cui sono state riconosciute le attenuanti, è stata condannata ad 1 anno e 8 mesi, con la sospensione della pena; Vittorio Mango (accusato della continuazione dei reati) 4 anni e 6 mesi e l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni; Giovanni Mauriello 3 anni e 4 mesi e l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni; Alfonso Germoglio 1 anno e 8 mesi, con il riconoscimento delle attenuanti e la sospensione della pena, così come Salvatore Germoglio. Ad essere stati assolti, con la vicenda che per loro si conclude nel migliore dei modi, sono stati invece Gianluca Guglielmino e Domenico Strangio, quest’ultimo difeso dall’avvocato Massimo Sabatini del foro di Spoleto. Le motivazioni della sentenza arriveranno entro 90 giorni.